domenica 10 luglio 2016

Gli USA hanno esportato il terrorismo in Medio Oriente, afferma il nuovo presidente delle Filippine

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Articolo di GPD

FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros

NOTA INTRODUTTIVA DEL TRADUTTORE:

Anche se i nostri media raramente ne parlano, una delle aree calde dove l'imperialismo anglosionista viene sfidato dai paesi della SCO è il Mar Cinese Meridionale.
Da una parte vi è la Cina dall'altra un eterogeneo gruppo di paesi manipolati dagli USA: Filippine, Vietnam, Malesia, Indonesia e più a nord Giappone.
Questo eterogeneo fronte comincia a manifestare le prime linee di frattura. E' il caso delle Filippine, il cui nuovo presidente, come leggerete  in questo articolo, si vuole smarcare da Washington e non solo. Ha dichiarato di volere una pacificazione nazionale con gli indipendentisti Moro del sud e vuole condurre una guerra spietata al mercato della droga.
Credo che presto avremo un problema di democrazia nelle Filippine.
Anche questa volta i nostri "sinistri" dirittoumanisti veganlgbt si schiereranno con gli anglosionisti?
Il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte ha accusato gli USA di aver esportato il terrore in Medio Oriente per mezzo del suo interventismo, riferendosi come esempi all'Irak, alla Libia e alla Siria. Parlando in occasione della festività islamica del Eid’l Fit’r a Davao City, il capo di stato confutando la narrativa ufficiale che vede il Medio Oriente come la radice del terrorismo, ha detto:

"Non è il Medio Oriente ad aver esportato il terrorismo in America, è l' America ad averlo esportato in Medio Oriente"


Duterte ha stigmatizzato USA e Regno Unito per aver presentato Saddam Hussein come un dittatore per giustificare la guerra all'Irak nel 2003 e per il loro rifiuto di ammettere l'errore dopo i fatti. Ha detto alla folla musulmana:

"Hanno forzato l'invasione dell'Iraq"
"Dopo quasi 10 anni di inchiesta è venuto fuori che non c'erano le basi legali per dichiarare guerra all'Irak. E' stata una guerra inutile".
"Guardate in che stato è l'Irak adesso. Guardate cosa è successo in Libia. Guardate cosa è successo in Siria. Anche i bambini vengono cosparsi di benzina. Sono con le spalle al muro a causa delle loro false promesse."





Duterte vuole instaurare dei colloqui di pace fra i gruppi della regione, fra il Moro Naional Liberation Front e la sua gemmazione, il Moro islamic Liberation Front per un lavoro comune sui dettagli dell'accordo sull'autonomia raggiunto nel 2014. Egli ha sollecitato i dirigenti a concentrarsi sulla pace:

"Dobbiamo costruire una nazione basata sulla pace e sulla comprensione."
"Non accadrà questa notte. Nè certamente l'anno prossimo. Probabilmente ci vorranno da adesso 2 o 3 anni, ma vi assicuro che quacosa cambierà prima del termine del mio mandato."
Duterte ha anche affermato di non convocare il gruppo criminale ribelle di Abu Sayyaf poiché è "stato condotto alla disperazione" dalle promesse mancate e dalla mancanza di una politica seria. Ha continuato:

"E' per questo che loro sono spalle al muro. Si sono radicalizzati."
Il gruppo è stato considerato criminale e terrorista a causa dei rapimenti e degli assassini dal governo filippino che lo ha combattuto per anni. Ad aprile il gruppo ha apparentemente chiesto di allearsi con l'ISIS.

Duterte, ex sindaco di Davao, è stato eletto presidente nel giugno 2016 dopo una campagna elettorale schiettamente basata sulla lotta al crimine. Appena insediato come presidente, il capo dell'esercito ha affermato di poter dare il via a una campagna "shock and awe" per spazzare via il gruppo ribelle che ha richiesto di allearsi con l'ISIS.




Al Jazeera riporta che, martedì 9, membri di Abu Sayyaf e 1 soldato sono stati uccisi in uno scontro fra le forze armate e il gruppo terroristico nel sud delle Filippine.

Duterte ha disegnato un paragone tra il colonialismo e il suo paese, puntualizzando che tutti erano "nativi dei sultanati" prima che i colonizzatori spagnoli introducessero il cristianesimo.

"Benché la religione sia una materia molto delicata, non dovremmo veramente infiammarci e creare problemi con la religione. Noi crediamo tutti nello stesso Dio."

Il nuovo presidente ha detto inoltre che la sua politica estera non dipenderà più da quella degli USA con cui le Filippine hanno un'alleanza difensiva e "avrà una linea guida tesa a fare solo gli interessi delle Filippine".

Ha affermato la volontà di impegnarsi in colloqui a lungo termine con la rivale Cina riguardo al conteso Mar Cinese Meridionale dove Washington e Pechino si stanno scontrando da anni.

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