domenica 31 luglio 2016

FALSI OCCIDENTALI DURI A MORIRE/1: IL MITO OCCIDENTALE DELL’ARRETRATEZZA TECNOLOGICA SOVIETICA, COME L’URSS SVILUPPO’ LA SCIENZA INFORMATICA


REDAZIONE NOICOMUNISTI




MITO: i kumunisti russi non sono mai stati capaci di fare i computer

REALTA': i kumunisti russi, ad esempio, costruirono i primi personal computer (molto performanti) quando Steve Jobs e Bill Gates si dedicavano ancora a intense sedute di onanismo.

Un gran lavoro del compagno Luca Baldelli, il primo di una serie, dove, demolendo questo mito, ci illustra, per la prima volta in italiano, la situazione degli studi e delle realizzazioni dei compagni sovietici nel campo dell'informatica. E non poteva essere che così, dato l'estremo progresso della matematica sovietica come dimostrato dai saggi del compagno Davide Spagnoli ospitati in queste pagine.


mercoledì 27 luglio 2016

Che diavolo sta succedendo tra Russia e Turchia?

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Ian Greenhalgh


TRADUZIONE DI GUIDO FONTANA ROS

Tutti sono sicuri che si stia negoziando un accordo segreto ma nessuno sa di quale tipo.


La domanda da un milione di dollari in questo momento nei circoli dell'intelligence è: cosa sta succedendo esattamente tra Russia e Turchia? Analisti e funzionari di tutto il Medio Oriente, Europa e America stanno speculando negli ultimi mesi che ci deve essere in atto un accordo segreto che rimane sconosciuto per tutti. Tutto rimane come speculazione, anche se a volte, ci sono cose che proprio non sappiamo.

Alcuni punti da considerare:

  • Attualmente Erdogan sta inveendo  a testa bassa su quanto malvagi siano gli Stati Uniti, accusando l'amministrazione Obama di avere avuto una piena conoscenza anticipata dell'improvviso putsch contro di lui senza che gli dessero alcun preavviso. Nello stesso tempo la Turchia si profonde sempre di più in lodi per Putin e la Russia, a quanto pare perché hanno messo in guardia Erdogan circa il golpe, arrivando ad accreditare la Russia del salvataggio del regime di Erdogan.
  • La Turchia nel novembre 2015 ha abbattuto un Su-24 russo nello spazio aereo siriano e i due paesi sembravano essere sull'orlo di una guerra. Oggi, però, tutto è cambiato; Erdogan non solo ha chiesto scusa per l'abbatimento, ma ha offerto una ricco risarcimento alle famiglie dei piloti morti (assassinati a terra dal MIT turco dietro ordine di Erdogan). Erdogan si è  anche spinto fino ad arrestare i piloti turchi coinvolti e incredibilmente, ora questi ultimi sostengono di aver agito di propria iniziativa, piuttosto che su ordine del governo di Erdogan.
  • I progetti di infrastrutture su larga scala in Turchia che dipendevano dagli aiuti russi, che erano stati annullati a seguito del deterioramento delle relazioni russo-turchi, sono di nuovo centro di colloqui nella speranza di riavviarne i lavori al più presto. Il gasdotto Turkish Stream e il reattore nucleare di Akkuyu ne sono i due esempi più notevoli.
Allora, perché questo cambiamento nei rapporti russo-turchi? Perché Erdogan è passato da lanciare insulti e minacce a baciare Putin in ogni occasione possibile?

Noi non sappiamo proprio niente, ma siamo sicuri che la risposta sarà molto inquietante e avrà grandi implicazioni a livello mondiale.


FARS


Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha espresso gratitudine lunedi scorso al presidente russo per il "sostegno incondizionato" offerto ad Ankara durante il golpe fallito.

La TASS ha riferito che Cavusoglu ha affermato: 
"La Russia ci ha offerto il suo appoggio incondizionato. Prima di tutto, vorrei ringraziare il signor Putin e gli altri menbri del governo russo".

Durante la sua dichiarazione trasmessa dal canale televisivo Haberturk, Cavusoglu ha detto che potrà tenersi un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel mese di agosto, prima del vertice del G20.


Il ministro degli esteri turco ha detto:

"Questo incontro si concentrerà sulla rimozione delle barriere economiche e su altri provvedimenti per ripristinare le relazioni bilaterali".

Nella notte del 16 luglio, un gruppo di ribelli ha effettuato in Turchia un tentativo di golpe presto abortito. Il confronto principale ha avuto luogo ad Ankara e Istanbul. I leader del paese in seguito hanno annunciato che il tentativo di golpe era stato sventato. Secondo gli ultimi rapporti, 246 persone, esclusi i congiurati, sono morte e 2.185 sono rimaste ferite negli scontri.

Molti esperti ritengono che osservazioni del ministro degli Esteri turco sul "sostegno incondizionato" della Russia potrebbero riguardare dei rapporti informativi di Mosca, più di dieci giorni fa, al governo di Ankara di un imminente colpo di stato ore prima che accadesse.

I media arabi citano diplomatici di Ankara che hanno rivelato che il Presidente della Turchia Erdogan è stato allertato dalla Russia circa l'imminente golpe dell'esercito esercito poche ore prima che scattasse il venerdì, mentre i media occidentale hanno detto che Erdogan ha chiesto ai suoi sostenitori di scendere in strada dopo l'avviso ricevuto da Teheran.

Diversi media arabi, tra cui Rai Alyoum, citando fonti diplomatiche di Ankara hanno affermato che l'organizzazione di intelligence nazionale della Turchia, conosciuta come MIT, abbia ricevuto informative dall'omologa russa, che la metteva in guardia contro l'imminente golpe nello stato musulmano.

Alcuni diplomatici anonimi hanno detto che l'esercito russo aveva intercettato nella regione lo scambio altamente riservato dei messaggi radio in codice dell'esercito che mostravano la preparazione del putsch contro l'amministrazione di Ankara.

Gli scambi di messaggi includevano la notizia  dell'invio di elicotteri dell'esercito al resort del presidente Erdogan per arrestarlo o ucciderlo.

domenica 24 luglio 2016

Il sultano delle giravolte (di emergenza)

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Di Pepe Escobar





Traduzione di Guido Fontana Ros

In mezzo a una sorprendente, implacabile, purga di ampio respiro che non mostra segni di cedimento, con 60.000 funzionari pubblici, accademici, giudici, procuratori, agenti di polizia, soldati che sono stati incarcerati, licenziati, sospesi o privati dell'accreditamento professionale, è relativamente assodato che da subito il governo turco era perfettamente a conoscenza dell'imminenza di un colpo di stato militare per il 15 luglio; le informazioni son potute provenire dai servizi segreti russi, anche se né Mosca né Ankara riveleranno mai alcun dettaglio. Così, una volta per tutte, questo non è stato un false flag.



Un analista di intelligence, ai massimi livelli e laico, del Medio Oriente e con un posto in prima fila su Istanbul ha chiarito il contesto politico interno del colpo di stato ben prima della, ampiamente prevista, proclamazione dello stato di emergenza (se la Francia può farlo, perché non la Turchia?):

"Sapevano da cinque a sei ore prima che un colpo di stato era in preparazione e lo hanno lasciato andare avanti, sapendo, come poi è successo, che sarebbe fallito ... Questa vicenda ha proiettato Erdogan allo stato di semi-divinità fra i suoi sostenitori. E' chiaro che questa è la via con cui egli otterrà ciò che vuole: un fortissimo presidenzialismo e la rimozione del principio della laicità dalla costituzione. Questo pone le basi per l'introduzione di aspetti della sharia. Ha provato a fare questo nei primi anni del governo dell'AKP con l'introduzione della Zina, una disposizione strettamente islamica, che avrebbe criminalizzato l'adulterio e potrebbe aver aperto la porta alla criminalizzazione delle altre relazioni sessuali islamicamente illecite perché la Zina riguarda in generale proprio queste e non solo l'adulterio. Ma quando l'UE obiettò fece marcia indietro".
La fonte informativa aggiunge:

"nelle settimane precedenti a questi fatti Erdogan si era mantenuto insolitamente sottotono. In questo stesso periodo, il primo ministro era stato sostituito e quello nuovo aveva annunciato un completo ribaltamento della politica estera, compresa la reinstaurazione di rapporti con la Siria. E' stato Erdogan stesso a raggiungere la conclusione che la politica nei confronti della Siria era insostenibile oppure è stato costretto dai maggiorenti del partito, a causa dello scenario del danno enorme che ha provocato al paese in vari modi, a lasciar perdere la Siria? Se sono state fatte pressioni su di lui, il fallito colpo di stato gli dà l'opportunità di riaffermare la propria autorità sui vertici dell'AKP. Certamente questo golpe è accaduto nel momento più conveniente".
Lo storico turco Cam Erimtan aggiunge altri elementi al contesto, spiegando come:

"all'inizio del mese prossimo, è stabilita la convocazione dell'Alto Consiglio Alto militare Turchia (o YAS, nell'acronimo turco) e si prevede che un gran numero di ufficiali risulterà ridondante. Lo Stato turco è impegnato in una operazione di pulizia, che eliminerà tutti gli avversari del governo a conduzione AKP. Questo colpo di stato-che-non-era-un colpo di stato offre molte cartucce per uno sfoltimento completo dei ranghi ... anche se il presidente ha puntato il dito attraverso l'Atlantico alla figura indistinta di Fethullah Gülen e alla sua presunta organizzazione terroristica FETO (Fettullahçı Teror Örgütü, o Fethullahist Terror Organization), insinuando che i golpisti sono parte integrante di questa organizzazione ombra, parecchio sfuggente e addirittura inesistente".
Il risultato finale non sarà gradevole:

"Ora ci si riferisce ad Erdogan come al comandante in capo della Turchia, il che indicherebbe, tra le altre cose, che egli considera il tentato colpo di stato come un attacco personale alla sua figura. Qualunque avrebbero potuto essere le motivazioni dei golpisti, il risultato finale delle loro azioni sarà un'accettazione ancora più sincera ed entusiasta della politica di Erdogan di "Sunnificazione" ed eventualmente uno smantellamento piuttosto rapido dello stato nazionale che è la Turchia, per essere sostituito da una "Federazione asiatica di etnie musulmane", forse legate revivale del Califfato rivivere, insieme a un possibile ritorno della Sharia in Turchia".

E'come se Erdogan fosse stato benedetto da un effetto "Padrino al contrario". Nel capolavoro di Coppola, Michael Corleone dice: "Proprio quando pensi che sei fuori, ti tirano di nuovo dentro". Nel caso del Padrino di Erdogan, proprio quando pensava di essere irrimediabilmente intrappolato, "Dio", come ha ammesso , lo ha tirato fuori. Parliamo del sultano delle giravolte.

Leoni contro falchi

Mentre Erdogan consolida la sua ferrea presa interna, una connessione precedentemente blindata , quella NATO/Turchia, si dissolve lentamente nel nulla. E'come se il destino della base aerea di Incirlik fosse appeso, letteralmente, ad alcuni, selezionati, fili di tracciati radar.

C'è un grave sospetto comune a tutto lo spettro politico della Turchia che il Pentagono sapesse quello che i "ribelli" stessero per fare. E' un fatto che neppure uno spillo possa cadere a Incirlik, senza che gli americani lo vengano a sapere. I membri dell'Akp sottolineano l'uso della rete di comunicazione della NATO per coordinare i golpisti e la fuga delle informazioni riservate. Come minimo i golpisti possono aver creduto di avere la NATO alle spalle. Nessun "alleato NATO" si è degnato di mettere in guardia Erdogan circa il colpo di stato.

Poi c'è la saga dell'aereo cisterna per l'F-16 "ribelle". Gli aerei cisterna a Incirlik sono tutti dello stesso modello, KC-135R Stratotanker, sia per gli americani che per i turchi. Operano fianco a fianco e sono tutti sotto lo stesso comando;la 10th Main Tanker Base, è guidata dal Gen. Bekir Ercan Van, che è stato opportunamente arrestato la scorsa domenica, quando sette giudici hanno anche confiscato tutte le comunicazioni della torre di controllo. Non per caso il generale Bekir Ercan Van è molto vicino al capo del Pentagono Ash Carter.

E' stato ampiamente mappato cosa sia successo nello spazio aereo turco dopo che il Gulfstream IV di Erdoga aveva lasciato la costa del Mediterraneo ed era atterrato all'aeroporto Ataturk di Istanbul, ma ci sono ancora alcune lacune cruciali nella narrazione aperte alla speculazione. Poiché Erdogan ha tenuto la bocca chiusa su questo in tutte le sue interviste, ci si ritrova con uno scenario in stile Mission Impossible con i "ribelli" F-16s "Lion One" e "Lion Two" in una "missione speciale" con i loro transponder spenti; il loro faccia a faccia con i lealisti "Falcon One" e "Falcon Two"; uno dei "Lions" pilotato nientemeno che dall'uomo che ha abbattuto il Su-24 russo nel novembre scorso; l'ormai famoso aereo cisterna che è decollato da Incirlik per rifornire di carburante i "ribelli"; e tre coppie di F-16 che si sono alzati da Dalaman, Erzurum e Balikesir per intercettare i "ribelli", tra cui la coppia che proteggeva il Gulfsteam di Erdogan (che stava usando il nominativo THY 8456 per mascherarsi come un volo delle Turkish Airlines).

Ma chi c'era dietro a tutto?

Erdogan in una missione per conto di Dio

Il noto informatore dall'Arabia "Mujtahid" ha causato sensazione rivelando che non solo gli EAU "hanno svolto un ruolo" nel colpo di stato, ma che anche la Casa di Saud era della partita. Come se questo non fosse abbastanza imbarazzante, l'emiro auto-deposto del Qatar, lo sceicco Hamad al-Thani, molto vicino a Erdogan, ha affermato che gli Stati Uniti e un'altra nazione occidentale (c'è la forte possibilità che si tratti della Francia) avevano messo in scena il tutto, con la complicità dell'Arabia Saudita. Ankara, prevedibilmente, ha negato tutto.

L'Iran, d'altra parte, che ha visto chiaramente il gioco a lungo termine è stato un convinto sostenitore di Erdogan fin dall'inizio. E ancora una volta nessuno ne parla, naturalmente, ma l'intelligence russa era ben consapevole di tutte queste mosse; versione un po' accreditata dalla telefonata tempestiva del Presidente Putin a Erdogan post-golpe.

Ancora una volta prendiamo in considerazioni i fatti di base; ogni agente operativo del sud-ovest asiatico sa che senza la luce verde del Pentagono, le fazioni militari turche avrebbero trovato estremamente difficile, se non impossibile, organizzare un colpo di stato soprattutto perché avrebbero avuto difficoltà nello scegliere il momento giusto. Inoltre, durante quella fatidica notte, fino a quando non fu chiaro che il golpe fosse un fallimento, i golpisti, da Washington a Bruxelles, non erano esattamente descritti come "il male".

Una fonte americana di alto livello dell'intelligence, che non è da ascrivere al solito del consenso della Beltway [ndt: nello slang americano indica l'opinione prevalente del mondo governativo/politico USA, è fermamente convinta che:

"l'esercito turco non si sarebbe mosso senza la luce verde da Washington. La stessa cosa era stata progettata per l'Arabia Saudita nel mese di aprile 2014, ma fu bloccato ai massimi livelli a Washington da un amico dell'Arabia Saudita".

La fonte che pensa fuori dagli schemi, sottoscrive ciò che dovrebbe essere considerato come la chiave, l'attuale ipotesi di lavoro; il colpo di stato ha avuto luogo o è stato velocemente attuato, in sostanza, "a causa del riavvicinamento improvviso di Erdogan alla Russia. Tutto lo spettro politico turco continua a gettare benzina sul fuoco, insistendo sul fatto che, più che probabilmente, l'attentato all'aeroporto di Istanbul sia stato un'operazione Gladio. Voci da est a ovest stanno già dicendo che Erdogan dovrebbe lasciare la NATO prima o poi e partecipare alla Shanghai Cooperation Organization (SCO).

Per quanto Erdogan sia un giocatore assolutamente inaffidabile e un cannone geopolitico "sciolto", potrebbe essere imminente un invito da Mosca-Pechino in un futuro non troppo lontano. Putin e Erdogan avranno un incontro assolutamente cruciale ai primi di agosto. Erdogan è stato al telefono con il presidente iraniano Hassan Rouhani. Ciò che ha detto ha procurato brividi per tutta la spina dorsale alla NATO:

"Oggi, siamo determinati più che mai a contribuire alla soluzione dei problemi regionali mano nella mano con l'Iran e la Russia e in collaborazione con loro".
Così ancora una volta, la scelta che definisce gli inizi del 21° secolo è in gioco; NATO contro l'integrazione dell'Eurasia, con il sultano delle giravolte della Turchia che giustamente oscilla proprio nel mezzo. "Dio" certamente ha giocato con questo scenario stimolante quando ha parlato a Erdogan sulla Face Time.


venerdì 22 luglio 2016

Un fraudolento studio accademico anticomunista di una "rispettabile" fonte conservatrice: il Professor Paul Johnson

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Di Grover Furr


Traduzione di Guido Fontana Ros


[NOTA: tutti i grassetti sono stati aggiunti da me - GF]

Una citazione del prof. Johnson da Modern Times (NY: Harper & Row, 1983), pp. 334-335:

"Durante il resto del 1937 e anche nel 1938, molte migliaia di membri del POUM e anzi altri uomini di sinistra di ogni formazione politica, furono giustiziati o torturati a morte nelle carceri comuniste. Tra di loro un gran numero di stranieri, come l'ex segretario di Trotsky, Erwin Wolff, il socialista austriaco Kurt Landau, il giornalista britannico 'Bob' Smilie e l'ex docente presso la Johns Hopkins University, José Robles. Tra coloro che a malapena riuscirono a scamparla ci furono Orwell e Willy Brandt, il futuro cancelliere tedesco. "[Nota 87]
Nota 87, p. 739: "Thomas, op.cit., 705­6; Bernard Crick, George Orwell: A Life (London 1980), 224-­6".

Secondo la n. 48 allo stesso capitolo, "Thomas" è Hugh Thomas, The Spanish Civil War, edizione del 1961.
Diamo una controllata alle note di piè pagina.

Non abbiamo sotto mano l'edizione del 1961 del Thomas ma abbiamo l' "edizione rivista ed accresciuta" del 1977 e il materiale corrispondente si trova nelle stesse pagine, nelle pagine 705-706. Qui sotto c'è quello che dice:

"Anche se Nin fu l'unico membro della direzione del Poum a essere ucciso, anche un certo numero di simpatizzanti internazionali morirono in circostanze misteriose: tra questi Erwin Wolf, metà ceco, metà tedesco, un altro ex segretario di Trotsky, che fu rapito a Barcellona ​​e mai più visto, il socialista austriaco Kurt Landau, Marc Rhein, il giornalista figlio del vecchio leader menscevico, Rafael Abramovich (Abramovich fece due infruttuosi viaggi in Spagna per scoprire quello che era accaduto), José Robles, docente presso la Johns Hopkins University di Baltimora, forse ucciso perché era stato interprete del generale Berzin caduto in disgrazia e forse, 'Bob' Smilie, il giornalista inglese, figlio del leader dei minatori che era venuto in Spagna per conto del British Independent Labour party e morto a quanto pare di appendicite, in una prigione a cui era stato inviato senza giustificazione".
In breve secondo Thomas:

  1. Niente circa i "migliaia"
  2. Nessuna prova che Wolf, Landau, Rhein, Robles o Smillie (questa è la corretta grafia), siano stati uccisi dai comunisti. Wolf fu "rapito" ma Thomas non dice da chi, e scomparve. Il padre di Rhein fece "due viaggi infruttuosi" e non riuscì a far luce sulle circostanze della scomparsa del figlio. Robles "forse" fu ucciso. Smillie ha un "forse" troppo attaccato al suo nome, benché qui non abbia alcun senso ed è contraddetto dalla successiva affermazione che egli "morì apparentemente di appendicite in prigione".
  3. Si noti che anche Thomas che non è uno storico obiettivo ma solo un accanito anticomunista, usi le parole "senza giustificazione" per qualificare l'arresto di Smillie. Le prove sono citate più sotto e dimostrano che questo è un ennesimo tentativo di frode anticomunista, in quanto vi erano parecchie ragioni per l'arresto di Smillie.
Le sole cose di qualche rilevanza dette nel testo di Crick a pp. 224-226 per la citazione di Johnson sono queste:

"Di ritorno al fronte dopo una licenza, Orwell apprese che un altro membro del contingente I.L.P., Bob Smillie (nipote del grande leader dei minatori scozzesi), era stato arrestato dopo aver fatto ritorno in Spagna da un giro di propaganda in Inghilterra. Smillie era in prigione a Valencia (dove morì e non è mai stato chiarito se per appendicite acuta o assassinato dai comunisti)". p.224
"Essi [Orwell e due amici, McNair e Cottman] cercarono di persuadere Brandt ad andare con loro in Inghilterra ma Brandt rifiutò. Cottman ricorda poi l'umore permeato di dispiacere di Brandt a causa di "lavoratori che uccidono altri lavoratori", che provava anche pietà per i poveri tra le fila fasciste, fino a diventare alquanto pacifista in questa sua tristezza in quanto una buona causa gli lasciava l'amaro in bocca".
Secondo Crick quindi:

  1. sulla morte di Smillie "non si è mai fatta chiarezza". Non ci sono prove per attribuirla a un assassinio da parte dei comunisti.
  2. Nulla dice sul fatto che Brandt "avesse proprio tentato di scappare" o che fosse minacciato da qualche pericolo in particolare.
La conclusione:ogni singola affermazione e accusa in questo paragrafo di Johnson è un falso, senza alcun supporto da fonti autentiche, anche da quelle estremamente anticomuniste, a cui si riferisce nella sua nota di piè pagina.


Prendiamo in esame alcuni dei personaggi citati e vediamo quali siano le altre prove che li riguardano


  1. Bob Smillie
    In "Morte di Bob Smillie, Guerra Civile Spagnola ed Eclissi del Partito Laburista Indipendente", l'Historical Journal 40, 2 (1997), conclude che egli fu arrestato in base all'accusa di essere un disertore; venne trasferito alla custodia della polizia segreta essendo sospettato di "ribellione contro le autorità" per la sua partecipazione ai combattimenti di Barcellona, cadde ammalato e quindi trasferito all' "ospedale provinciale nella notte di giovedì 11 giugno, dove morì a mezzanotte di peritonite" (p.445). Ulteriori dettagli medici sono dati nel prosieguo dell'articolo.
    Questi conclusioni furono raggiunte all'epoca dei fatti da David Murray, rappresentante dell'ILP che fece un'inchiesta sul campo e ne riportò, proprio contestualmente allora il risultato all'ILP. Perfino il dottore che curò Smillie fu sentito.
  2. Erwin Wolf
    Qui c'è una citazione da "Con Trotsky in Norvegia (seguito)", Revolutionary History, 2, 2 (estate 1989), giornale trozkista.
    https://www.marxists.org/history/etol/document/norway/nor02.htm
    "
    Erwin Wolf fu segretario di Trotsky nel 1936. Egli si innamorò di Hjordis, la figlia di Konrad Knudsen. A seguito del loro arresto da parte della polizia di stato, Jonas Lie decise di mettere su una nave diretta ad Amburgo, Wolf e jean van Heijenoort, che era come ucciderli. Subito entrarono in contatto con un membro del Partito del Lavoro, il giornalista Fin Moe [15] che intervenne. Si decise allora che la nave facesse prima scalo a Copenhagen dove avrebbe deciso la questione la polizia danese. Il fatto importante è che non vi erano accuse contro di loro che erano anche in possesso di regolari passaporti. La polizia danese comunque decise di espellerli dalla Danimarca. Per quanto è di mia conoscenza, so che presero un aereo per il Marocco per poi far ritorno da lì in Europa. 
    Hjordis Knudsen si ricongiunse con Erwin Wolf a Parigi e di lì, insieme, si recarono in Spagna. Non so se lo fecero con propri mezzi o con l'aiuto dell'organizzazione, ma Hjordis Knudsen mi disse in seguito che ricevettero un avviso che stavano per essere arrestati dalla GPU. Lei riusci a scappare. Erwin Wolf scomparve.". 
Alcuni passi tratti da "Kurt Landau, 'Stalinism in Spain', prefazione di Alfred Rosmer, Revolutionary History 1, 2 (estate 1988),

"Verso la mattina del del 27 luglio 1937 Erwin Wolf fu arrestato per la prima volta. Venne fermato al 24 della Puerta del Angel insieme ad un altro giornalista ed è proprio lì che P e KTh lo videro per l'ultima volta. Wolff fu rilasciato il giorno dopo. E' molto interessante notare come la stampa spagnola non pubblicasse nulla circa il suo arresto mentre il quotidiano italiano fascista Corriere della Sera, il 29 luglio pubblicasse questo trafiletto: 'Il 27 luglio 1937 la polizia segreta spagnola procedette all'arresto dei giornalisti Erwin Wolf e Rst. Furono fermati al 24 della Puerta del Angel, per aprire un'indagine preliminare sulla loro attività politica'. L'arresto dei due giornalisti era solo noto agli 'insiders', ulteriore prova che i fascisti italiani avevano piazzato dei loro agenti all'interno del GPU.Dopo essere stato rimesso in libertà, Wolf fece ritorno al suo domicilio. Dopo aver appreso che il suo giornale aveva cessato le pubblicazioni, decise di lasciare la Spagna. Non ebbe alcuna difficoltà ad ottenere il visto per l'espatrio. Il giorno della sua partenza il suo amico Tioli gli chiese al telefono di passare da  lui a ritirare delle lettere. Wolf promise alla moglie di fare ritorno entro un'ora. Un'ora dopo avvisò la moglie che avrebbe tardato ancora un po'. Da quel momento Wolf e Tioli scomparvero. La stanza di Tioli all'hotel Victoria era sorvegliata dalla polizia da parecchie settimane e tutti quelli che chiedevano di lui venivano fermati.La sorella di Wolf intervenne in favore del fratello presso l'ambasciata spagnola a Praga. Il 10 ottobre 1937 ricevette la seguente risposta:  
Ambasciata di Spagna, 
Praga 
Madame, 
Ho l'onore di comunicarle che secondo un'investigazione della Direzione Generale della Sicurezza, di cui il Ministero degli Interni ci ha informato, vostro fratello Ewin Wolf è stato in prigione, arrestato per attività sovversiva. Fu posto in libertà il 13 settembre 1937.
Hanno osato pretendere che Wolf venne arrestato per attività sovversiva! Non conosciamo fin troppo bene il motivo dell'arresto di Wolf e del perché il GPU sia la causa della sua scomparsa. Wolf era stato segretario personale di Trotzky e sembra che avesse dovuto pagarla cara".

La verità: secondo le informazioni disponibili a questi 2 ricercatori anticomunisti e trozkisti, nessuno sa cosa accadde a Wolf.

Kurt Landau
Da Eva Eisenschitz, "Un comunista tedesco nella Guerra Civile di Spagna", What Next, 1999 (dalla pagina internet dedicata a Trotsky su  
http://www.marxists.org/history/etol/revhist/otherdox/whatnext/eisensch.html:


"Katia Landau che era giunta da Vienna con il marito Karl, era stata arrestata con lui. Kurt era stato in precedenza segretario privato di Trotsky. Il PC era sulle sue tracce. Egli aveva abbastanza esperienza politica da sapere che non avrebbe lasciato vivo la Spagna. Gli anarchici lo nascosero per settimane. Quindi egli cambiò sistemazione. Gli portavo cibo e notizie. Lui prese a sottolineare continuamente una cosa: quando il movimento operaio si impadronisce di qualcosa, non lo abbandona più, sia se egli rimanesse in attività o meno. Due giorni dopo la mia ultima visita, Kurt svanì nel nulla. Quindi gli stalinisti avevano sistemato i loro conti. Alla fine della guerra civili, nessuno poté provare nulla contro di loro".
La verità: secondo questa fonte trotskista, nessuno sa quello che accadde a Landau. 

In Deadly Illusions di John Costello e Oleg Tsarev (New York, Crown, 1993), apprendiamo dalla documentazione d'archivio di Alexander Orlov, capo del NKVD nella repubblica spagnola, che degli agenti comunisti seguivano Landau per arrestarlo o più probabilmente per ucciderlo. Non c'è nessuna prova che ciò sia avvenuto. E' possibile che l'abbiano ucciso, ma anche se l'avessero fatto avrenmmo dovuto trovarne traccia nell'archivio di Orlov a Mosca e Tsarev non ne ha trovata alcuna.

Questo è avvenuto molto tempo dopo che i sovietici avevano ottenuto informazioni sui tentativi Trotskij di assassinare Stalin;  i sovietici ebbero le prove della collaborazione di Trotsky con i tedeschi per la sconfitta dell'Armata Rossa in tempo di guerra e le confessioni del Maresciallo Tukhachevsky, di molti altri alti ufficiali e di personaggi di spicco come Bukharin, Iagoda ed Enukidze concernenti il loro coinvolgimento con Trotstky e i trotkisti in questi piani. Questo avvenne dopo la rivolta dei Giorni di Maggio di Barcellona del 1937, una "pugnalata alla schiena" alla Repubblica Spagnola. I sovietici avevano eccellenti prove del coinvolgimento tedesco e franchista in questa rivolta. Tale coinvolgimento poteva consistere solo in una infiltrazione, anche se più probabilmente si trattò di qualcosa di vicino alla collaborazione.

Josè Robles

Dalla sfavillante recensione di Steven Schwartz, del libro di Radosh, sul The Weekly Standard del 16 giugno 2001 (Schwartz è un anticomunista del tipo di Radosh e scrive sul SCW):
http://www.weeklystandard.com/magazine/mag_6_41_01/schwartz_bkart_6_41_01.asp



"Il primo esempio per Dos Passos fu la sparizione del suo traduttore spagnolo, Josè Robles, professore alla Johns Hopkins che si era recato in Spagna, per servire la repubblica come Dos Passos. In una sequenza di eventi ancora da chiarire oggi, Robles entrò in conflitto con agenti sovietici e scomparve, nessuno lo vide più".
La verità: secondo questa fonte estremamente anticomunista, nessuno sa cosa accadde a Robles, benché siano menzionati "agenti sovietici" per cercare di gettare comunque un po' di onta sui comunisti.


Conclusioni

Noi abbiamo cominciato con la citazione dal libro di Paul Johnson:

"Durante il resto del 1937 e anche nel 1938, molte migliaia di membri del POUM e anzi altri uomini di sinistra di ogni formazione politica, furono giustiziati o torturati a morte nelle carceri comuniste. Tra di loro un gran numero di stranieri, come l'ex segretario di Trotsky, Erwin Wolff, il socialista austriaco Kurt Landau, il giornalista britannico 'Bob' Smilie e l'ex docente presso la Johns Hopkins University, José Robles. Tra coloro che a malapena riuscirono a scamparla ci furono Orwell e Willy Brandt, il futuro cancelliere tedesco".

Non c'è alcuna prova che una sola di queste persone sia stata uccisa dai comunisti, come non vi è alcuna prova che questi ultimi abbiano ucciso migliaia di persone.

Come può Johnson, storico britannico di fama, mentire così spudoratamente? Scommetterei che la causa è sola una: l'anticomunismo.

Il comunismo, una società basata sull'eguaglianza dove gli sfruttatori e i ricchi sono detronizzati in modo che la larga maggioranza delle persone possa vivere e lavorare decentemente, è odiato dai ricchi e dagli sfruttatori. Ci vorrebbero far credere che la disuguaglianza e lo sfruttamento siano "un bene per noi", mentre il comunismo è il "male". Coloro che dicono bugie che sostengono gli interessi dei ricchi sono onorati.

Ma nessuno mente quando la verità è dalla sua parte. La verità non è ciò che i bugiardi anticomunisti vorrebbero farci credere. In questo fatto c'è la speranza di un futuro migliore.














giovedì 21 luglio 2016

AUGUSTO CESAR SANDINO. SANGUE LATINO E CUORE DI LIBERTADOR

REDAZIONE NOICOMUNISTI



Di Luca Baldelli



Sigilllo di Sandino
Se si dovesse citare un esempio di “Che“ Guevara ante – litteram, di spirito latino – americano insubordinato verso ogni forma di oppressione e, al contempo, profondamente legato al caleidoscopico milieu di tradizioni, sensibilità e vibrante nazionalismo progressista serpeggiante dai Caraibi fino alla Terra del Fuoco, un posto d’onore sarebbe senza dubbio riservato ad Augusto Cesar Sandino.


Nella sua figura sono mirabilmente riassunti tutti i tratti caratteristici del libertador e, assieme, tutte le note dello spartito antimperialista e socialista del XX secolo. E’ il 18 maggio del 1895 e a Niquinohomo, centro del Nicaragua famoso per ospitare la più antica Chiesa del Paese, la proletaria Margherita Calderon, lavoratrice agricola di una ricca piantagione di caffè, mette al mondo un figlio frutto di una relazione con il proprietario della piantagione stessa, il ricco e potente Gregorio Sandino. La vita del bambino, battezzato col nome di Cesar Augusto, nome rivelante auspici “ imperiali “ e futuri sogni di gloria da parte del megalomane genitore, non è semplice. A 9 anni viene infatti abbandonato dalla madre e inviato a vivere con la nonna materna, per poi tornare in casa della famiglia paterna a lavorare da peon, ovvero praticamente da schiavo, nelle piantagioni.

Anni ’30: contadini in una piantagione in Nicaragua
Curvo sotto al sole cocente della terra natia, fecondo ventre di meraviglie naturali non godute dallo sguardo chino dello sfruttato, Sandino comincia presto a comprendere i meccanismi della dittatura feudal – capitalista che strangola le potenzialità del Nicaragua, a prescindere dai fantocci posti a capo di governi con debolissime, quasi ironiche parvenze di sovranità e autonomia. Nel luglio del 1912, a 17 anni, Augusto Cesar Sandino è testimone di un fatto che segnerà per sempre il suo destino: l’intervento militare degli Stati Uniti destinato a reprimere una rivolta scoppiata contro il Presidente Adolfo Diaz, fantoccio yanqui. Gli Usa intervengono massicciamente per difendere, nella figura di Diaz, il garante dei loro abusi e dei loro interessi banditeschi, contro le truppe rivoluzionarie guidate da Benjamin Zeledon, ucciso nella storica Battaglia della Collina di Coyotepe che segna, con la presa di Masaya, la vittoria degli imperialisti.

Nel 1921, a 26 anni, Sandino è protagonista di un tentato delitto, in quanto cerca di far fuori il figlio di Dagoberto Rivas, notabile conservatore, il quale aveva offeso sua madre con parole pesanti. Qualche tempo dopo, il futuro rivoluzionario emigra e si stabilisce in Messico, dove trova impiego presso la raffineria della “Standard Oil “ sita nei pressi del porto di Tampico. Qui, tra i sombreri, i cactus e i ponchos logori o finemente ricamati, sfoggiati tanto da popolani quanto da dignitari, è tutto un ribollire impetuoso e fremente di fermenti rivoluzionari, anche se il governo cerca di soffocare tutto nella pesante cortina della reazione termidoriana, mascherando con l’attuazione della Costituzione del 1917 la repressione delle ali più radicali della rivolta sociale e antimperialista. A contatto con la dura realtà dei lavoratori messicani, sfruttati dagli oligopoli stranieri e dai reazionari indigeni, Sandino matura una compiuta coscienza rivoluzionaria: si avvicina alla Chiesa Avventista del Settimo Giorno, nonché ai circoli anarchici, comunisti e antimperialisti. Il suo è un credo infiammato di carica eversiva, contro il potere e contro i prepotenti; un credo sincero, genuino, fresco e, soprattutto, profondamente sincretico, che unisce e non divide, che integra e non esclude, che coniuga materialismo dialettico e spiritualità evangelica.


La storia del sandinismo sarà sempre permeata da questo connubio, a tal punto che, a partire dal 1979, con la vittoria dei rivoluzionari di Ortega sulla corrotta tirannide somozista, ricopriranno cariche governative di primaria rilevanza sacerdoti quali Ernesto Cardenal, Miguel d’Escoto, Fernando Cardenal ed Edgar Parrales. Fianco a fianco con adamantini marxisti – leninisti e socialisti di sinistra. Socialismo radicale e cristianesimo social – rivoluzionario troveranno insomma, nella Rivoluzione sandinista, un punto di sintesi inedito e vincente. Torniamo però agli anni ’20, ruggenti, in Nicaragua, non certo nel senso edonista con il quale vengono rievocati nell’occidente borghese. Nel Paese a ruggire è lo spirito rivoluzionario, la rivolta sociale e politica che mette nel proprio mirino le corrotte oligarchie locali e i loro padrini nordamericani. In questo quadro Sandino, nel 1926, forte di esperienze di vita e di lotta assai istruttive, che lo hanno elevato al di sopra di un confuso ribellismo anarchico, torna nella terra natia e si getta nel vivo fuoco della lotta contro il Presidente – fantoccio Adolfo Diaz, puntellato nell’usurpata poltrona dai dollari americani e dalle armate yanqui.

Si tratta di riportare al potere il liberale Juan Bautista Sacasa, liberale esiliato e sostenuto dalle truppe del generale ribelle Josè Maria Moncada Tapia. Sacasa è riconosciuto come legittimo Presidente del Nicaragua dal Messico, che non solo strizza l’occhio ai rivoluzionari, ma invia armi per appoggiarne concretamente la causa. Sandino è parte in causa, non sta alla finestra, non è sua abitudine; al tempo stesso, però, evita di legare i propri destini fino in fondo, senza alcun discernimento, a dei liberali che, sempre più, da giacobini radicali, araldi intransigenti di istanze sociali, si stanno annacquando nel mare magnum (anzi, nella cloaca minor) del compromesso e dell’accettazione dell’ordine costituito. Posizione, questa, assai lungimirante e lucida, come vedremo.

Sandino insieme a Sacasa
Che fare, dunque? All’interrogativo leninista, Sandino risponde con il pragmatismo e il coraggio che lo contraddistinguono, coniugando, mazzinianamente, pensiero e azione: mette in piedi un’armata di minatori delle miniere d’oro del Paese, gente coi calli alle mani e le idee molto chiare, ai quali si uniscono poi artigiani, operai ed esponenti della piccola e piccolissima borghesia. Questo primo nucleo di esercito sandinista, permeato di volontarismo, fiducia cieca nelle proprie forze, impavido ottimismo, attacca la roccaforte conservatrice di S. Albino; l’esito è una cocente sconfitta, ma l’acciaio è ormai temprato e la battaglia, persa sul terreno tattico, è guevarianamente vinta, cioè vinta moralmente. I liberali attaccano Sandino, ufficialmente per il suo “avventurismo“, in realtà perché ne temono le capacità e potenzialità. Questo atteggiamento convince sempre più il capo rivoluzionario a troncare i rapporti con i liberali e a pensare, sulla base di un’evidenza sempre più eclatante, ad una ferrea alleanza con la classe contadina, da sempre emarginata.

Questa classe va coinvolta e messa al centro di un programma di liberazione e riscatto sociale: ecco l’intuizione di Sandino, la sua prodigiosa lucidità visionaria, che i vecchi notabili liberali, ignorano quando onesti intellettualmente, da ingenui positivisti, o sbeffeggiano e denigrano quando disonesti e corrotti. La classe contadina, che da secoli sfama e mantiene le città e, in primis, i ricchi sfruttatori, venendo derubata del proprio pane, attende l’ora della sua rivincita, e questa potrà venire solo dalla rivoluzione, con il rovesciamento del vecchio ordine, la riforma agraria e l’abolizione dei lacci schiavili posti al collo della Nazione dall’imperialismo nordamericano.

Il 1927 è un anno decisivo: l’armata sandinista, sempre più numerosa, dà una mano decisiva ai liberali in marcia verso la capitale Managua. Sembra che si sia sulla strada della vittoria sicura ma, quando la sorte sembra arridere alla prospettiva della conquista del centro nevralgico del Paese, ecco che l’ombra della corruzione e del compromesso torna ad avvolgere col suo manto nero la Nazione: la colonna liberale in marcia si arresta e si piega al cessate il fuoco e all’armistizio proposto dagli yanquis, che altro non vogliono se non prendere tempo e valutare su quali cavalli puntare per continuare a dominare il campo.

Patrioti sandinisti
Il 4/5/1927 viene firmato il “Pacto del Espino Negro“ tra il generale Moncada e il Presidente usurpatore Diaz. Agli Usa, che quel patto lo hanno scritto nella persona del Segretario di Stato Henry L. Stimson, viene riconosciuto il “diritto” di restare nel Paese con proprie truppe fino al 1928, data prescelta per elezioni farsa in cui i vincitori saranno, sempre e comunque i nordamericani. Questo, è ovvio, sulla carta. In realtà, l’imperialismo nordamericano si installa nel Paese per controllarlo in ogni suo centimetro quadrato e per sempre, non per un lasso così ristretto di tempo.

I capi rivoluzionari, Augusto Cesar Sandino, che controlla la zona di Nueva Segovia, con le sue alture impervie e selvagge, e Francisco Sequeira Moreno (detto “Chico Cabuya“ ), capo carismatico degli indomiti ribelli di Chinandega, rifiutano quei patti estorti dagli yanquis con la violenza, il ricatto e i dollari. Sotto le loro bandiere, continuano la lotta contro usurpatori e nemici interni ed esterni. Sandino, in particolare, si ritira nell’altura di El Chipote e crea una nuova bandiera per i suoi uomini: un vessillo rosso vermiglio con una striscia nera, a simboleggiare il fervore della lotta e, insieme, il sacrificio fino alla morte per la causa della libertà.

Bombardamento su El Chipote
Emblematiche le parole del capo rivoluzionario, mentre procede alla fondazione dell’ “Ejercito Defensor de la Soberania Nacional “ (EDSN), ovvero dell’ ”Esercito di Difesa della Sovranità Nazionale“: “ No me vindo ni me rindo ; yo quiero patria libre o morir“ (“Non mi vendo e non mi arrendo; voglio la patria libera o la morte”). Forte di un seguito popolare sempre più capillare ed entusiastico, Sandino attacca frontalmente truppe mercenarie interne e marines americani, per la gioia di un popolo che, ormai, non nutre più alcuna fiducia né nei conservatori né nei liberali, tanto che un detto nicaraguense dell’epoca recita : “Cinco liberales y cinco conservadores suman diez bandidos“ (“Cinque liberali e cinque conservatori fanno dieci banditi“).

Il 16 luglio del 1927 rappresenta una data storica indelebile: l’Esercito sandinista, infatti, si cimenta nell’epica Battaglia di Ocotal. In questo confronto con il potere e con i suoi padrini imperialisti, i rivoluzionari combattono con indescrivibile ardimento, costringendo i marines e i loro collaborazionisti locali, sonoramente battuti, ad abbandonare il campo. Si evita il tracollo definitivo, con esiti rovinosi, solo grazie ai massicci bombardamenti dell’aviazione militare, che semina morte e distruzione dall’alto, mentre le truppe di terra yanqui, furibonde per la sconfitta, si vendicano sulla popolazione civile uccidendo persone inermi e violentando donne.

Marines ad Ocotal
Il 27 febbraio del 1928, altro scontro epico: la Battaglia di “El Bramadero“, nella quale i sandinisti, temprati nel fuoco di Ocotal, e perfezionati nelle tecniche di guerriglia, assaltano le truppe nemiche in agguati rocamboleschi, da manuale, con fenomenale abilità strategico – tattica. Cinque ore di pugna cruenta ed eroica, con incursioni anche nelle proprietà dell’ex Segretario di Stato americano Knox, prima tra tutte la miniera denominata “La Luz“. Il nome di Sandino risuona ormai in tutto il Paese, che riconosce nella sua figura l’erede dei grandi libertadores latinoamericani.

All’ammiraglio Sollers che lo invita a deporre le armi per trarne beneficio, Sandino risponde inflessibile: “La sovranità di un popolo non si discute, ma si difende con le armi in pugno. La resistenza armata ci farà conseguire i benefici ai quali lei allude, esattamente come l’ingerenza straniera nei nostri affari interni causa la perdita della pace e provoca l’ira del popolo”. Al culmine del sostegno popolare, i sandinisti estendono la loro area di influenza in varie zone e anche la Capitale, Managua, è ormai nel loro raggio d’azione, con ripetute incursioni esaltate dalla popolazione. Dinanzi al dilagare delle forze rivoluzionarie, i nordamericani se la danno a gambe, ritirando i marines dal Paese.

Reparto di sandinisti
Sandino, mostrando abilità diplomatica, invia al Presidente Sacasa una proposta di pace, nell’interesse del Paese e della sua sovranità: essa viene accettata e così, il 2 febbraio 1933, termina ufficialmente la guerra. La pace, però, si fa strada tra mille ostacoli e volge quasi subito in farsa: infatti, mentre i sandinisti disarmano e tengono fede ai patti, gli yanquis seminano zizzania per interposta Guardia Nazionale, un corpo da loro creato ad hoc e messo in mano al feroce e perfido Anastasio Somoza Garcia, fondatore della dinastia tirannica e corrotta che reggerà le sorti del Paese fino al 1979.

Luridi sgherri della Guardia Nacional con teste mozzate di sandinisti
Questo corpo di pretoriani procede a persecuzioni, azioni provocatorie e crimini contro i sandinisti e i loro simpatizzanti. E’ chiaro che, sotto il manto della pace, si vuole riattizzare un fuoco che divampi e divori le temute forze rivoluzionarie, uscite vincitrici dal confronto. Sandino entra nel mirino di un vasto complotto, ordito tra Managua e Washington, da menti non raffinatissime, ma votate all’intrigo e alla diversione. Il 21 febbraio 1934, dopo una cena presso La Loma (il Palazzo presidenziale di Managua), Sandino, grazie ad una trappola ben congegnata, viene catturato, condotto presso il monte chiamato La Calavera e ucciso assieme ad altri compagni di lotta. Viene eliminato pure il fratello, Socrates, colonnello dell’Esercito rivoluzionario.

Il padre, Gregorio, presente all’ultima cena e ai successivi avvenimenti, secondo alcune testimonianze proferisce le testuali parole sul tragico destino del figlio:

“Lo stanno uccidendo. Sarà sempre una verità quella per la quale colui che si pone come redentore, muore crocifisso“.

Il Paese, eliminate le avanguardie più coscienti e coraggiose, è pronto per il passaggio di poteri, che avviene di lì a poco, da Sacasa a Somoza. Con questo avvicendamento, voluto dai nordamericani, la Nazione sperimenterà più di 40 anni di tirannia oligarchica e yanqui – dipendente, una tirannia che la trasformerà ancor di più in una piazzaforte dell’imperialismo, del sionismo, del capitalismo sfruttatore, in una base di sovversioni e complotti rivolti contro i popoli liberi dell’America Latina.

Migliaia e migliaia i morti provocati dalla famiglia Somoza, nelle carceri e nelle feroci repressioni per le strade. A rompere la catena dell’asservimento, saranno, nel 1979, i rivoluzionari di Daniel Ortega che, fregiatisi proprio del nome di “sandinisti“, e forti di un appoggio popolare vastissimo, accresciutosi dopo i tragici eventi del terremoto del 1972, costringeranno alla fuga Anastasio “Tachito“ Somoza (figlio del mandante dell’uccisione di Sandino) e volteranno pagina per più di dieci anni, con riforme radicali e rivolgimenti mai visti nel Paese. A contrastarli, come sempre, gli yanquis, per interposti collaborazionisti e terroristi locali. Nihil sub sole novi: il detto latino è vero, ma è tanto più vero pensando all’attualità e alla pregnanza del pensiero di Sandino, in un’America Latina ricca di fermenti e capace di darsi governi come quello di Chavez, di Evo Morales e di altri eredi dei libertadores.

1979: guerrigliero sandinista con la sua famiglia



mercoledì 20 luglio 2016

ERGENEKON, SLEDGEHAMMER E LE POLITICHE DELLA GIUSTIZIA TURCA: COMPLOTTI E COINCIDENZE

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Traduzione di Guido Fontana Ros



Nella nostra tradizione di fornire sempre strumenti per comprendere anche eventi contemporanei, mettendo a disposizione testi tradotti da lingue straniere o comunque di non facile reperibilità, proponiamo un articolo in pdf dedicato a 2 casi giudiziari che da anni in Turchia sono al centro di un grande dibattito: presentiamo la traduzione di "ERGENEKON, SLEDGEHAMMER, AND THE POLITICS OF TURKISH JUSTICE: CONSPIRACIES AND COINCIDENCES" di Gareth Jenkins pubblicato sulla rivista Middle East Review of International Affairs.

"Da quando, nel giugno 2007, fu lanciata l'indagine Ergenekon, essa diventò il più grande e il più controverso caso della recente storia turca, con oltre 300 persone accusate di appartenere a quella che viene descritta come un'organizzazione terroristica clandestina che cercava di destabilizzare il governo islamico del paese. Nell'inchiesta parallela, Sledgehammer, 195 membri della casta militare turca, ferocemente laicista, furono accusati di aver pianificato un colpo di stato nel 2003. In entrambi i casi le prove non solo sono estremamente labili ma ci sono anche crescenti indizi che la gran parte di esse fu fabbricata."

TRADUZIONE IN PDF

FONTE 

lunedì 18 luglio 2016

La Turchia vorrebbe normalizzare le relazioni con la Siria: un grande dietro front politico


REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Peter Korzun

Traduzione di Guido Fontana Ros

FONTE



Il primo ministro turco Binali Yildirim ha detto il 13 luglio che il suo Paese vuole normalizzare i rapporti con la Siria. «Sono sicuro che riporteremo i (nostri) legami con la Siria alla normalità. Ne abbiamo bisogno», ha detto in un discorso televisivo.

Yildirim ha osservato:

"E' il nostro obiettivo più grande e irrevocabile: lo sviluppo di buone relazioni con la Siria e l'Iraq e tutti i nostri vicini che circondano il Mediterraneo e il Mar Nero"

Questa affermazione è una svolta nella politica nel mezzo di una vasta offensiva diplomatica a seguito del ripristino dei legami con la Russia e Israele.

Ankara ha tagliato i legami con il presidente siriano Bashar Assad, dopo una rivolta popolare scoppiata nel 2011. Durante i quasi cinque anni di guerra in Siria, la Turchia si è schierata con i gruppi armati che combattono il governo siriano. Ankara ha sempre insistito sul fatto che la partenza di Assad fosse un prerequisito per la gestione delle crisi. Questa posizione è stata uno dei principali ostacoli sulla via della cooperazione con la Russia. Ankara ha anche preso le distanze dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti più focalizzati sulla lotta allo Stato islamico.

La Turchia, che confina con la Siria, offre rifugio a 2,75 milioni di rifugiati siriani. E' servito da base ai rappresentanti politici dell'opposizione siriana e ai vari gruppi ribelli che cercano di spodestare Assad. Il coinvolgimento turco nella guerra siriana ha lasciato il paese frustrato, con nessuno dei suoi obiettivi originari in alcun modo vicini alla realizzazione. L'opinione pubblica è divisa e non è favorevole all'intervento diretto.

La Turchia è diventata completamente isolata non solo nel suo ambiente, il Medio Oriente, ma in realtà anche a livello internazionale. Manca di amici affidabili o di alleati nella regione.

A partire dal suo insediamento a maggio, Yildirim ha tacitamente ammesso che c'era bisogno di un cambiamento di politica, in quanto la Turchia aveva bisogno di «aumentare i suoi amici e diminuire i suoi nemici». «Per noi non ci sono molte ragioni di combattere con l'Iraq, la Siria, l'Egitto e altri paesi in tutta la regione. Ma ci sono molte ragioni per portare avanti i rapporti ...», ha detto il Primo Ministro in una riunione del suo partito, Giustizia e Sviluppo (AKP) nella capitale Ankara, l'11 luglio.

Egli ha aggiunto:

"Ci ​​asterremo da discorsi vuoti e privi di senso. D'ora in poi potremo migliorare la nostra amicizia con tutti i paesi che circondano il Mar Nero e il Mediterraneo. Manterremo i nostri disaccordi al minimo possibile".

La Turchia, il mese scorso, ha annunciato il ripristino delle relazioni diplomatiche con Israele, dopo una rottura di sei anni e si è scusata con la Russia per l'abbattimento di un aereo da guerra, nel tentativo di ricucire i rapporti tesi. Negli ultimi mesi del 2015, la Turchia si è impegnata in dispute diplomatiche con il vicino Iraq sul suo dispiegamento di truppe supplementari in una base operativa avanzata nei pressi di Mosul. Ankara ha anche rifiutato di riconoscere come legittimo il governo di Abdel Fattah el-Sisi e ha denunciato il colpo di stato militare del luglio 2013, che ha spodestato il governo dei Fratelli Musulmani. Le dichiarazioni del Primo Ministro implicano che molte di queste politiche cambieranno e che la Turchia si dedicherà alla politica pre-2011, la politica di «zero problemi con i vicini», minimizzando i punti di disaccordo con i paesi della regione. Ciò potrebbe avere un impatto importante sulla futura traiettoria del conflitto siriano.

La politica del dietro-front apre nuove prospettive di cooperazione Mosca-Ankara in Siria. Il 4 luglio la Turchia ha detto che vuole collaborare con Mosca nella lotta contro lo Stato islamico.

Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov ritiene che le differenze tra Mosca e Ankara sul conflitto siriano potrebbero facilmente avere un impatto positivo sulle questioni regionali, nonché contribuire alla soluzione della crisi siriana.

Locstabilire un dialogo tra la Siria e la Turchia potrebbe portare a progressi nella battaglia per Aleppo. Poiché sta vacillando il cessate il fuoco in Siria, la battaglia per il controllo della città di Aleppo e provincia avrà un ruolo decisivo nel determinare il corso futuro della guerra civile. Poiché un altro round di colloqui a Ginevra si profila ancora all'orizzonte, la battaglia per la città è fondamentale per le forze governative siriane e le loro controparti ribelli. La cooperazione potrebbe iniziare con la Turchia che, chiudendo il suo confine nord-occidentale, impedisca agli islamisti armati di Jabhat al-Nusra di avere qualsiasi accesso al mondo esterno. Se la Turchia cessa il suo sostegno alle unità di Jabhat al-Nusra e di Ahram ash-Sham, la situazione ad Aleppo si stabilizzerebbe, dando agli sforzi di pace sponsorizzati dalle Nazioni Unite una possibilità. Se la cessazione delle ostilità tenesse in Aleppo, questo processo comprenderà altre zone del paese per rendere possibile un importante passo avanti nel processo di gestione delle crisi.



Se i rapporti sono riallacciati, la Turchia potrebbe svolgere un ruolo di mediazione tra il governo della Siria sostenuto dalla Russia e la coalizione guidata dagli Stati Uniti. La base aerea turca di Incirlik è utilizzata dalle forze della coalizione per colpire i militanti dell'ISIS.

La normalizzazione delle relazioni bilaterali tra Siria e Turchia è un gioco di sviluppo che cambia. Sarà anche farla finita con un grave ostacolo sulla strada di rafforzare la cooperazione tra la Russia e la Turchia. Questo aiuterà anche la Turchia a combattere in modo più efficace contro il terrorismo proveniente dalle terre siriane.

Non è un caso che l'attacco terroristico ad Istanbul, nell'Atatürk International Airport, il nono attacco terroristico mortale in Turchia dalla scorsa estate, sia avvenuto un giorno dopo l'annuncio degli accordi tra Israele e Russia. Lo Stato islamico è certamente contro tali accordi. La sua posizione si indebolirà in modo significativo nel caso in cui la Turchia facesse rivivere i suoi legami con il governo di Damasco, coordinando i suoi sforzi contro il terrorismo con la Siria e la Russia.

La mossa della Turchia di normalizzare le relazioni con la Siria è tempestiva e in base a principi di reciproco interesse. Turchia, Siria, Russia e la coalizione guidata dagli Stati Uniti hanno un nemico comune: il gruppo dello Stato islamico. L'unione degli sforzi è l'unico modo per affrontare il problema. Questo fatto è confermato dalla visita del segretario di Stato Usa John Kerry a Mosca il 14-15 luglio per discutere in dettaglio la possibilità del primo accordo USA-Russia sulla condivisione delle informazioni e dei dati di acquisizione dei bersagli per gli attacchi aerei in Siria. Le variazioni di priorità della politica estera della Turchia aprono nuove prospettive per l'attuazione delle decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell'ISSG [International Syria Support Group]. La svolta degli eventi rende necessaria la ripresa dei colloqui di pace attualmente in stallo, come la Russia ha recentemente chiesto.

Il colpo di stato fallito in Turchia: un complotto LIHOP?

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Traduzione di Guido Fontana Ros


Nota del redattore capo:

Mentre apprezziamo la comprensione e la spiegazione della politica interna turca di Kevin, riteniamo che egli abbia mancato il nocciolo di questo tema per due motivi principali:

In primo luogo, questo 'colpo di stato' può essere valutato solo come parte di un gioco geopolitico molto più ampio che abbraccia l'intero Medio Oriente, l'Unione Europea, la NATO, gli Stati Uniti, la Russia e, naturalmente, lo Stato islamico. Sì, la divisione Erdogan-Gulen è parte della narrazione, ma concentrandosi su di essa come ha fatto Kevin, significa omettere di prendere in considerazione tutta una serie di altri fattori più significativi come il rapporto Erdogan-Putin, il voto della Brexit, l'accordo con la Merkel di riprendersi i 'migranti', l'accordo per il VISA Turchia-UE, lo stato di avanzamento delle guerre in Siria e Iraq contro ISIS, l'elezione degli Stati Uniti e altro ancora. Sì, Erdogan ha usato questo 'colpo di stato' per neutralizzare l'opposizione che rimaneva nella magistratura e nei militari, ma non è tutta la storia, è solo una piccola parte di una ben più grande narrazione. Forse la vecchia analogia tra legno e alberi sarebbe appropriata?

In secondo luogo, forse abbiamo bisogno di ricordare gentilmente a Kevin che Erdogan, insieme ai suoi finanziatori e alleati d'Israele, degli Stati Uniti, del Qatar e dell'Arabia Saudita è responsabile della creazione dell'ISIS e degli anni successivi di conflitto in Siria e Iraq. Questo da solo è sufficiente per indicarlo giustamente come un male, come creatura disumana con il sangue di milioni di curdi, siriani e iracheni sulle mani, la maggior parte dei quali, mi permetto di sottolineare, sono musulmani; non sono un studioso islamico, ma sono abbastanza sicuro che l'Islam, come il Cristianesimo, aggrotta le sopracciglia molto gravemente su tali attività criminali e di genocidio.

Di volta in volta, VT ha documentato i crimini di Erdogan, come le migliaia e migliaia di camion cisterna che trasportano petrolio rubato in un convogli quasi infiniti in Turchia, dove la famiglia Erdogan trae immensi profitti dalla vendita sul mercato aperto - si tratta di merce rubata da una famiglia mafiosa su una scala che non si vedeva dal momento del saccheggio della Germania nel 1945. Gordon Duff ha aiutato a redigere il reclamo legale contro la Turchia per il furto di ben 38 impianti industriali della zona di Aleppo in Siria, tra cui un'intera fabbrica di automobili Renault - tutti portati via dai turchi per rimpinguare le tasche di Erdogan. Questo saccheggio a tutto campo e l'affarismo di guerra sarebbero più che sufficienti a garantirgli una lunga permanenza in una piccola stanza senza finestre se mai Erdogan dovesse trovarsi di fronte a un tribunale internazionale, ma è solo la punta di un iceberg, quando si tratta delle azioni malvagie di questo uomo disgustoso; egli è responsabile di una guerra brutale che dura da da più di 5 anni, crudele e disumana contro il popolo siriano, una guerra che ha ucciso centinaia di migliaia di persone, che ha creato milioni di rifugiati al di fuori della sua Nazione e traumatizzato un'intera generazione del popolo siriano così profondamente che dovranno passare diverse generazioni prima che possa recuperare.

Non è solo il supporto logistico all'ISIS e i profitti provenienti dai suoi misfatti che possono essere fatti ricadere su Erdogan, è il comando diretto e il controllo dell'ISIS per la semplice ragione che i membri di ISIS che stanno combattenndo e uccidendo non sono altro che l'esercito turco vestito in dish-dash e sfoggiante una barba appena coltivata. E' l'esercito turco che ha invaso la Siria settentrionale, sequestrato la città di Aleppo e immerso il popolo siriano in anni di inferno e Erdogan ha la responsabilità piena e diretta per tutto questo; egli potrebbe essere stato finanziato e sostenuto da altri, ma lui è il solo al centro degli eventi, la forza motrice, la testa del serpente che avrebbe dovuto essere tagliata molto tempo prima che fare tanto danno. Erdogan potrebbe essere sopravvissuto a questo 'colpo di stato' ed aver anche rafforzato la sua posizione, ma non dovrebbe sentirsi troppo comodo sul suo trono da dittatore; un giorno i suoi sostenitori gli si rivolteranno contro proprio come fecero con i loro precedenti burattini, Hitler e Saddam e quando ciò accadrà, noi di VT non verseremo una sola lacrima, ma potremo regalarci un sorriso ironico.

Sul punto finale che riteniamo molto importante; il Califfato di cui Kevin ci parla, ci ricorda il piano di Oded Yinon per la creazione di un Grande Israele, che dovrebbe essere preso in considerazione per indicare le stesse mani invisibili che sono dietro entrambi gli ordini del giorno. Ho sottolineato in precedenza che il desiderio della Turchia di ricreare l'Impero Ottomano si sovrappone direttamente al desiderio di Israele di creare Eretz (Più grande) Israele; riteniamo che questo non sia un caso, piuttosto vuol dire che essi sono lo stesso piano sotto due nomi diversi, con l'ovvia implicazione che sia la Turchia e Israele sono sotto il controllo della criminale cabala internazionale sionista che è l'autore originale di questo piano. - Ian Greenhalgh


Chiamatelo Impero Neo Ottomano o Grande Israele,  si tratta sempre della stessa cosa: la distruzione del Libano, della Siria e dell'Irak e la loro sostituzione con uno stato controllato dai sionisti che si estende dalla coste del Mediterraneo alle rive dell'Eufrate

La notizia del bombardamento dell'edifico del governo turco nella capitale, ad Ankara, episodio del tentativo fallito colpo di stato di ieri, mi ha riportato indietro con la memoria.

Cinque anni fa, ho pranzato in quello stesso edificio della capitale turca con un leader parlamentare (un sostenitore di Erdogan) e l'equivalente turco del vicedirettore dell'FBI.

Pochi anni prima, ero stato buttato fuori dalla University of Wisconsin dalla caccia alle streghe dei politici per aver osato mettere in discussione il mito ufficiale del 9/11. E si può scommettere che non fui mai invitato a pranzo da eventuali congressisti, né tanto meno dal vice direttore del FBI.

Come ricercatore della verità sull'11 settembre, ero in prima pagina su alcuni giornali turchi
Ma in Turchia fui trattato come un regnante in visita. I miei compagni americani ed io fummo scortati nel magnifico edificio della capitale attraverso un ingresso VIP. Fu ordinato alle guardie di allontanarsi. Durante la colazione, discussi il lavoro interno del 911 con alti funzionari turchi, tra cui il parlamentare di cui sopra e il direttore della polizia nazionale. Quest'ultimo mi spiegò come aveva aiutato a sconfiggere il 9/11 della Turchia: le trame del golpe Ergenekon/Sledgehammer risalenti al 2003.

Cenni storici: il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di Erdogan, che rappresenta la maggioranza dei turchi che rifiutano l'eredità del pedofilo Ebreo Donmeh Attaturk, fatta di "forzata laicizzazione" brutalmente autoritaria" e di genocidio culturale, tra cui l'abolizione della lingua scritta turca, è salito al potere nel 2002. Il trionfo del moderato JDP, partito democratico-islamica terrorizzò le forze kemaliste (forze fasciste dedite al culto di Attaturk), che cospirarono con gli Stati Uniti neocon-sionisti organizzatori del  9/11 per organizzare un evento di 9/11 stile in Turchia per rovesciare Erdogan.
Questo tentativo di colpo di stato, come quello di ieri, non riuscì. E può essere fallito per lo stesso motivo.
Durante la colazione, il capo della polizia nazionale turca mi spiegò come lui e i suoi colleghi avessero sventato il tentativo di golpe Ergenekon/Sledgehammer e incarcerato centinaia di militari di alto livello e di membri di punta dei servizi segreti, sequestrandone anche le proprietà nel mondo degli affari e dei media. (Questo è quello che avrebbe dovuto accadere negli Stati Uniti dopo il 9/11 ... o meglio ancora, prima del 9/11.)

Il direttore nazionale della polizia mi spiegò che la sua agenzia aveva costruito una rete di intelligence migliore rispetto a quella dei militari. Fu spia contro spia, tutti intercettavano tutti, ma la Polizia Nazionale prevalse, in parte grazie a apparecchiature ottenute dall'Europa. (Hanno anche una "rete di risorse umane" più grande e migliore, perché a differenza dei kemalisti rappresentano la maggioranza della popolazione).




Dal 2003 e in particolare nel corso degli ultimi cinque anni, alcuni della polizia nazionale che sostengono l'Islam e la democrazia sono stati ingannati e cooptati dal organizzazione controllata da Cia-Mossad di Fetullah Gulen. Così nell'ultimo round del gioco turco di spia contro spia, i lealisti della Polizia Nazionale hanno avuto a che fare non solo con i kemalisti del campo militare, ma anche con i traditori all'interno delle loro stesse fila.

Quindi, ecco la mia  teoria della cospirazione LIHOP (Let It Happen On Purpose) [Di proposito lasciare che accada] riguardante l'ultimo tentativo di golpe. La mia ipotesi è che le forze fedeli a Erdogan, all'Islam e alla democrazia (non necessariamente in questo ordine) erano nella parte superiore del diagramma del colpo di stato molto tempo prima che si concretizzasse.

Piuttosto che cercare di arrestare i golpisti in anticipo e, successivamente, essere accusati di "violazioni dei diritti umani" e di "schiacciare tutti i dissidenti anti Erdogan" da parte dell'Occidente, le forze lealiste hanno mantenuto un basso profilo e nascosto la loro conoscenza in anticipo di quello che sarebbe avvenuto. In questo modo, quando il tentativo di colpo di stato è divenuto pubblico, le forze anti-colpo di stato sono state in grado di evitare che avesse successo per poi ottenere il sostegno popolare per Erdogan e per il più grande progetto democratico-islamica, annientando in modo definitivo le forze pro-colpo di stato per assicurarsi che niente di simile potesse accadere di nuovo.

Spero che ci riescano.

A differenza di alcuni miei colleghi di VT, tifo per le forze anti-colpo di stato in Turchia... anche se si sono impegnate in un po' di congiura LIHOP lungo la strada.


Certo, Erdogan non è un santo. Ha fatto alcuni errori terribili, tra cui l'adesione al piano sionista occidentale di destabilizzazione della Siria, il giro di vite sui separatisti curdi e la svendita del popolo di Gaza rifiutando di inviare la Marina turca a porre fine al blocco israeliano illegale, come aveva promesso dopo l'incidente Mavi Marmara.

Ma le alternative a Erdogan sono ancora peggiori. Le forze traditrici pro-colpo di stato dell'esercito sono guidate da pedofili Donmeh e da signori della droga dello stato profondo. E Fetullah Gulen, pseudo-islamica opposizione ad Erdogan, è una creatura di quello stesso stato profondo e uno strumento della Cia-Mossad.
Si può scommettere che né i kemalisti né Gulen, né la combinazione dei due che avrebbe governato la Turchia se se il colpo di stato fosse riuscito, avrebbe cercato di liberare Gaza. Al contrario, entrambi sono molto più filo-sionisti di Erdogan.

Il popolo turco non si è ingannato. Come i venezuelani che fermarono il colpo di stato anti-Hugo-Chavez, i turchi hanno posto i loro corpi in prima linea per salvare la democrazia del loro paese.

Gilad Atzmon segna un valido punto nel suo recente intervento pro-Erdogan, nella diatriba anti-colpo di stato:

Il golpe militare sconfitto dal popolo

Gilad si chiede:


"...è possibile che le masse che ieri hanno salvato la Turchia vedano il loro governo e il loro presidente come una continuazione del loro vero sé? Forse Erdogan personifica la loro eredità ottomana e aiuta i turchi a liberarsi dall'identità pseudo occidentale imposta loro da (alcuni insistono, dall'ebreo) Kamal Ataturk un secolo fa. E' possibile che Erdogan abbia permesso ai turchi di tornare alle loro status di nazione orgogliosa? La Turchia si è trasformata da una fonte di manodopera a basso costo alla periferia d'Europa in una superpotenza regionale".
Erdogan è regolarmente attaccato per voler essere un "califfo" da parte di persone che non hanno alcuna conoscenza reale della storia turca e islamica moderna. La gente della Turchia di oggi e il resto del mondo, 1,8 miliardi di musulmani, non sono stati consultati quando i sionisti occidentali schiacciarono l'Impero Ottomano e, utilizzando il loro strumento pedofilo Donmeh Ataturk, abolirono il Califfato, un'istituzione assolutamente centrale per i sunniti. (I musulmani sunniti vedono la distruzione del Califfato da parte dei nemici dell'Islam circa allo stesso modo in cui i cattolici vedono la distruzione del papato e la Chiesa di Roma dai nemici del cristianesimo).

I sondaggi mostrano che circa due terzi dei musulmani di oggi, il che significa più di un miliardo di persone, vuole ristabilire il Califfato. Il partito al governo della Turchia è parte di un più ampio movimento islamico che vuole fare questo in modo graduale, moderatamente e democraticamente, ma è timido nel dichiarare questo apertamente per paura di inimicarsi i potenti nemici dell'Islam. La maggior parte della Fratellanza Musulmana globale è d'accordo con quel programma. (La Fratellanza Musulmana rinunciò ufficialmente alla violenza nel 1970, anche se correttamente sostiene il diritto di resistenza contro l'occupazione; la recente catastrofe in Siria è un caso eccezionale dovuto alla Fratellanza Musulmana siriana che ha sofferto decenni di persecuzioni che hanno portato alla radicalizzazione. Non fatemi iniziare a parlare delle idiote teorie del complotto anti-Fratelli Musulmani iniettate nel settore stupido dei media alternativi dai soliti noti).

I machiavellici leader occidentali/sionisti sono preoccupati se la Turchia diventa sempre più potente, prospera e islamica. Il loro incubo finale è un Califfato restaurato che unisca paesi musulmani contigui a maggioranza sunnita, che controllano la maggior parte delle migliori riserve energetiche del mondo e che usino questo controllo per creare una nuova valuta basata sulla merce, un dinaro d'oro e dinaro d'argento basati sul petrolio che rapidamente diventerebbe de facto la valuta di riserva del mondo (guardate cosa hanno fatto a Gheddafi per aver fatto un piccolo passo in quella direzione).

L'Impero Sionista-NATO ha attirato Erdogan in Siria per lo stesso motivo per cui ha attirato la Russia in Afghanistan nel 1980: "Dare a loro il proprio Vietnam". La distruzione della Siria è stato progettata non solo per schiacciare l'opposizione araba e dei suoi alleati iraniani ad Israele , ma anche per azzoppare la Turchia, al fine di ostacolare la sua ascesa come superpotenza democratica-islamica che apre la strada verso un Califfato restaurato.

A breve termine, la trama NATO-Sionista per distruggere la Siria e destabilizzare la Turchia ha avuto successo. Ma la tendenza storica di lungo termine corre nella direzione opposta. Mentre l'UE e la NATO cadono a pezzi e l'Occidente declina precipitosamente dalla sua posizione attuale di dominio economico-tecnologico-politico-militare globale, il sorgere di un mondo islamico unificato è una fatalità storica.
 Perché?

I musulmani sono uniti da una lingua comune, l'arabo, che ogni musulmano deve imparare. (Il Corano non esiste in qualsiasi altra lingua, non c'è alcuna cosa come una traduzione del Corano, solo interpretazioni palesemente inadeguate).

I musulmani sono uniti da una cultura comune: quello che Marshall Hodgson chiama cultura "Islamizzata". (Esso comprende molti non-musulmani).

I musulmani sono uniti da una moneta comune: il dinaro d'oro e d'argento dirham, l'unica moneta accettabile per la Zakaat, uno dei cinque pilastri dell'Islam.

I musulmani sono uniti da un odio comune per la riba (usura), la base dell'economia di oggi, e se viene data loro mezza possibilità, schiacceranno la cabala bancario internazionale e la metteranno definitivamente fuori dal mercato.

I musulmani sono uniti da un accordo per cui raggiungere l'unità politica del mondo islamico è un dovere religioso. Questo è dove sunniti e sciiti leggermente divergono; è il motivo per cui è il motivo per cui l'Impero sionista-NATO sta facendo tutto il possibile per esaltare le lievissime differenze tra sunniti e sciiti che in realtà esistono, utilizzandole come cunei al fine di annientare la Casa dell'Islam.

Così il progetto anti-Erdogan in Turchia è in realtà una piccola parte di un progetto anti-Islam molto più grande. Le persone che hanno cercato di distruggere la democrazia islamica in Turchia attraverso la trappola della Siria e ieri attraverso il fallito colpo di stato, sono le stesse persone che hanno messo in scena il 9/11 per lanciare la guerra contro l'Islam (mascherata da "guerra al terrore") e che hanno creato l' "ISIS" (Israel Secret Intelligence Service) come arma di propaganda contro lo sforzo legittimo dei musulmani per ripristinare la loro unità politica.

E penso che tutti noi sappiamo che queste persone sono le seguenti: i bankster che governano il mondo attraverso il loro impero sionista-NATO e che sarànno gettati nella pattumiera proverbiale della storia quando l'Islam si alzerà per riconquistare il suo posto al centro della civiltà globale.