domenica 31 marzo 2013

Navi. elicotteri, marò.



di Guido Fontana Ros della redazione Noicomunisti




Aiesh Binki uno dei 2 pescatori uccisi
Avvertenza preliminare. Noi ci basiamo su quello che è stato diffuso in rete e nei media. Chiaramente siamo pronti a cambiare la nostra opinione sui fatti disponendo di informazioni ulteriori e attendibili. E’ un caso dove viene prodotta una grande cortina fumogena. 

Il fatto. 15 febbraio 2012 due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, vengono uccisi da colpi di arma da fuoco a bordo della loro barca al largo delle coste del Kerala. Nella stessa zona si trovava la petroliera Enrica Lexie, (qui per sapere dove si trova ora) vuota, pare diretta in Egitto. Dovendo passare al largo delle coste somale, teatro di frequenti episodi di pirateria, oltre ai 28 membri dell’equipaggio, imbarca anche 6 fucilieri di marina del Battaglione San Marco (anche se noi stessi l’abbiamo utilizzato nel titolo, il termine marò andrebbe evitato in quanto ricorda i militari della X MAS del fascista Junio Valerio Borghese). Circa alle 16,30, ora locale, i 2 fucilieri di marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che sono di guardia esplodono una serie di colpi di avvertimento verso un’imbarcazione che, nonostante le segnalazioni punta verso la Lexie. (qui la testimonianza del comandante in seconda della petroliera) 

I 2 fucilieri di marina accusati

Si tratta forse del peschereccio dello stato indiano del Kerala, il Saint Anthony con 11 pescatori a bordo? Il peschereccio, via radio, contatta la capitaneria di Kollam, riportando l’accaduto. La guardia costiera di Kollam, utilizzando le rilevazioni satellitari, individua in zona la petroliera italiana e chiede se fosse stata oggetto di un attacco piratesco, ne riceve conferma. A questo punto viene richiesto l’attracco della petroliera al porto di Kochi. Il comandante dell’Enrica Lexie, Umberto Vitelli, nonostante il parere contrario della Marina Italiana, ubbidisce e comincia il caos. I 2 fucilieri di marina vengono infatti arrestati 2 giorni dopo e formalmente incriminati di omicidio…

La petroliera Enrica Lexie


Le reazioni. A destra: “… riportiamo a casa i nostri ragazzi. I nostri eroi. Indiani bastardi e subumani”. Il solito bla bla retorico di chi, in preda a una vera e propria patologia psichiatrica, vede il mondo con la lente dei propri preconcetti. Infatti si trascura il fatto che l’India non è più quella di Rudyard Kipling e non è quella di Sai Baba o di Madre Teresa di Calcutta, bensì è una grande nazione che comincia giocare un ruolo imperialistico nella regione. 


A sinistra: “Fascisti bastardi e assassini” (riferito ai 2 fucilieri di marina). A sinistra hanno forse lo stesso meccanismo di pensiero di quelli della destra? Allora anche quelli di “sinistra” in realtà sono di destra? Mah. 

In India: Kollam, cittadina da cui provenivano i pescatori uccisi, per un paio di giorni dopo il fatto, è teatro di manifestazioni popolari al grido di “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli’’, “giustizia per i nostri pescatori’’ e “massima pena per i marines italiani”. 

Antefatto. Ci sarà pure qualche minus habens all’origine del pasticcio? Ce n’è più di uno. Svetta su tutti Ignazio La Russa, gioia dei darwinisti essendo forse l’anello mancante nella catena dell’evoluzione dei primati. 
Un problema a livello internazionale è la pirateria praticata in certe aree del mondo, soprattutto al largo delle coste somale. A questo riguardo sarebbe oltremodo interessante indagare quali ragioni inconfessabili ci possano essere dietro al fatto che si permetta a un pugno di signori della guerra di controllare una specie di santuario per i pirati in Somalia.
Zone di pirateria


Anche le navi italiane necessitano di protezione ed ecco la genialata: lo stato italiano affitta, come se fossero mercenari, pardonnez nous, volevamo dire contractors, termine molto più cool, soldati delle forze armate italiane ad armatori privati. Complimentoni.
Infatti, il nostro Ignazio, nella veste di Ministro della Difesa, firma il decreto del 12 luglio 2001 con cui istituisce i NMP (Nuclei Militari di protezione). Si tratta di militari dello Stato italiano cui viene conferito lo status di ufficiale di polizia giudiziaria per quanto attiene ai reati previste dagli art. 1135 -1136 del Codice della Navigazione. Naturalmente ci si “dimentica” di stabilire con chiarezza sia le regole di ingaggio che la catena di comando cui devono essere sottoposti questi militari a noleggio… 

Inquadramento giuridico dell’episodio alla luce del Diritto Internazionale. Viene accertato, secondo le autorità indiane il nesso causale tra i colpi esplosi dai fucili d’assalto Beretta AR 70/90 dei 2 fucilieri della San Marco e le ferite mortali dei 2 pescatori indiani e i fori nella chiglia del peschereccio indiano. In realtà i fatti non sono del tutto ben acclarati: i corpi delle vittime sono sepolti in gran fretta, alla perizia balistica non han potuto partecipare i nostri periti e la Saint Anthony è stata fatta demolire dal governo del Kerala o dal governo federale, non si sa… la scatola nera della Lexie, guarda caso, ufficialmente viene cancellata il giorno dopo il fatto…; comunque sia, al massimo ci troviamo di fronte a un omicidio colposo o al limite preterintenzionale. Omicidio avvenuto, come riconosciuto dalle stesse autorità indiane a 20,5 miglia dalle coste del Kerala, quindi in acque internazionali. In questo caso la giurisdizione dovrebbe essere dello stato cui appartiene il naviglio coinvolto. 
Appunto, 20,5 miglia dalla costa sono acque internazionali . Non importa in questo caso che si trattasse di una zona contigua alle acque territoriali indiane, le zone contigue non sono né sotto la giurisdizione indiana né sotto quella di qualsiasi altro Stato ma sotto la giurisdizione internazionale. Le zone contigue possono essere zone di sfruttamento economico da parte dello stato rivierasco e, per inciso, sono zone dove i pescatori indiani pescano abitualmente e spesso “puntano” le grandi navi per farle deviare dalle zone in cui hanno steso le reti. 
Proprio per questo la pretesa indiana di processare i 2 fucilieri non appare infondata perché la giurisdizione internazionale prevede che il reato sia giudicato a seconda della imbarcazione. Quindi i colpi sono partiti da un’imbarcazione italiana ma le vittime erano su un naviglio indiano e per la legge indiana, reati commessi contro cittadini indiani su un’imbarcazione indiana, benché commessi in acque internazionali, sono di giurisdizione indiana. Situazione complessa che necessitava di soluzioni diplomatiche improntate al più elementare buon senso che avrebbe suggerito processo in India e pena in Italia. Cosa, sicuramente non avvenuta. Siamo sicuri che questo sia avvenuto esclusivamente per la dabbenaggine del Ministro Terzi di Sant’Agata e non ci siano stati mestatori che avrebbero tratto vantaggio dall’acuirsi della crisi diplomatica italo-indiana? 

Dopo la nave oceanografica da 5 mila tonnellate Sagar Nidhi, consegnata nel 2008 all’Istituto Oceanografico indiano, Fincantieri ha fornito pochi mesi fa all’India la Shakti, seconda di due grandi navi rifornitrici di squadra da 27mila 500 tonnellate per la Marina (l’altra è la Deepak, e insieme valgono oltre 300 milioni di euro), Inoltre, ha ottenuto lo scorso novembre un contratto da circa 30 milioni per la progettazione di sette fregate da 6mila 200 tonnellate della nuova classe P17A, o Shivalik. Le navi saranno realizzate in due cantieri indiani, il Mazagon Dock di Mumbai e il Garden Reach di Kolkata, ma Fincantieri aspira ad accaparrarsi qualcosa di più della semplice pregettazione: intende infatti acquisire i contratti, ben più interessanti, per la loro realizzazione (ogni nave costerà circa 900 milioni di euro) fornendo, per esempio, assistenza e tecnologia nel settore delle costruzioni navali modulari, un know how che i cantieri locali non posseggono ancora, ma che offrono anche altre aziende cantieristiche la cui concorrenza andrà battuta sul campo. 
Sempre Fincantieri ha ricevuto nel 2004 un prestigioso incarico: quello di progettare l’intero apparato motore della Vikrant, la prima vera portaerei indiana attualmente in costruzione proprio nei cantieri di Kochi, il porto dove ora è attraccata l’Enrica Lexie. La Selex Sistemi Integrati, società della galassia Finmeccanica, ha recentemente firmato un contratto multimilionario per la fornitura di un radar RAN40L e per i super-segreti dispositivi IFF (cioè, quelli che servono a capire se una nave o un aereo in avvicinamento sono amici o nemici) da installare sulla nuova portaerei. Della quale, è bene ricordarlo, si sa già che la Marina vuole un secondo esemplare, il che porterebbe al più che probabile raddoppio delle forniture. Sempre Selex ha fornito in passato molta elettronica per altre fregate indiane, le classi Godavari e Brahmaputra. 
Ma il vero contratto del secolo, quello che farebbe gola a qualsiasi industria degli armamenti, riguarda i 126 caccia che l’Aeronautica indiana intende acquisire in base al programma MMRCA (Medium Multi-Role Combat Aircraft), un boccone da almeno 12 miliardi dollari (più gli “optional”, non certo a buon mercato) che è stato oggetto di una feroce battaglia, prima tra una rosa di concorrenti della quale facevano parte anche le proposte di Stati Uniti e Svezia, e poi tra i due finalisti: il Rafale della francese Dassault (gruppo Eads) e il Typhoon del consorzio Eurofighter, che è già in servizio o in fase di acquisizione nelle forze aeree di Arabia Saudita, Austria, Italia, Germania, Inghilterra e Spagna. Per inciso, l’ala sinistra e alcune parti della fusoliera del super-caccia europeo sono realizzate in Italia da Alenia Aeronautica, senza contare altre componenti affidate a industrie italiane. Insomma, il nostro apparato industrial-militare è fortemente interessato alla mega-commessa MMRCA.
Eurofighter Typhoon


Sfortunatamente, il 31 gennaio scorso il ministero della Difesa indiano ha comunicato che la vittoria è andata al caccia francese, che però pare abbia vinto principalmente per il prezzo, più basso di 4-5 milioni di dollari al pezzo rispetto al Typhoon. Insomma, le solite voci di corridoio dicono che in realtà i piloti indiani preferiscano quest’ultimo e che siano stati costretti a digerire il Rafale solo per questioni economiche, anche se va detto che il caccia francese, a differenza del concorrente, è già disponibile nella versione “navalizzata” (ce l’ha la Francia) adatta alla nuova portaerei indiana, della quale l’aereo diverrebbe l’arma principale. Insomma, le ultime indiscrezioni dicono che Eurofighter non abbia ancora gettato la spugna e che si prepari a un ultimo, disperato tentativo di vincere la gara abbassando le pretese in denaro. 
Tornando alla vicenda dei due marò e al perché la loro vicenda venga definita “ingarbugliata” e abbia costretto l’italia a mobilitare le sue migliori energie diplomatiche. L’atteggiamento a dir poco intransigente di Nuova Delhi nella vicenda (e forse anche il mistero che circonda il vero svolgimento dei fatti in mare) potrebbe essere nient’altro di più che una sottile ma formidabile arma di pressione per costringere l’Italia, quale membro del consorzio Eurofighter, a far leva sul consorzio stesso affinché renda più robusto quello sconto che permetterebbe all’India di mettere le mani sull’ambito Typhoon a un prezzo più ragionevole. Senza contare, ovviamente, che sul piatto della bilancia ci sono anche tutte le altre forniture per le quali l’industria degli armamenti italiana compete da sola, con trattative ancora in corso, e pure i programmi futuri di un India che sta dando un enorme impulso al rinnovamento delle sue Forze Armate.” 
Bene ammettiamo che questo sia l’interesse del governo indiano, siamo sicuri che non ce ne siano altri?
Quelli francesi ad esempio della Dassault Mirage o della Lokheed Martin o della Douglas Mc Donnel o di qualche multinazionale degli armamenti israeliana che non sarebbero dispiaciute nel sostituire la Fincantieri nelle ghiottissime commesse.
Agusta Aw-101


E non diciamo nulla della vicenda Finmeccanica/tangenti pagate al ministero della Difesa indiano per la commessa dei 12 elicotteri (qui la notizia degli ultimi sviluppi) Agusta Aw-101 o dei siluri “black shark” della Whitehead Sistemi Subacquei, controllata di Finmeccanica? E qui oltre all’azione di potenti concorrenti dobbiamo anche tener conto dell’appetito che suscita in molte corporation questa grande azienda nazionale. Magari condurla in cattive acque, annullando le commesse del governo indiano non ne farebbe abbassare di molto il valore di mercato? A questo punto una domanda sorge spontanea, il Ministro degli Esteri, Terzi di Sant’Agata e il Ministro della Difesa, l’Ammiraglio Giampaolo Di Paola, vista l’apparente gestione dissennata della vicenda, a chi hanno giurato fedeltà?





sabato 30 marzo 2013

Etnocentrismo, russofobia e pregiudizio anticomunista di Eric J. Hosbawm

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Di Cristiano Alves

Traduzione Danila Cucurnia e Guido Fontana Ros




La Pagina Vermelha identificò nell’opera, “The Age of Extremes: the short twentieth century. 1914-1991” (pubblicato in Italia con il titolo “Il Secolo breve: 1914-1991”) del cosiddetto "famoso storico marxista", una serie di falsi che vanno dalla disinformazione sul sistema politico sovietico fino alla russofobia e all'etnocentrismo.

Eric J. Hobsbawm


E’ molto comune sentire il nome di Hobsbawm nei quattro angoli del mondo accademico, in particolare nelle facoltà di Storia. Il suo lavoro è consigliato in uno dei più ambiti concorsi in Brasile, la carriera diplomatica, il cui programma prevede lo studio del "Secolo breve" dell’autore, egiziano di nascita e cittadino britannico. In realtà, molti lo vedono come “l'ultima parola in fatto di storia”, una specie di guru per alcuni, che influenza anche la cosiddetta “sinistra vera”, cioè coloro che, a sinistra si definiscono, apertamente o meno, “l'ultima parola in termini di marxismo”. La sua influenza è rafforzata ancora di più a causa della militanza nel CPGB, vale a dire nel Partito Comunista della Gran Bretagna. Tuttavia la verità e l'intenzione di trasmetterla non sono sempre elementi contenuti nei libri di Eric John Hobsbawm. La verità dovrebbe essere cercata e diffusa, in modo che nuovi errori non si ripetano e che le menzogne che sono come un muro che impedisce di vedere la verità, possano essere distrutte.
“Il Secolo breve”, così come molte altre opere di Hobsbawm, è un punto di riferimento per molte persone per quanto riguarda la storia del XX secolo, a prescindere dalle loro idee politiche fino al punto che, lo storico britannico può radunare nello stesso gruppo di estimatori sia persone di “sinistra” che di “destra” ed è classificato come tale da entrambi i gruppi. Il titolo stesso del libro è di parte perché deduce implicitamente (e si deve leggere l'intero libro per rendersene conto), il “Secolo breve” è un periodo di “estrema sinistra” e di “estrema destra”, che hanno fortemente influenzato il mondo in cui viviamo. Non è un segreto che le tendenze esistono, tuttavia, per Hobsbawm la “estrema sinistra” non è altro che la tendenza presentata da parte dell'Unione Sovietica e degli altri paesi che di fatto hanno cercato di realizzare il socialismo nei loro paesi, a differenza del CPGB, che lo fa solo a parole. Per Hobsbawm le idee di Lenin e Stalin sono “di estrema sinistra” e un estratto dal libro che corrobora questa tesi si trova nel capitolo "Il socialismo reale" (pagina 363). Questo capitolo espone una vasta ricerca sul socialismo in alcuni paesi della Cortina di Ferro, trascurando tuttavia, che non tutti questi stati di “orientamento marxista” erano necessariamente degli Stati Socialisti, alcuni erano Repubbliche Popolari; inoltre commette una leggerezza nel trascurare la difesa fatta da Marx, dell'Economia Pianificata e Centralizzata, che è difesa dal filosofo tedesco già nel Manifesto del Partito Comunista. Finora, nessun problema, l'autore fa anche una analisi accurata della figura di Nikolay Bucharin, che Hobsbawm identifica giustamente come un “proto-Gorbaciov”, analisi che va contro quella dello storico belga Ludo Martens. (1)
Secondo William Bland, marxista britannico, “antistalinismo” è anticomunismo, dal momento che il primo termine non è niente di più che un modo di attaccare non l'uomo I.V. Stalin, ma il suo lavoro nell’edificare il primo Stato socialista della storia, poiché la sua opera seguì quasi alla lettera gli scritti di Karl Heinrich Marx, e l’ “antistalinismo” è il grande totem di Hobsbawm. Parlando di Stalin, il cui governo condusse la Russia dall’aratro all'era del nucleare (quindi la forma più avanzata della tecnologia del tempo), parole di Winston Churchill, anche lui inglese, Hobsbawm non nasconde la sua avversione contro l'ex calzolaio georgiano, presentandolo come un "autocrate di ferocia, crudeltà e mancanza di scrupoli eccezionali, che per molti erano “uniche”. (2) Questo punto di vista, tuttavia, può essere facilmente confutato da un certo numero di autori che vanno da sua figlia Svetlana citata nel libro “Venti lettere ad un amico”, dello storico Simon Sebag Montefiore(anche lui inglese), autore di “Giovane Stalin”, libro che ha avuto un successo di vendite in Europa, in quanto mostra un lato sconosciuto del leader sovietico, un poeta del Caucaso. Va però ricordato qui che questo stesso signor Montefiore, in una delle sue opere, insinua che “la madre di Stalin era una prostituta, perché era molto povera e probabilmente non sarebbe riuscita a sopravvivere lavando solo i panni" (in poche parole, per S. Montefiore, Stalin era letteralmente un “figlio di puttana”), tale è il suo pregiudizio elitista. (3)
L'idea che “Stalin fosse un dittatore” (termine che, Hobsbawm sostituisce con “autocrate” per non cadere nel cliché), è oggetto di onanismo politico dei sostenitori del liberalismo economico, del conservatorismo e delle altre idee politiche della classe degli sfruttatori del popolo, ed è anche oggetto dell’onanismo politico di estrema sinistra, che per Lenin era una “malattia infantile del comunismo”. (4) L'idea di “Stalin dittatore assolutista”, realistica quanto un cavallo alato o un leone parlante, è stata chiarita in un dialogo di Stalin con Eugenio Lyons (5), che lo ha intervistato personalmente e confutata da autori come William Bland, il quale ha studiato il suo governo e anche la sua personalità in base alla testimonianza delle persone che erano con lui. Gli studi di Bland dimostrano che Stalin, come Premier nel governo sovietico, aveva minor potere del Presidente degli Stati Uniti. Mentre Stalin era Segretario Generale del PCUS e Capo del Governo sovietico (ma non di Stato), il Presidente americano era sia capo del governo che presidente dello Stato. Questa limitazione del potere di Stalin in seguito venne anche riconosciuta dal Presidente Usa, Harry Truman, che nel corso dei negoziati sulle aree di influenza in Europa disse che non si poteva prendere le “decisioni dello Zio Joe” come parametri (nota: Stalin) (6), in quanto era “prigioniero del Politburo”. Questa versione è supportata dallo studioso statuinitense Grover Furr che l’ampliò in un dibattito con un professore del Regno Unito, dando origine a un testo importante in materia, che mostra i limiti del governo di Stalin. (7) Questo stesso autore, nel suo “Stalin e la lotta per la riforma democratica” (8), mostra diversi limiti dell’autorità del leader georgiano e presenta anche un fatto ignorato da quasi tutti gli studiosi del Premier sovietico: la proposta di elezioni dirette per i membri del governo sovietico da inserire nella Costituzione del 1936, incontrò il veto da parte degli altri membri del Politburo. Grover Furr, sulla base di studi di un famoso storico russo, il dottor Yuri Zhukov, sostiene che è una menzogna il mito di Stalin come “onnipotente dittatore”. Ancora, il leader albanese Enver Hodja disse che “Stalin non era un tiranno, un despota”, ma “un uomo di principi”. (9) Anche Sidney e Beatrice Webb, in “Il comunismo sovietico: una nuova civiltà”, respingono l'idea che lo Stato sovietico fosse governato da una sola persona. (10)
Atlete sovietiche durante una parata
negli anni '30

Confutata l'idea di “Stalin l’autocrate”, è necessario mettere in discussione, indagare e concludere a riguardo dell'idea di “Stalin il crudele”, adottando una corrente di pensiero che non ha nulla di “stalinista”, ma piuttosto di razionalista più vicina a Voltaire che a Stalin. L'immagine di questo “rosso Darth Vader”, venduta da storici come Hobsbawm, il cui pregiudizio antistalinista lo porta agli estremi, è stato studiata dal marxista-leninista inglese William Bland. Nel suo studio “Il culto della personalità” (11), Bland riporta che, secondo il leader albanese Enver Hodja, “Stalin era piuttosto modesto e gentile con le persone, i quadri e i colleghi” e secondo l'ambasciatore americano in Unione Sovietica, Joseph Davies, citato nel lavoro di Bland, Stalin era un uomo semplice, dai modi affabili. In contrasto con questa immagine di crudeltà, la figlia di Stalin, Svetlana Alilulyeva, descrive il leader sovietico come un padre premuroso, amorevole. Secondo Georgiy Zhukov, il maresciallo dell'Unione Sovietica, “Stalin conquistava il cuore di tutti coloro con cui egli conversava” .(12) Come se queste dichiarazioni non bastassero, il “crudele Stalin” non ordinò mai l'arresto di Mihail Bulgakov, uno scrittore che la pensava diversamente circa lo stato sovietico ed era molto critico; apprezzava il talento di Maria Yudina, pianista considerata pazza in URSS, ma ammirata da Stalin ed aveva come hobby non la caccia o la pesca, ma semplicemente piantare alberi o piante da giardino, caratteristiche insolite in un “ragazzo crudele”. Se si vuole affermare che “Stalin era crudele” è necessario dimostrare una tale affermazione, ad esempio, con documenti degli atti di Stalin che dimostrino crudeltà; tali documenti non esistono, rendendo in tal modo le affermazioni di Hobsbawm pure sofisticherie.(13)
Stalin secondo Eric J. Hobsbwam

Non fosse sufficiente l’avversione anti-Stalin di Hobsbawm, da far invidia a qualsiasi propagandista del Terzo Reich, Hobsbawm raggiunge un altro estremo affermando che “pochi uomini manipolarono il terrore in scala più universale”. Ci si può chiedere perché Eric abbia aggiunto questa descrizione; definire Stalin “crudele e autoritario” non era sufficiente per il britannico? Si può presumere che questa dichiarazione sia stata inserita come un modo per “proteggere” l'autore di “Il secolo breve” in caso di caso di accuse di essere "stalinista" da parte dei suoi editori o patrocinatori borghesi. Un apprezzamento di Hobsbawm per la Banca Mondiale in quel libro può essere indicativo di una delle sue fonti di finanziamento. E’ comune per alcuni individui confondere “l'amore per una cosa” con "l'odio per un’altra”, utilizzando l’odio come un modo per mostrare “apprezzamento” per qualcos'altro, come Hitler in Germania, essendo austriaco, usava l'odio per gli slavi , i neri e gli ebrei come un modo per dimostrare un presunto “amore” per il paese, o come il marito che picchia la moglie come un modo per dimostrare che “l'ama”. Ancora una volta, questo tentativo disperato di Hobsbawm di disorientarci con i suoi sofismi attraverso un linguaggio di odio avviene prima degli studi del dottor Yuri Zhukov e del professor Grover Furr. Anche il discorso di Nikita Kruschev al XX Congresso del PCUS, che potrebbe conferire una certo legittimità allo storico britannico è stato dimostrato essere falso da parte di un certo professore americano nel suo "Kruschev ha mentito", dove dimostra che 60 delle 61 accuse che Kruschev mosse nel suo discorso al Congresso sono false, discorso, diciamo per inciso, che viene ignorato da Eric Hobsbawm, pur essendo uno dei discorsi più importanti del XX secolo; la sua opera è priva di qualsiasi seria indagine su questo discorso e sulla sua veridicità. Il Professor Grover Furr, responsabile delle indagini e dell’esporre la natura fraudolenta del discorso di Kruschev, dimostra quanto sia falsa l'idea di Stalin come “l’onnipotente sovietico”, dimostrando che questo non esercitava neanche il controllo sulla NKVD, organo preposto alla difesa della Rivoluzione Bolscevica che negli anni ’30 del secolo scorso commise gravi abusi di potere sotto la guida di Genrich Jagoda e Nikolay Yezhov, entrambi licenziati, perseguiti, processati e condannati. Yezhov venne poi sostituito da da Lavrentij Beria.
Giocando il ruolo del fustigatore del marxismo al servizio delle forze reazionarie, Hobsbawm descrive la crescita del sistema sovietico come il risultato di una “forza lavoro oscillante tra i 4 e i 13 milioni di persone imprigionate (nei gulag)” citando Van der Linden. Questa cifra assurda è stata contestata da una serie di autori e confutata da documenti resi pubblici nell'era della Glasnost e firmati dal Procuratore generale dell'Unione Sovietica R. Rudenko, dal ministro degli Interni S. Kruglov e dal ministro della Giustizia K. Gorshenin, che mostrano il numero di circa 2 milioni di detenuti in URSS, un numero inferiore in sia in termini assoluti che in proporzione al numero dei detenuti negli Stati Uniti (che nel il 2006 è stato di 7 milioni di detenuti). La stessa tabella rilasciata dal governo antistalinista di M. Gorbaciov è stata pubblicata dallo svedese Mario Sousa (14), da Alexander Dugin, da Zemskov e da Ludo Martens. E’ la prova che autori come Hobsbawm e gli altri della sua cricca deliberatamente mentono quando si tratta di "Unione Sovietica", cosa che non ha il coraggio di fare quando si parla dei propri paese, responsabile della morte di milioni di persone in tutto il mondo Si stima che la Gran Bretagna, il paese di Hobsbawm, ha deliberatamente provocato una carestia in India, che uccise circa 30 milioni di persone. È interessante notare che il suo sovrano, la Regina Elisabetta II e i suoi ministri, non siano oggetto nemmeno della metà degli epiteti che lo storico getta furiosamente e irresponsabilmente su Stalin.
Adottando una posizione reazionaria, Hobsbawm, attribuisce la carestia in Ucraina del 1932-33 alla “collettivizzazione dell'agricoltura” misura adottata per promuovere la giustizia sociale nel settore ed eliminare la figura del kulak; lo storico britannico ignora completamente il ruolo svolto da questi ultimi nel sabotaggio dell’agricoltura e fattori quali, il tifo e la siccità ricercati e dettagliatamente discussi nei particolari dallo storico belga Ludo Martens (15). Con pochissima obiettività, E. Hobsbawm descrive Stalin come un "uomo piccolo di m "1,58", anche se le cartelle cliniche lo indicano di m 1.71 e le osservazioni di Graham Wallace, medico di Harry Truman (16) lo descrivono della stessa altezza di Hitler che era di circa m 1.73 e le schede informative del governo zarista lo danno sul m 1.74. A pagina 386 della edizione portoghese del suo libro, Hobsbawm, secondo il suoi soliti anti-sovietismo e russofobia, descrive l'Unione Sovietica come responsabile del “saccheggio” dei paesi poi liberati dall'Armata Rossa. In un atto di vigliaccheria, omette di informare il lettore che questi paesi liberati erano ex alleati della Germania nazista che, insieme con questa, parteciparono al massacro di oltre 20 milioni di cittadini sovietici, paesi come la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Romania e la Bulgaria, il cui contingente inviato per l’operazione Barbarossa superò i 300.000 uomini. Parlando di Ungheria, tra l'altro, Hobsbawm osa difendere la rivolta del 1956, organizzata dai sostenitori del fascista Horty, alleato di Hitler durante la seconda guerra mondiale.
Senza dubbio, uno dei punti più curiosi del “Il Secolo breve” è l'ossessione antistalinista latente in Eric Hobsbawm, che lo porta a spogliarsi di ogni metodo dialettico per abbracciare il metodo manicheo. Pochi nomi nel suo libro impregnato di soggettivismo sono così demonizzati come la figura di Stalin. Nemmeno Hitler, il cui progetto politico sterminò circa 60 milioni di persone (17) ed includeva nel suo programma, un aperto razzismo, è descritto come “tiranno, crudele e malvagio”. Nel libro di Hobsbawm, nemmeno Harry Truman, il cui governo ha introdotto i batteri della sifilide in centinaia di persone per usarle come cavie umane, è descritto come “perverso”. Nomi come Mussolini, Margaret Thatcher e altri personaggi reazionari del XX secolo non hanno ricevuto uno spazio speciale di demonizzazione come il responsabile della distruzione di più del 70% delle forze naziste.
Cosa vuole ottenere e qual è l’obiettivo perseguito da Eric Hobsbawm con il suo onanismo politico? Ritiene davvero che tutti i suoi lettori siano stupidi o senza cervello nonché incapaci di ricerca nei confronti di un personaggio di così grande importanza nel XX secolo, considerato uno dei tre più grandi nomi della storia della Russia come dimostra l'indagine demoscopica "Il nome della Russia" effettuata nel 2008, anche dopo anni di scelleratezze anti-staliniste e quindi anti-comuniste? Colpisce il fatto come libri di testo consigliati sul socialismo reale del signor Hobsbawm non comprendano anche un solo autore che esamini l'URSS obiettivamente e senza pregiudizi. E’ forse un falsario e un imbroglione “il grande storico marxista”? Che “marxisti” come Hobsbawm con il suo onanismo politico, vengano esaltate e godano di un'ottima reputazione nei mezzi di comunicazione di massa, è abbastanza comprensibile, ma è solamente da sciocchi digerire il prodotto della sua diarrea mentale. Coloro che comprendano realmente la forza dei valori dell'Illuminismo, l'importanza della ricerca, come mezzo per ottenere conoscenza, non si accontentano di “storici marxisti consigliati dai media” e denunciano i demolitori del movimento marxista e fanno sì che la verità vada sulla cima delle vette, risuoni sulle pareti rocciose e attraverso le nuvole cada come pioggia, come lame taglienti di spade, frantumando la malvagità e l’inganno!






Fonti:

1 - Hobsbawm, Eric J. The Age of Extremes: 1914-1991- Il breve secolo ventesimo 2 ° edizione. Traduzione di Marco Santarrita. Companhia das Letras
2 -. Ibidem pag. 371
3 - Articolo da Il giornale Ora del Popolo. In: http://www.horadopovo.com.br/2009/janeiro/2733-14-01-09/P8/pag8a.htm
4 - V. "L’estremismo, malattia infantile del comunismo ", di V. I. Lenin
5 - E. Lione: Stalin: Zar di tutte le Russie, Philadelphia, 1940, p. 196, 200, citato in "Il culto della personalità", di William Bland. In: http://www.mltranslations.org/Britain/StalinBB.htm
6 - In originale: ".. sono molto ben informato su Joe Stalin, e mi piace il vecchio Joe . E’ un brav'uomo, ma Joe è prigioniero del Politburo" Il presidente Harry S. TRUMAN, osservazioni informali, Eugene, Oregon, 11 giugno 1948. Documenti pubblici dei Presidenti degli Stati Uniti d'America: Harry S. Truman, 1948, p. 329.
7 - Furr, Grover. Stalin era un dittatore? Traduzione Glauber Ataíde In: http://www.omarxistaleninista.org/2011/04/stalin-foi-um-ditador.html
8 - In http://pt.scribd.com/doc/62898033/stalinealutapelareformademocratica-parte-II
9 - E. Hoxha: Con Stalin: Memorie, Tirana, 1979, p. 14-15, citato in "Il culto della personalità", di William Bland. In: http://www.mltranslations.org/Britain/StalinBB.htm
10 - Citato in "Il culto della personalità", di William Bland. In: http://www.mltranslations.org/Britain/StalinBB.htm
11 - In http://www.mltranslations.org/Britain/StalinBB.htm
12 - G. K. Zhukov: Le memorie del maresciallo Zhukov, Londra, 1971, p. 283. Citato in 'Il culto della personalità ", di William Bland. In: http://www.mltranslations.org/Britain/StalinBB.htm
13 - Ci sono diverse indicazioni di un documento falso presumibilmente firmato da Stalin, che ultimamente ha ottenuto una grande popolarità, che avrebbe rivelato la sua "crudeltà a Katyn": http://pt.scribd.com/doc/62732715/Katyn-49-sinais- Falsificazione di-pacchetto-secret-n-1
14 - Vista http://www.mariosousa.se/MentirassobreahistoriadaUniaoSovietica.html
15 – Stalin, un altro punto di vista.
16 - Citato in: http://humanheight.net/famous_people/sources/height_of_stalin_source.html
17 - http://en.wikipedia.org/wiki/World_War_II_casualties








lunedì 11 marzo 2013

AFFAIRE MALI

REDAZIONE NOICOMUNISTI

di Guido Fontana Ros

Per inquadrare correttamente il recente intervento coloniale/militare della Francia, nell'Africa subsahariana, non basta porre l'accento sui giacimenti di minerali strategici presenti in questo poverissimo stato. A tutte le persone mediamente dotate di intelletto, (purtroppo in questo gruppo non paiono rientrare molti comunisti odierni)pare quantomeno curioso che formazioni di combattenti islamici, formate ed equipaggiate dai servizi segreti Usa col supporto degli analoghi francesi e inglesi, le stesse utilizzate per abbattere il regime del colonello Gheddafi, improvvisamente diventino il nemico da combattere. Le multinazionali che determinano sia la politica USA che quella francese non si sarebbero certo fatto scrupoli di stringere lucrosissimi accordi commerciali con questi branchi di tagliagole.
Vediamo il retropalco.
Dobbiamo fare un passo indietro, precisamente nel 2007, quando George W. Bush insieme a Dick Cheney firmò la direttiva per la creazione dell'AFRICOM.

Cos'è l'AFRICOM?

 E' una struttura militare che ha il compito di supportare la politica USA in Africa. Per dirla con le parole stesse del generale Kip Ward che comanda questa organizzazione. "in accordo con le agenzie governative statunitensi e gli interlocutori internazionali, (per condurre) azioni a favore della sicurezza attraverso programmi militari e altre operazioni simili, dirette a favorire un ambiente stabile e sicuro in Africa, di supporto alla politica estera statunitense”.

In parole semplici: interventi militari a difesa degli interessi delle corporation.
Perché bisognava creare l'AFRICOM?
Perché l'Africa è il campo di scontro fra 2 imperialismi a causa delle sue ingenti ricchezze, visto che l'altra enorme zona di risorse strategiche la Siberia è saldamente nelle mani di Putin.
Lo scontro tra l'imperialismo del complesso dei monopoli USA e europei da una parte e dall'altra quello dei monopoli cinesi.
Vediamo brevemente i motivi  salienti del confronto:
  1. Pechino, 2000. Creazione del FOCAC, forum di coordinamento fra Cina e stati africani per sviluppare l'interscambio commerciale 
  2. 2008. Completando un tour in Africa che toccò otto nazioni in dodici giorni – la terza visita simile da quando iniziò il suo incarico- il Presidente cinese Hu Jintao annunciò un programma triennale da tre miliardi di dollari di prestiti ed altri aiuti umanitari per l’Africa. Questi fondi si aggiunsero ai 3 miliardi di dollari di prestiti e 2 miliardi di dollari in crediti da esportazione che Hu Jintao aveva già precedentemente annunciato.  
  3. Nei quattro anni seguenti, il commercio tra Cina e nazioni africane aumentò vertiginosamente nella misura in cui l’influenza francese e statunitense sul “continente nero” diminuiva. Secondo le statistiche cinesi il volume degli scambi tra Pechino e l’Africa raggiunse i 166 miliardi di dollari nel 2011 e le esportazioni africane verso la Cina – in particolar modo materie prime necessarie all’industria cinese – salirono a 93 miliardi dai 5,6 miliardi del decennio precedente. Nel luglio 2012 la Cina offrì alle nazioni africane 20 miliardi in prestiti per il triennio successivo, un ammontare doppio rispetto ai prestiti concessi nel triennio precedente.  
  4. La Cina, per sostenere il suo tasso di crescita del PIL, in media il 9% negli ultimi 2 decenni, ha un bisogno smodato di risorse strategiche. Basti pensare che che del suo import di petrolio, 2,6 milioni di barili di greggio al giorno, quasi la metà proviene dall'Africa.  
  5. Le corporation cinesi sotto il controllo governativo sono più scaltre di quelle occidentali. Invece di offrire pesanti imposizioni da parte dell’FMI implicanti pesanti riforme economiche ed austerity, la Cina sta offrendo crediti e generosi prestiti per costruire strade e scuole.
Tutto questo cosa ha che vedere con il Mali?
Ad esempio, l'imponente diga, in costruzione ad opera dei cinesi... 3 accordi commerciali firmati un mese prima dell'intervento militare francese fra Pechino e Bamako per un totale di 694 miliardi di reminbi (85.600.000 di euro).
Inoltre, il Primo ministro francese Pierre Moscovici affermò nel dicembre scorso a Abidjan che le imprese francesi devono andare all’attacco e scatenare un’offensiva contro l’influenza della rivale Cina scommettendo su mercati africani sempre più competitivi. ” È evidente che la Cina è sempre più presente in Africa… le imprese (francesi) che hanno i mezzi devono perseguire questa offensiva. Esse devono essere più presenti sul territorio. Esse devono combattere” affermò Moscovici durante un suo viaggio in Costa d’Avorio.Così si chiude il cerchio.