NOICOMUNISTI |
REDAZIONE NOICOMUNISTI
A cura della
Redazione tratto da:
I Grandi Processi di Mosca
1936-37-38
Precedenti storici
e verbali stenografici
A cura di Giuseppe Averardi RUSCONI 1977
UDIENZA POMERIDIANA DEL 12 MARZO 1938
DICHIARAZIONE FINALE DI BUCHARIN
Un usciere della Corte: Entra la
Corte, alzatevi.
Presidente: Sedete, prego. Imputato Bukarin, avete la
parola per la vostra ultima dichiarazione.
Bukarin: Cittadino Presidente e Cittadini Giudici, sono
perfettamente d’accordo con il Cittadino Procuratore circa l’importanza di
questo processo che ha svelato ì nostri crimini scellerati, i crimini
perpetrati dal "blocco della destra e dei trotzkisti”, del quale sono
stato uno dei leaders e per l’attività del quale rivendico ogni responsabilità.
Questo processo, che è il risultato di una serie di altri processi,
rivela tutti i crimini, i tradimenti, il senso storico e le radici della nostra
lotta contro il partito ed il governo sovietico.
È ormai da più di un anno che sono in prigione. Ignoro, di
conseguenza, quello che accade nel mondo: ma a giudicare dai brandelli di
realtà che mi arrivano quasi per caso, vedo, sento e comprendo che gli
interessi che abbiamo tradito in modo così criminale entrano in una nuova fase
del loro gigantesco sviluppo; che essi appaiono fin da ora sulla scena
internazionale come il più grande, il più potente fattore della fase proletaria
internazionale.
Noialtri imputati siamo dall’altra parte della barricata che ci separa
da voi, Cittadini Giudici. Caduti nelle file maledette della controrivoluzione,
siamo divenuti traditori della patria socialista.
All’inizio di questo processo, alla domanda del Cittadino Presidente
se mi riconoscevo colpevole, ho risposto con una confessione.
Alla domanda del Cittadino Presidente se confermavo le deposizioni
rese, ho risposto che le confermavo interamente e senza riserve. Quando,
all’inizio dell’istruttoria preliminare, fui chiamato
per l’interrogatorio presso il procuratore, che aveva controllato il
complesso dei documenti istruttori, egli riassunse questo complesso come segue
(T. V, f. 114, 1° dicembre 1937):
Domanda: Siete stato membro del centro della
organizzazione controrivoluzionaria di destra? Ho risposto: Sì, lo
riconosco.
Seconda domanda: Riconoscete che il
centro dell’organizzazione antisovietica della quale siete membro ha compiuto
atti controrivoluzionari e si è proposto come scopo di rovesciare con la
violenza la direzione del partito e il governo? Ho risposto: Sì, lo
riconosco.
Terza domanda:Riconoscete che il centro
si è dedicato ad atti di terrorismo, ha organizzato sollevazioni di kulaki e di
guardie bianche contro i membri dell’Ufficio politico, contro la direzione del
partito e il potere sovietico? Ho risposto: È esatto.
Quarta domanda: Vi riconoscete colpevole
di tradimento, concretizzatosi nella preparazione di un complotto avente come
scopo l’organizzazione di un colpo di Stato? Ho risposto: Anche questo è
esatto.
Nel corso del dibattito mi sono riconosciuto e mi riconosco ancora
colpevole dei crimini che ho commesso e che mi sono stati contestati alla fine
dell’istruttoria giudiziaria dal Cittadino Procuratore, sulla base degli atti
in suo possesso. Ho pure dichiarato nell’istruttoria giudiziaria, lo sottolineo
adesso e lo ripeto che politicamente mi riconosco responsabile per il complesso
dei crimini che sono stati commessi dal "blocco della destra e dei
trotzkisti ”.
Merito il castigo più severo e sono d’accordo con il Cittadino Procuratore,
che ha più volte ripetuto che sono alla vigilia della morte.
Nondimeno, mi sento in diritto di smentire alcune accuse che sono
state formulate contro di me:
a) nell’atto d’accusa stampato;
b) nel corso dell’istruttoria dibattimentale;
c) nella requisitoria del Cittadino Procuratore dell’URSS.
Ritengo necessario ricordare che al momento del mio interrogatorio
davanti al Cittadino Procuratore quest’ultimo ha dichiarato, in termini molto
categorici, che come imputato non dovevo assumere su di me più di quanto abbia
realmente commesso, che non dovevo inventare fatti che non sono avvenuti; e
pretese che la sua osservazione venisse inserita nel processo verbale.
Ripeto ancora una volta che mi riconosco colpevole di aver tradito la
patria socialista, che è il crimine più grave di tutti; di aver organizzato le
sollevazioni dei kulaki e di aver preparato atti di terrorismo; di aver
appartenuto a una organizzazione antisovietica clandestina. Mi riconosco poi
colpevole di aver preparato un complotto, una “ rivoluzione di palazzo”. Da
questo deriva, fra l’altro, l’inesattezza di tutti quei passi della
requisitoria pronunciata dal Cittadino Procuratore in cui presenta le cose in
modo tale da far credere che io abbia assunto la posizione di teorico puro, di
filosofo, eccetera. Le cose di cui mi accuso sono eminentemente pratiche. Ho
già detto, e lo ripeto adesso, che sono stato il dirigente e non un gregario
dell’attività controrivoluzionaria.
Da ciò deriva, si capisce, che ho potuto ignorare molte cose concrete
e che le ho effettivamente ignorate; ma ciò non mi libera delle mie
responsabilità.
Mi riconosco responsabile, politicamente e giuridicamente per
l’orientamento disfattista che ha dominato nel “blocco della destra e dei
trotzkisti", ma affermo che:
a) personalmente, non condividevo questa posizione;
b) la frase relativa all’apertura del fronte non era mia; era un’eco del
mio colloquio con Tomskij;
c) se Rikov mi ha sentito per la prima volta pronunciare quella frase,
ciò dipende dal fatto che, lo ripeto, essa era un’eco della mia conversazione
con Tomskij.
Tuttavia mi riconosco responsabile di questo immenso e mostruoso
crimine commesso davanti alla patria socialista e all’intero proletariato
internazionale.
Mi riconosco poi politicamente e giuridicamente responsabile di
sabotaggio, benché non mi ricordi di aver dato, personalmente, ordini di
sabotaggio. Non ne ho parlato. Ne ho parlato positivamente una volta con
Grinko. Per il resto, nelle mie deposizioni ho detto di aver dichiarato a Radek
che consideravo scarsamente utile questo metodo di lotta. Tuttavia il Cittadino
Procuratore mi rappresenta nel ruolo di dirigente del sabotaggio.
Il Cittadino Procuratore ha spiegato nella sua requisitoria che i
membri di una banda di pirati possono saccheggiare in luoghi diversi, e non per
questo sono meno responsabili in solido. È giusto; ma per questo i membri di
una banda dì pirati devono almeno conoscersi tra loro e trovarsi in rapporti
più o meno stretti.
Ora, la requisitoria mi parla per la prima volta di Charangovich; ed
io lo vedo per la prima volta in questo processo. Ho saputo per la prima volta
dell’esistenza di Maksimov; non avevo mai conosciuto Pletnev e Kazakov; non ho
mai parlato di attività controrivoluzionarie con Rakovskij, non ne ho mai
parlato con Rosengoltz; non ne ho mai parlato con Zelenskij; non ho mai parlato
in vita mia con Bulanov, eccetera, eccetera. Del resto, il procuratore stesso
non mi ha chiesto niente su queste persone.
Il "blocco della destra e dei trotzkisti" è prima di tutto
un blocco di esponenti della destra e dì trotzkisti. Come, in linea generale,
ne può far parte Levin, che ha dichiarato qui, davanti alla Corte, di non
sapere neppure oggi che cosa sia un menscevico?
Come possono farne parte Pletnev, Kazakov e gli altri?
Di conseguenza, le persone sedute su questo banco degli imputati non
formano un gruppo: sono, su diversi punti, i compartecipanti di un complotto,
ma non un gruppo nell’accezione rigorosamente giuridica del termine. Tutti gli
imputati sono stati più o meno legati al “ blocco della destra e dei
trotzkisti”; alcuni anche con certi servizi segreti e basta. Ma non c’è alcuna
ragione di ricavarne la conclusione che questo gruppo è il “blocco della destra
e dei trotzkisti".
In secondo luogo, il "blocco della destra e dei trotzkistì”, che
è realmente esistito e che è stato schiacciato dagli organi del Commissariato
del popolo per gli Affari Interni, si era costituito storicamente; è stato una
realtà fino a quando non è stato annientato dagli organi del Commissariato del
popolo per gli Affari Interni. Ha una origine storica. Ho dimostrato che già
nel 1928, in occasione del VI Congresso della Internazionale Comunista che io
allora dirigevo, ne parlai per la prima volta con Kamenev. Come si può
sostenere che il " blocco ” fu organizzato secondo le direttive dei
servizi segreti fascisti? Questo nel 1928! In effetti, in quel periodo ho
rischiato di essere ucciso da un agente della Difensiva polacca; cosa di
cui sono perfettamente informati tutti coloro che erano vicini alla direzione
del partito.
In terzo luogo, nego categoricamente di essere stato in rapporto con
servizi segreti stranieri; nego che questi ultimi siano stati i miei padroni e
che io abbia operato per eseguire la loro volontà. Il Cittadino Procuratore
afferma che, come Rikov, sono stato uno dei maggiori organizzatori dello
spionaggio. Le prove?
Le dichiarazioni di Charangovich, di cui ignoravo persino l’esistenza
prima dell’atto di accusa. Mi è stato presentato un testo dì Charangovìch, che
vorrebbe far credere che io ho formulato il piano
di sabotaggio.
Charangovich: Smettetela dì mentire, almeno una volta nella
vostra vita! Anche questa volta mentire davanti alla Corte.
Presidente: Imputato Charangovich, non lo disturbate.
Charangovich: Non ho potuto trattenermi.
Bukarin: Ivanov. Per quanto riguarda le sue
dichiarazioni, in linea generale, devo dire questo.
Persone che in altri tempi furono legate all’Okrana, dichiarano che
per la paura di essere smascherate hanno deciso di lottare contro il potere dei
soviet; e, di conseguenza, si sono uniti all’organizzazione di destra, a questa
organizzazione clandestina orientata verso il terrorismo. Ma dov’è la logica?
Bella logica quella di persone che, per paura di essere smascherate, entrano in
una organizzazione terroristica nella quale domani possono eventualmente farsi
prendere. È difficile immaginare una cosa del genere; io almeno non arrivo a
immaginarla. Ma il Cittadino Procuratore ci ha creduto, benché tutto questo non
sia affatto convincente.
Khodjaev ha sostenuto che gli ho consigliato di entrare in rapporti
con il residente inglese; e Ikramov afferma che io gli ho detto che il
Turkestan è un boccone prelibato per l’Inghilterra.
In realtà non è affatto così. Ho detto a Khodjaev che era necessario
utilizzare gli antagonismi tra le potenze imperialiste; e ho sostenuto
velatamente l’idea dell’indipendenza del Turkestan. Nessuna parola è stata
pronunciata per quanto riguarda i residenti. Il Cittadino Procuratore ha
chiesto se avevo visto Khodjaev. L’ho visto, effettivamente. È stato a Taskent?
Sì, a Taskent. Avete parlato di politica con lui? Sì. Dunque, avete parlato del
residente. Conclusioni di questo genere sono state fatte più di una volta. E
quando ho protestato contro conclusioni del genere, il Cittadino Procuratore mi
ha accusato di dire il contrario della verità: ha sostenuto che io cercavo dì
ingannarlo, che volevo nascondere la verità, eccetera. In questo, è stato
sostenuto da un certo numero di miei compartecipanti a questo processo. Ma mi
sembra che, in questo caso, la logica autentica sia interamente dalla mia
parte.
Sulla base di questi elementi, il Cittadino Procuratore dichiara che
tutti i rapporti di spionaggio passavano attraverso Rikov e Bukarin. Ora, il
Cittadino Procuratore aveva detto: ogni parola qui ha la sua importanza. Nella
requisitoria il Cittadino Procuratore si riferisce a due giornali giapponesi.
Ma dove è riuscito a trovarein questi articoli che si trattava proprio di me e
dell'organizzazione di destra?
Tuttavia mi riconosco colpevole di aver concepito un piano scellerato
per lo smembramento dell’URSS, poiché Trotzkij aveva preso accordi sul piano
delle concessioni territoriali e io facevo blocco con i trotzkisti. È un fatto
acquisito e lo riconosco. Nego categoricamente di aver avuto mano nell’omicidio
di Kirov, di Menzinskij, di Kujbishev, di Gorkij e di Peskov. Iagoda ha detto
che Kirov è stato assassinato per decisione del “blocco della destra e dei
trotzkisti". Ne ignoro la causa. Ma secondo il Cittadino Procuratore i
fatti reali poggiano su quella che lui chiama la logica.
Egli si chiede se Bukarin e Rikov avrebbero potuto rimanere fuori da
questi assassinii; e risponde che non avrebbero potuto, perché ne erano al
corrente. Ma non rimanere fuori ed essere al corrente è la stessa cosa. È
quella che si chiama, in logica elementare, una tautologia; cioè quando si
prende per già dimostrato quello chedeve essere dimostrato. Come spiegarlo? Ci
si sarebbe potuta fare questa domanda: ma insomma, scellerati che non siete
altro, come spiegate questi fatti? Potete negare che la tale decisione, alla
tale ora, è stata adottata e che Jenukidze e Iagoda ne erano a conoscenza,
oppure lo negate anche voi? Io non posso negarlo, Cittadini Giudici. Ma se non
posso negarlo non posso neppure affermarlo; posso solo fare delle supposizioni.
Dovete tenere conto della natura cospirativa di questa attività. Il
"centro" non teneva riunioni, si parlava quando ne capitava
l’occasione; con simili metodi di cospirazione, di comunicazione e di rapporti,
era una cosa perfettamente possibile.
Maksim Peskov. Iagoda stesso ha dichiarato che questo assassinio lo
riguarda personalmente. Non ho alcun diritto di entrare in questa faccenda.
Questa dichiarazione di Iagoda è corroborata da un fatto così essenziale che
egli chiede di rimandare la questione ad una udienza “a porte chiuse”. Una
prova significativa. Kriuchkov ha detto che ciò era stato fatto per indebolire
il tono vitale di
Maksim Gorkij. E anche uno dei cittadini difensori, se non mi sbaglio,
condivide questa opinione. La cosa si regge poco. Contro una tale
argomentazione sta un fatto del peso della dichiarazione personale di Iagoda,
che conferma quanto ha detto su questo punto a porte chiuse.
Menzinskij. Bulanov ha dichiarato anche qui che c’erano ragioni
personali. Menzinskij era già malato. Non poteva assolutamente nuocere al
“blocco della destra e dei trotzkisti". Questo fatto può essere
considerato verosimile? Mi fermo alle dichiarazioni di Bulanov.
La cosa più penosa e più terribile è la morte di A.M. Gorkij. Che cosa
ho dichiarato in proposito, e in quali circostanze? Mi è stato domandato
(evidentemente era già stato formato un fascicolo su questo caso) se mi
ricordavo di fatti suscettibili di proiettare una luce sull’attività del gruppo
di destra e dei trotzkisti del blocco nei confronti di Gorkij. Ho pensato alla
conversazione da me avuta con Tomskij, della quale ho messo al corrente la
Corte, e sulla quale sono stato interrogato dal Procuratore. Questo incontro si
riconnetteva a quanto segue: Tomskij mi aveva detto casualmente che i
trotzkisti erano contrari allo stalinista Gorkij e fomentavano atti ostili nei
suoi confronti. In quel momento non pensavo affatto che potesse trattarsi di un
atto terroristico, e non ho prestato alcuna attenzione a questa faccenda.
Durante l’interrogatorio mi ricordai di questa conversazione con Tomskij. Alle
insistenze del Cittadino Procuratore, ho risposto sempre che a quell’epoca
l’idea di un qualsiasi atto terroristico non mi aveva neppure sfiorato la
mente. Ora, davanti alla Corte, a una domanda del Cittadino Procuratore, ho
risposto: « Adesso capisco che si trattava proprio di questo >>. Il
Cittadino Procuratore ne ha allora tratto questa conclusione: << Ma che
cos’è questa, se non una confessione velata? >>. Perché una confessione
velata? Quale confessione? Una confessione di questo: che ho appreso nel corso
della istruttoria dibattimentale un certo numero di fatti nuovi che ignoravo.
È possibile quindi considerare retrospettivamente la mia conversazione
con Tomskij su un altro piano. Ritengo che qui la argomentazione del Cittadino
Procuratore non potrebbe essere considerata sufficiente.
1918. Il Cittadino Procuratore ha dichiarato che nel 1924 sono stato
obbligato a fare una confessione a proposito della conversazione tra due
persone a Smolnij. Non sono stato obbligato, non ho subito alcuna pressione:
nessuno, se non fossi stato io stesso, ne aveva mai fatto parola. Se ho reso
pubblica questa storia è stato per dimostrare, in quell’epoca — 1923-1924 —
quanto vi fosse di nocivo nella lotta frazionistica e a quali risultati
portava.
Vorrei quindi mettere da parte questo malinteso.
Il Cittadino Procuratore ha detto che Bukarin non aveva opposto
alcunché alle dichiarazioni dei cinque testimoni che sono sfilati qui davanti a
tutti, davanti ai Cittadini Giudici, in questo processo. Essi hanno affermato
che io avevo avuto l’intenzione, il pensiero, l’idea, che insistevo a
preconizzare l’arresto di Lenin e la sua soppressione fisica; inoltre sono
state affiancate a Lenin altre due eminenti personalità del partito: Stalin e
Sverdlov. Ma è falso che io non abbia opposto alcuna argomentazione. Il
Cittadino Procuratore può considerare errata la mia argomentazione, oppure
debole e poco convincente; ma non può dire che io non ho contrapposto alcuna
argomentazione. Ho svolto qui tutta una serie diconsiderazioni.
La principale testimone è Varvara Nikolajevna Iakovleva. Tutta la
questione relativa alla preparazione di un complotto da parte dei socialisti
rivoluzionari “di sinistra" contro Lenin, Stalin e Sverdlov, del loro
arresto e del loro eventuale assassinio, eccetera.
Varvara Nikolajevna Iakovleva lo fa risalire, nelle sue deposizioni, e
poi durante il confronto e nel corso dell’istruttoria dibattimentale alla Pace
di Brest-Litovsk.
Ho dichiarato durante il confronto e nel corso della istruttoria
preliminare e dell’istruttoria dibattimentale che tutto questo è falso. È falso
che i “comunisti di sinistra" e i trotzkisti abbiano desiderato, prima
della pace di Brest-Litovsk, di realizzare un colpo di Stato violento; ciò è
falso per la semplice ragione che i trotzkisti e le cosiddette “sinistre"
detenevano la maggioranza nel Comitato Centrale; e se al momento decisivo del
voto sul problema della pace di Brest-Litovsk i trotzkisti non avessero
capitolato, trotzkisti e “ sinistre ” avrebbero avuto la maggioranza nel
Comitato Centrale. Come si può allora supporre che in quella situazione essi
volessero ricorrere a metodi di cospirazione, se hanno capitolato?
Quelli che hanno vissuto quel periodo sanno perfettamente che i
"comunisti di sinistra" erano, prima della pace di Brest-Litovsk, in
uno stato d’animo tale, che speravano di conquistare la maggioranza al
Congresso ordinario del partito. Come potevano progettare, in quelle
condizioni, ciò di cui parla oggi la testimone Varvara Nikolajevna Iakovleva?
Ho citato ancora un altro esempio. Varvara Nikolajevna ha affermato
che l’Ufficio regionale di Mosca era il centro della nostra frazione di
“comunisti di sinistra”. Mi sono permesso allora di citare i nomi di
numerosi onorevoli membri del partito: facendo questo, volevo soltanto
inficiare le argomentazioni di Varvara Nikolajevna lakovleva. Un certo numero
di nomi in vista — Kujbishev, Emelian Iaroslavskij e
altri erano allora compresi tra i " comunisti di sinistra”, appartenevano
al mio gruppo " di sinistra". Queste persone, per il ruolo che
ricoprivano, erano molto al di sopra di Mantsev, di
Stukov e di tutti gli altri; erano più attivi delle persone che ho ora
nominato, per il loro temperamento politico e per tutta la loro attività
politica. Per questo il gruppo centrale, a Leningrado, comprendeva appunto le
persone in questione. Vi chiedo allora: come era possibile il piano di
insurrezione, se queste persone occupavano un posto dominante nel gruppo
centrale? Ciò è inconcepibile, impossibile. La principale testimone a carico,
Varvara Nikolajevna lakovleva, confonde questo periodo con un periodo
assolutamente diverso, dopo la pace di Brest-Litovsk, il periodo di Mosca.
Mi scuso infinitamente con voi, Cittadini Giudici, se richiamo la
vostra attenzione su questo punto; ma poiché quel periodo è estremamente penoso
e di eccezionale interesse, e data la grande attenzione che gli è stata
riservata in questa udienza, mi sono permesso di ripetere a questo proposito
ciò che avevo già detto. Tuttavia il Cittadino Procuratore ha sostenuto che non
avevo detto niente, su questo argomento, per giustificarmi.
Non mi soffermerò su altri punti, perché non voglio abusare del vostro
tempo. Riconosco di aver avuto un incontro con Kareljn e Kamkov e che
l’iniziativa di questo incontro, concernente l’arresto dì Lenin per
ventiquattrore e il blocco ulteriore con i socialisti rivoluzionari “di
sinistra", proveniva da questi ultimi. Ma la risposta in questo primo
incontro fu negativa, e anche in forma brutale. Circa gli incontri che ebbero
luogo più tardi tramite Pyatakov con i socialisti rivoluzionari “di sinistra”,
li possiamo considerare come li ha definiti, se non sbaglio, il Cittadino
Procuratore, cioè come un tentativo di rovesciare il potere sovietico con la
violenza: lo riconosco, questo fatto è avvenuto.
Nego categoricamente di aver premeditato la soppressione fisica; e su
questo punto la logica di cui ha parlato il Cittadino Procuratore non può avere
alcuna presa, se egli pretende che l’arresto operato con la forza equivalga a
soppressione fisica. L’Assemblea Costituente è stata arrestata; e tuttavia
nessuno ha sofferto fisicamente. La frazione dei socialisti rivoluzionari “di
sinistra” è stata arrestata; e tuttavia nessuno ha dovuto soffrire fisicamente.
I socialisti rivoluzionari “di sinistra " hanno arrestato
Zerzinskij; e tuttavia nessuno ha sofferto fisicamente. Sostengo quindi — cosa
che è stata omessa nella requisitoria del procuratore — che in queste
conversazioni criminali e scellerate era stato detto specificamente che nessuno
avrebbe torto un capello alle persone in questione. Ognuno può pensare quello
che crede, ma la verità è proprio questa. Questo periodo che è seguito a
Brest-Litovsk ha avuto allora un rilievo insignificante, perché poco tempo dopo
i socialisti rivoluzionari “ di sinistra ” hanno scatenato la loro azione. Ho
avuto l’occasione di procedere all’arresto della frazione socialista
rivoluzionaria " di sinistra ", io stesso ho preso parte a questa
operazione: ho diretto l’arresto della frazione dei socialisti rivoluzionari
" di sinistra" e ai socialisti rivoluzionari “di sinistra” non è
accaduto nulla.
Sono andato all’estero, per dedicarmi all’azione
rivoluzionaria, e quindi sono rientrato; poi, lo ripeto, sono stato ferito da
una bomba lanciata dai socialisti rivoluzionari “ di sinistra”. Non nego che
questa bomba non era diretta contro di me personalmente, come ha detto il
testimonio Mantsev; ma che nessuno ignorava che dovevo fare una relazione alla
sede del Comitato di Mosca.
E per quell’occasione fu organizzato l’attentato nel corso del quale
fui leggermente ferito. Numerose persone che allora militavano nel partito vi
trovarono la morte. Questo attentato fu opera, come sappiamo, del blocco dei
socialisti rivoluzionari “di sinistra” con alla testa Cherepanov e sua moglie
Tamara, nonché degli anarchici clandestini.
Ho nominato Mantsev perché il "comunista di sinistra” Mantsev ha
arrestato Cherepanov. Ed è falso che Bela Kun abbia incoraggiato i socialisti
rivoluzionari “ di sinistra ".
Desidero dire che vi fu un momento in cui il complotto criminale dei
“comunisti di sinistra” e dei socialisti rivoluzionari “di sinistra" si
sgretolò rapidamente, una volta scatenata l’azione, al cui schiacciamento
avevano preso parte attiva numerosi “comunisti di sinistra".
A sostegno della sua requisitoria, il procuratore ha richiamato tutta
una serie di elementi che dovevano dare una base alla triste attività della mia
vita. Vi sono numerosi errori da rilevare. Anzitutto, non sono mai stato un
otsovista, come ha affermato il procuratore. Il procuratore mi imputa come
crimine di aver collaborato alla rivista << Novy Mir >>, che
redigevo con Trotzkij, e di aver fatto blocco con Trotzkij. Respingo questa
accusa. Il procuratore mi rimprovera di essere stato contro Stalin nel 1924.
Non ricordo questa circostanza.
Termino le mie obiezioni contro alcune accuse che il procuratore ha
formulato contro di me nel corso di questo dibattimento, e torno ai crimini di
cui sono realmente autore. Li ho già enumerati a due riprese. La gravità di
questi crimini è enorme. Mi sembra inutile ripeterli, perché è comunque
evidente quanto i miei crimini siano gravi.
Vorrei soltanto dire che più di una volta la parte trotzkista ha agito
separatamente; ed è possibile che anche altri membri del “blocco", come
Iagoda, abbiano agito separatamente. Del resto Iagoda, secondo la testimonianza
di Bulanov, considerava me e Rikov come suoi segretari; e qui mi ha dato del
chiacchierone che organizzava sollevazioni imbecilli, a proposito della
preparazione del colpo di Stato. Ma dato che sono legato al "blocco della
destra e dei trotzkisti" è assolutamente naturale che, dal punto di vista
politico, io ne porti tutta la responsabilità. La gravità estrema dei miei
crimini è evidente, la responsabilità politica è immensa, la responsabilità
giuridica è tale da giustificare qualsiasi verdetto, per quanto possa essere
severo. Un verdetto rigoroso sarà giusto, perché per cose simili si può far
fucilare un uomo dieci volte. Lo ammetto in termini assolutamente categorici e
senza alcuna esitazione.
Desidero esporre brevemente i fatti della mia attività criminale e
dire quanto mi pento di tutti questi delitti.
Ho già indicato, nella mia deposizione principale nel corso
dell’istruttoria dibattimentale, che non è la logica pura della lotta che ha
spinto noi, cospiratori controrivoluzionari, in questa fetida palude
dell’azione clandestina, che si è rivelata completamente in questo processo. La
logica pura della lotta si è accompagnata a una degenerazione delle idee, a una
degenerazione psicologica, alla nostra propria degenerazione, alla
degenerazione degli uomini.
La storia conosce di queste degenerazioni: basta nominare Briand,
Mussolini, eccetera. Questa degenerazione si è prodotta anche per noi e ci ha
portati in un campo molto vicino, per le sue posizioni ed il suo carattere
particolare, al fascismo pretoriano kulaki.
Poiché questo processo di degenerazione si è svolto molto rapidamente
e senza discontinuità nelle condizioni della lotta di classi in sviluppo,
questa stessa lotta, la sua rapidità, la sua esistenza costituirono uno stimolo
e un catalizzatore per questo processo, determinandone l’accelerazione.
Tuttavia questo processo di degenerazione degli uomini - me compreso — non si è
svolto in un quadro identico a quello del processo di degenerazione di
militanti operai internazionali dell’Europa occidentale. Si è svolto nel quadro
di una prodigiosa edificazione socialista, con le sue vaste proporzioni, i suoi
compiti, le sue vittorie, le sue difficoltà, il suo eroismo...
A questa stregua mi sembra verosimile che ognuno di noi che stiamo
seduti a questo banco degli imputati, avesse una sorta di sdoppiamento della
coscienza, una fede incompleta nel suo compito controrivoluzionario. Non dirò
che questa coscienza non c’era, ma era incompleta. Di qui questa specie di
semiparalisi della volontà, questo rallentamento dei riflessi. Mi sembra che
noi siamo persone i cui riflessi sono un po’ rallentati. Ciò non deriva
dall’assenza di idee conseguenti, ma dalla grandezza obiettiva
dell’edificazione socialista. La contraddizione tra l’accelerazione della
nostra degenerazione e questo rallentamento dei riflessi traduce la situazione
del controrivoluzionario che matura nel quadro del progresso dell’edificazione
socialista. Si è creata quindi una doppia psicologia. Ciascuno di noi può
constatarlo nel suo foro interiore; ma non voglio dedicarmi in questa sede a
profonde analisi psicologiche.
Talvolta mi entusiasmavo io stesso, glorificando nei miei scritti
l’edificazione socialista; ma già il giorno seguente dimostravo di averci
ripensato, con le mie azioni criminali. Si è formata quindi quella che nella
filosofia di Hegel si chiama una coscienza infelice.
Questa coscienza infelice differiva da quella ordinari perché era, al
tempo stesso, una coscienza criminale. Ciò che fa la potenza dello Stato
proletario non è soltanto il fatto che esso schiaccia le bande
controrivoluzionario, ma anche il fatto che esso disgrega all’interno i suoi
nemici, disorganizzando la loro volontà: cosa che non esiste in nessun’altra
parte e non potrebbe esistere in alcun Paese capitalista.
Mi sembra che quando cominciano a manifestarsi esitazioni e
tentennamenti da parte di alcuni intellettuali occidentali e americani sui
progressi che si sono avuti nell’URSS, ciò deriva dal fatto che queste persone
non comprendono una differenza fondamen-tale: nel nostro Paese l’avversario, il
nemico, possiede al tempo stesso questa doppia coscienza, questa coscienza
sdoppiata. Mi sembra che sia necessario comprendere questo prima di ogni altra
cosa...
Se mi permetto di soffermarmi su questi problemi è perché all’estero
avevo ottime relazioni tra questi intellettuali qualificati, in particolare tra
gli scienziati. E devo spiegare loro quello che ogni "pioniere ” da noi
nell’URSS già sa.
Spesso il pentimento viene spiegato come causato da un mucchio di cose
assolutamente assurde, come la polvere del Tibet, eccetera. Per quanto mi
riguarda, posso dire che nella prigione dove sono rimasto per circa un anno ho
lavorato, sono stato occupato, ho conservato piena lucidità dì spirito. Ecco
una pratica smentita a tutte le frottole, a tutti gli assurdi pettegolezzi
controrivoluzionari.
Si parla di ipnosi. Ma in questo processo ho assunto la mia difesa
giudiziaria, mi sono orientato sul campo, ho polemizzato con il procuratore. E
chiunque, anche non particolarmente esperto nelle diverse branche della
medicina, dovrà riconoscere che non ci può essere stata ipnosi.
I pentimenti vengono anche spiegati con uno stato d’animo alla
Dostoevskij, con le qualità specifiche dell’animo ("l’animo slavo "
). Questo è vero, per esempio, per personaggi come Alioscia Karamazov, per i
personaggi di romanzi come L’idiota, per altre figure di Dostoevskij, che sono
pronti a gridare sulla pubblica piazza: « Picchiatemi, ortodossi, sono uno
scellerato>>. Ma non è questa la questione. Nel nostro Paese,
"l’animo slavo" e la psicologia degli eroi di Dostoevskij sono cose
finite ormai da tempo; appartengono al passato remoto. Questi tipi non esistono
più da noi, salvo che nei cortili delle case di provincia, forse. Al contrario,
questa psicologia sopravvive nell’Europa occidentale.
Adesso voglio parlare di me, delle cause che mi hanno portato al
pentimento. Certo, bisogna dire che le prove della mia colpevolezza rivestono
anch’esse un ruolo importante. Per tre mesi mi sono confinato nei dinieghi. Poi
ho cominciato a confessare. Perché? Perché in prigione ho passato in rivista
tutto il mio passato.
Poiché quando uno si chiede: << Se muori, in nome di che cosa
morirai? », è allora che appare all’improvviso, con assoluta chiarezza, una
nera voragine. Non c’era nulla in nome di che potessi morire, se volevo morire
senza confessare i miei torti. Al contrario, tutti i fatti positivi che
splendono nell’Unione Sovietica prendono proporzioni differenti nella coscienza
dell’uomo. Ed è ciò che, in fin dei conti, mi ha definitivamente convinto alla
resa: ciò che mi ha spinto ad inginocchiarmi davanti al partito e davanti al
Paese.
E quando uno si chiede: « Ebbene, sai! Tu non morirai. Se per
un miracolo qualsiasi tu continuerai a vivere, quale sarà il tuo scopo? Isolato
da tutti, nemico del popolo, in una situazione che non ha niente di umano,
totalmente staccato da tutto ciò che costituisce l’essenza della vita...
>>. E subito ricevo la stessa risposta a questa domanda. In quei momenti,
Cittadini Giudici, tutto ciò che vi è di personale, ogni rancore personale, i
residui dell’irritazione, dell’amor proprio e di molte altre cose, tutto cade,
tutto viene meno, tutto sparisce.
E quando giungono al tuo orecchio gli echi di una vasta lotta, tutto
questo esercita la sua azione; e si finisce per trovarsi in presenza di una
vittoria morale interna completa dell’URSS sui suoi avversari ridotti in
ginocchio. Il caso mi ha messo tra le mani un libro della biblioteca della
prigione, quello di Feuchtwanger, in cui si parla dei processi dei trotzkisti;
mi ha fatto una grande impressione. Ma devo dire che Feuchtwanger non è andato
al fondo, si è fermato a mezza strada. Non tutto è chiaro per lui, anche quando
tutto è chiaro nella realtà. La storia mondiale è un tribunale universale. I
gruppi dei leader del trotzkismo hanno fallito e sono finiti nella fossa. È
giusto. Ma non è possibile procedere come fa Feuchtwanger, in particolare per
quanto riguarda Trotzkij, quando lo pone sullo stesso piano di Stalin. Questi
sviluppi sono assolutamente errati, poiché qui in realtà tutto il Paese è con
Stalin. Egli è la speranza del mondo, il creatore. Napoleone disse un giorno:
<< Il destino è la politica ». Il destino di Trotzkij è la politica
controrivoluzionaria.
Sto per terminare. Forse parlo per l’ultima volta nella mia vita.
Voglio spiegare come sono giunto a riconoscere la necessità di capitolare
davanti al potere giudiziario e davanti a voi, Cittadini Giudici. Noi abbiamo
levato il braccio contro la gioia della vita nuova, con i metodi di lotta più
criminali. Respingo l’accusa di aver attentato alla vita di Vladimir Ilijch, ma
io e i miei complici nella controrivoluzione abbiamo cercato di uccidere
l’opera di Lenin, continuata da Stalin con un successo prodigioso. La logica di
questa lotta, pur contornandosi di idee, ci faceva scendere, un gradino dopo
l’altro, nel baratro più nero.
È stato così dimostrato ancora una volta che l’abbandono della
posizione del bolscevismo segna il passaggio al banditismo politico
controrivoluzionario. Oggi il banditismo controrivoluzionario è schiacciato:
siamo stati battuti, ci siamo pentiti dei nostri crimini orribili. Certo, non
si tratta di pentimento, né si tratta del mio pentimento personale. La Corte
può rendere il suo verdetto anche senza di questo. Le confessioni degli
imputati non sono obbligatorie. La confessione degli imputati è un principio
giuridico medioevale. Ma vi è una disfatta interna delle forze della
controrivoluzione; ed è necessario essere Trotzkii per non disarmare. Il mio
dovere è dimostrare qui che nel parallelogramma delle forze che hanno formato
la tattica controrivoluzionaria, Trotzkij è stato il motore principale del
movimento. Le posizioni più violente — il terrorismo, lo spionaggio, lo
smembramento dell’URSS, il sabotaggio — provenivano anzitutto da quella fonte.
A priori posso affermare che Trotzkij e gli altri miei alleati in
questi crimini, nonché la Seconda Internazionale (tanto più che ne ho parlato
con Nikolaevskìj), cercheranno di difenderci e di difendere soprattutto me.
Respingo questa difesa, poiché sono in ginocchio davanti al Paese, davanti al
partito, davanti a tutto il popolo. La mostruosità dei miei crimini non ha
limiti, soprattutto in questa nuova fase della lotta dell’URSS.
Che questo processo possa essere l’ultima dolorosa lezione; che tutto
il mondo constati la potenza formidabile dell’URSS, constati che la tesi
controrivoluzionaria della ristrettezza nazionale dell’URSS resta sospesa
nell’aria come un miserabile cencio. Tutti possono vedere la saggia direzione
che Stalin assicura al Paese.
Con questo sentimento attendo il verdetto. Non si tratta delle
tribolazioni personali di un nemico pentito, ma della maturazione dell’URSS,
della sua importanza internazionale.
Questa confessione costituì la principale fonte di ispirazione per l'opera letteraria "Il buio a mezzogiorno" dello scrittore anticomunista ungherese, Arthur Koestler dove si racconta di un alto esponente del Partito, tale Nicola Salmanovič Rubasciov, che arrestato e accusato di attività controrivoluzionaria, sottoposto a torture fisiche e psicologiche, viene costretto a confessare crimini mai commessi, avendo come unica via d'uscita la morte.
RispondiEliminaPeccato che tutto questo sia completamente FALSO!
Nel caso di Bucharin tutte le accuse contro di lui sono sorrette da prove schiaccianti, tant'è che la commissione incaricata da Gorbachev di riabilitarlo e provare che il processo contro Bucharin sia stato una montatura del malvagio Stalin per eliminare un pericoloso oppositore, dopo aver esaminato tutto il materiale istruttorio giunse alla conclusione che TUTTE LE PROVE andavano nella direzione opposta: Bucharin era colpevole!
Inoltre, nel 1971, nell'indifferenza generale degli studiosi, uscì in Svizzera questo libro:" Mémoirs de Jules Humbert-Droz. De Lénine à Staline. Dix ans au service de l’internationale communiste 1921-1931. Neufchâtel: A la Baconnière, 1971
Jules Humbert-Droz fu un noto esponente del Partito Comunista Svizzero, stretto amico di Bucharin e accanito antistalinista, vediamo cosa dice a pag. 379-80:" Nous eûmes une longue et franche conversation. Il me mit au courant des contacts pris par son groupe avec la fraction Zinoviev-Kamenev pour coordonner la lute contre le pouvoir de Staline. Je ne lui cachai pas que je n’approuvrais pas cette liaison des oppositions: «La lute contre Staline n’est pas un programme politique. Nous avons combattu avec raison le programme des troskystes sur des problems essentiels, le danger des koulaks en Russie, la lute contre le front unique avec les social démocrates, les problems chinois, la perspective révolutionnaire très courte, etc. Au lendemain d’une victoire commune contre Staline, ces problems politiques nous diviseront. Ce bloc est un bloc sans principles, qui s’effritera meme avant d’aboutir.»
Boukharine me dit aussi qu’ils avaient decide d’utiliser la terreur individuelle pour se débarrasser de Staline. Sur ce point aussi je fis d’expresses reserves: l’introduction de la terreur
individuelle dans les lutes politiques nées de la Révolution russe risquait fort de se tourner contre ceux qui l’emploieraient. Elle n’a jamais été une arme révolutionnaire. «Mon opinion est que nous
devons continuer la lute idéologique et politique contre Staline. Sa ligne conduira, dans un avenir proche, à une catastrophe qui ouvrira les yeux des communists et aboutira à un changement
d’orientation. Le fascism menace l’Allemagne et notre parti de phraseurs sera incapable de lui resister. Devant la debacle du Parti communiste allemande et l’extension du fascism à la Pologne,
à la France, l’Internationale devra change de politque. Ce moment-là sera notre heure. Il faut donc rester disciplines, appliquer les decisions sectaires après les avoir combtatues et s’opposer aux fautes et aux measures gauchistes, mais continue la lute sur le terrain strictement politique."
La frase chiave è questa:" Boukharine me dit aussi qu’ils avaient decide d’utiliser la terreur individuelle pour se débarrasser de Staline" vale a dire: " BUCHARIN MI HA ANCHE DETTO CHE ESSI AVEVANO DECISO DI UTILIZZARE IL TERRORE INDIVIDUALE PER SBARAZZARSI DI STALIN".
Questo nel 1929, 9 anni prima del processo del 1938.
Bucharin nel 1929, mentre faceva una delle sue solite autocritiche , si accordava già con gli oppositori di destra, con i trotskisti per compiere atti di " terrorismo individuale" che significa assassinio politico...