giovedì 25 agosto 2016

Breve nota su la più famosa cheerleader dell’anticomunismo sovietico: Alexander Solzhenitsyn

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Traduzione di Guido Fontana Ros




Nell'attesa del pezzo sulla cheerleader anticomunista citata nel titolo, promessoci dal compagno Luca Baldelli, cominciamo a scaldare i motori, proponendo una breve traduzione dall'inglese di una parte di uno scritto del compagno Mario Sousa, intitolato "Bugie sulla storia dell'Unione Sovietica"

Alexander Solzhenitsyn

Un'altra persona che è sempre associata a libri e articoli sui presunti milioni di persone che hanno perso la loro vita o la libertà in Unione Sovietica, è l'autore russo Alexander Solzhenitsyn. Solzhenitsyn è diventato famoso in tutto il mondo capitalista verso la fine del 1960 con il suo libro, Arcipelago Gulag.

Egli stesso era stato condannato nel 1946 a 8 anni di campo di lavoro per attività controrivoluzionaria esplicata attraverso la distribuzione di propaganda antisovietica. Secondo Solzhenitsyn  la lotta contro la  Germania durante la Seconda Guerra Mondiale si sarebbe potuto evitare se il governo sovietico avesse raggiunto un compromesso con Hitler. Solzhenitsyn ha anche accusato il governo sovietico e Stalin di essere ancora peggio di Hitler, secondo lui, a giudicare dagli effetti terribili della guerra sul popolo dell'Unione Sovietica. Solzhenitsyn non ha mai nascosto le sue simpatie naziste. Fu condannato come traditore.

Solzhenitsyn ha cominciato nel 1962 a pubblicare libri in Unione Sovietica con il consenso e l'aiuto di Nikita Krusciov. Il primo libro che ha pubblicato è stato "Un giorno nella vita di Ivan Denisovic", che riguardavala vita di un prigioniero. Krusciov ha utilizzato i testi di Solzhenitsyn per combattere l'eredità socialista di Stalin. Nel 1970 Solzhenitsyn ha vinto il premio Nobel per la letteratura con il suo libro Arcipelago Gulag. In seguito i suoi libri hanno cominciato ad essere pubblicati in grandi tirature nei paesi capitalisti; il loro autore divennne uno dei più preziosi strumenti dell'imperialismo nella lotta contro il socialismo dell'Unione Sovietica. I suoi testi sui campi di lavoro si aggiunsero alla propaganda sui milioni di persone che sarebbero morti in Unione Sovietica e
furono presentati presentati dai mass media capitalisti come se fossero veri. Nel 1974 Solzhenitsyn rinunciava alla cittadinanza sovietica ed emigrava prima in Svizzera e poi negli Stati Uniti. A quel tempo era considerato dalla stampa capitalista come il più grande combattente per la libertà e la democrazia. Le sue simpatie naziste furono sepolte in modo da non interferire con la guerra della propaganda contro il socialismo.


Negli Stati Uniti, Solzhenitsyn era spesso invitato a parlare in importanti importanti. Fu, per esempio, il relatore principale al congresso dell'Unione AFL-CIO nel 1975 e il 15 luglio 1975 fu invitato a tenere una conferenza sulla situazione mondiale al Senato degli Stati Uniti! Le sue lezioni attenevano a una violenta agitazione provocatoria, sostenendo e propagandando le posizioni più reazionarie. Tra le altre cose  faceva propaganda per una nuova aggressione al Vietnam dopo la vittoria sugli Stati Uniti. E ancora: dopo 40 anni di fascismo in Portogallo, quando gli ufficiali di sinistra ufficiali esercito presero il potere nella rivoluzione popolare del 1974 , Solzhenitsyn cominciò un'azione di  propaganda per un intervento militare degli Stati Uniti in Portogallo che, secondo lui, si sarebbe unito alPatto di Varsavia se gli Stati Uniti non fossero intervenuti! Nelle sue lezioni, Solzhenitsyn si lamentava sempre della liberazione delle colonie africane del Portogallo, ma è chiaro che lo spunto principale dei discorsi di Solzhenitsyn era sempre la guerra sporca contro il socialismo, spaziando  dalla presunta esecuzione di diversi milioni di persone in Unione Sovietica alle decine di migliaia di americani presumibilmente imprigionati e ridotti in schiavitù, secondo Solzhenitsyn, nel Vietnam del Nord! Questa idea di Solzhenitsyn di americani utilizzati come schiavi nel Vietnam del Nord ha dato origine ai film di Rambo sulla guerra del Vietnam. I giornalisti americani che osavano scrivere in favore della pace tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica venivano accusati da Solzenicyn nei suoi discorsi, di essere potenziali traditori. Solzhenitsyn faceva anche propaganda a favore di un incremento  del potenziale militare USA contro l'Unione Sovietica, che  sosteneva essere più forte degli USA nei carri armati e aeroplani, con rapporto da cinque a sette volte, a sfavore  degli USA' così come nelle armi atomiche che egli "in breve" asseriva che la dotazione sovietica fosse da "due, tre o perfino cinque" volte più potente di quella USA. Le lezioni di Solzhenitsyn sull'Unione Sovietica rappresentavano la voce dell'estrema destra, ma egli andò ancora  più a destra nel suo sostegno pubblico del fascismo.



Il sostegno al fascismo di Franco

Dopo la morte di Franco nel 1975, il regime fascista spagnolo cominciò a perdere il controllo della situazione politica e all'inizio del 1976, una serie di eventi in Spagna catturarono l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale. Ci furono scioperi e
dimostrazioni per chiedere democrazia e libertà e l'erede di Franco, il re Juan Carlos fu costretto ad introdurre con estrema cautela qualche liberalizzazione per calmare lo scontro sociale.

In quel momento, proprio quello più importante nella storia politica spagnola, Alexander Solzhenitsyn comparve a Madrid e concesse un'intervista nella notte di sabato 20 marzo 1976 al programma "Directisimo" che raggiunse il picco di audience (vedi i giornali spagnoli, ABC e Ya del 21 marzo 1976). Solzhenitsyn, che era a conoscenza in anticipo delle domande, colse l'occasione per sciorinare tutto il suo repertorio di dichiarazioni reazionarie. La sua intenzione non era sostenere le cosidette misure di liberalizzazione del re. Al contrario Solzhenitsyn mise in guardia contro la riforma democratica. Nella sua intervista televisiva dichiarò che 110 milioni di russi erano morti come vittime del Socialismo e paragonò la "schiavitù cui era stato sottoposto il popolo sovietico alla
libertà che si gode in Spagna". Solzhenitsyn accusò anche i "circoli progressisti" di "utopismo" pensare che la Spagna fosse una dittatura. Con "progressisti" intendeva chiunque si schierasse nell'opposizione democratica, fosse liberale, socialdemocratico o comunista.
"Lo scorso autunno," dichiarò Solzhenitsyn, "l'opinione pubbblica mondiale era preoccupata per la sorte dei terroristi spagnoli [cioè gli antifascisti spagnoli condannati a morte dal regime di Franco]. Per tutto il tempo l'opinione pubblica progressista richiedeva una riforma politica democratica, sostenendo gli atti di terrorismo". "Coloro che cercano una rapida riforma democratica, si rendono conto che cosa accadrà domani o dopodomani? Domani in Spagna ci può essere la democrazia, ma dopodomani le Nazioni Unite saranno in grado di evitare che dalla democrazia che si cada nel totalitarismo?".

Alle prudenti domande dei giornalisti se siffatte affermazioni non fossero un sostegno ai regimi di paesi dove non vi era alcuna libertà, Solzhenitsyn rispose: "Conosco solo un paese dove non c'è libertà ed è la Russia!" Le dichiarazioni di Solzhenitsyn alla televisione spagnola furono un chiaro appoggio al fascismo spagnolo, un'ideologia che quel giorno egli sostenne. Questo fu uno dei motivi per cui Solzhenitsyn da quel momento cominciò a scomparire alla vista del pubblico nei suoi 18 anni di esilio negli Stati Uniti e una delle ragioni per cominciò a ricevere sempre meno sostegno da parte dei governi capitalisti. Per i capitalisti fu un dono del cielo in qunato poterono utilizzare un uomo come Solzhenitsyn nella loro guerra sporca contro il socialismo, ma tutto ha un limite. Nella nuova Russia capitalista, ciò che determina il sostegno dell'occidente ai vari raggruppamenti politici, è puramente e semplicemente la possibilità di fare buoni affari con alti profitti sotto l'ala di questi raggruppamenti. Il fascismo come regime politico alternativo in Russia, non è considerata cosa buona per gli affari. Per questo motivo, i progetti politici di Solzhenitsyn per la Russia sono come lettera morta per ottenere il sostegno occidentale. Ciò che Solzhenitsyn auspica nel futuro politico della Russia è un ritorno al regime autoritario degli zar mano nella mano con la tradizionale Chiesa Ortodossa Russa! Anche il più arrogante degli imperialisti non è interessato a sostenere una stupidaggine politica di questa portata. Per trovare qualcuno che, in occidente, sostenga Solzhenitsyn, si deve cercare tra i somari di estrema destra (1).


(1) NDT: Non è del tutto esatto, senza cercare molto, tra il sinistrume italiota, sopratutto quello liberlaveganlgbtetc, se ne trovano moltissimi; però va detto, tutti rigorosamente antifascisti (che sostengono un fascista).




sabato 20 agosto 2016

Iran e Turchia hanno raggiunto un accordo circa le condizione di pace per la Siria.

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Gareth Porter

FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros


[Nota del traduttore: Un altro capolavoro della diplomazia russa: Iran e Turchia hanno stretto un primo accordo preliminare per una proposta comune per la pace in Siria.

Naturalmente questo fulmine a ciel sereno, nel tormentato quadro del Medio Oriente, non ha goduto di nessuna copertura mediatica., meglio dire menzogne e ciarlare di idiozie.



Collegate questo primo accordo, con la mossa curda di attaccare le forze governative in Siria e l'accordo russo-iraniano per la base di Hamadan e comincerete a capire che in pentola sta bollendo qualcosa di grosso.

I colloqui avranno un seguito proprio questa settimana a Teheran, vediamo cosa escogiteranno gli anglosionisti per sabotare questa svolta quasi epocale.]



 Il ministro turco degli Esteri Mevlut Cavusoglu con il suo omologo iraniano
 Mohammad Javad Zarif ad Ankara il 12 agosto 2016


Da "Information Clearing House" 19 agosto 2016 - Con una stupefacente sorpresa diplomatica , la Turchia e l'Iran hanno annunciato di aver raggiunto un accordo preliminare su dei principi fondamentali per una composizione del conflitto siriano.


La brusca svolta nella diplomazia attinente la guerra in Siria è stata resa pubblica dal Primo Ministro turco Binali Yildirim, nel corso del suo abituale discorso settimanale al partito governativo AKP, davanti al Parlamento e confermato da un alto funzionario del ministero degli Esteri iraniano martedì scorso.

il discorso di Yildrim e la conferma iraniana sono state riportate martedì da Al-Araby Al-Jadeed e da Al-Hayat, quotidiani in lingua araba pubblicati a Londra, ma lo sviluppo potenzialmente cruciale ha goduto di una scarsissima copertura mediatica da parte dei media occidentali.

L'approccio comune alla composizione della questione siriana delineato dalla Turchia e dall'Iran rappresenta quello che appare essere la prima significativa interruzione diplomatic, nel conflitto internazionale siriano che perdurando da un lustro, pareva immune fono ad ora da ogni reale negoziato di pace. Le conferenze internazionali, tenutesi sotto gli auspici delle Nazioni Unite, non hanno mai fatto fare reali passi in avanti verso un accordo.

I nuovi negoziati fra Iran e Turchia sono il risultato del più grande spostamento politico del governo del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan verso una cooperazione diplomatica con la Russia e l'Iran sulla Siria e un distacco dall'allineamento con gli USA e i suoi alleati del Golfo, Arabia saudita e Qatar. La Turchia stava coordinando l'assistenza militare all'opposizione armata al governo di Assad, comprendente i jihadisti e altri estremisti, insieme all'Arabia Saudita e al Qatar fin dai primordi del conflitto. Comunque Erdogan già a maggio stava cercando una linea politica alternativa che fosse in sintonia con i principali interessi strategici della Turchia in Siria: si tratta del contenimento della minaccia della richiesta dei curdi di uno stato separato.

L'annunciata larga intesa su principi di massima per por fine alla crisi siriana è solo l'inizio di un percorso di negoziati sui dettagli della composizione, come chiarisce il viceministro iraniano degli esteri, Hossein Jaberi Ansari; secondo Al Hayat Ansari ha detto: "Questo accordo su linee generali contribuisce a creare un ambiente favorevole per la risoluzione della crisi siriana".

E' anche possibile che la Turchia abbia in mente di usare la minaccia di allinearsi alle posizioni russe ed iraniane sulla questione siriana, per forzare gli USA a ridurre il loro appoggio alle forze curde nel Nord della Siria, che rappresenta la questione principale che divide le politiche turche da quelle USA nella gestione del conflitto.

Tuttavia Yildrem ha già puntualizzato il mese scorso, prima del fallito colpo di stato e del lancio della nuova offensiva da parte del Fronte di Al Nusra/Al-Qaeda dentro e fuori Aleppo, l'intenzione turco di rivedere la politica verso la Siria per evitare che le forze curde possano istituire un loro mini stato in Siria.

Yildrim ha detto nel suo discorso martedì che la soluzione della crisi siriana richiederebbe "due condizioni di base: la prima dovrebbe preservare l'unità territoriale della Siria e la seconda stabilire un sistema di governo in cui tutte le etnie e le religioni fossero rappresentate". All'interno del contesto della questione dell'unità territoriale, Yildrim ha sollevato lo spettro di una spinta internazionale alla divisione della Siria. Yildrim ha affermato, sottolineando la netta contrarietà di parte turca: "Qualcuno potrebbe venire a dire: 'Darò l'ovest della Siria a uno e il sud ad un altro e il nord ai Curdi'. Questo non è possibile."


Il riferimento del primo ministro turco alla minaccia della spartizione in generale e dell'attribuzione ereditaria ai curdi di larga parte della Siria settentrionale, è chiaramente rivolto all'alleanza miliare de facto dell'amministrazione di Obama cone la milizia dell'YPG del Partito dell'Unione Democratica Curda (PYD) nella guerra contro il Daesh. Questa politica ha incoraggiato i curdi ad estendere il loro controllo territoriale verso ovest lungo il confine curdo. La Turchia è specialmente irritata del fatto che le milizie dell'YPG si siano già spostate ad ovest dell'Eufrate, che rappresenta la "linea rossa" pubblicamente annunciata dalla Turchia e che non intendano fermarsi. La Turchia ha chiesto agli USA di mantenere la promessa del ritiro dei curdi a est dell'Eufrate, ma l'YPG ha comunicato l'intenzione di collegare Manbij, la città ad ovest dell'Eufrate che è stata appena tolta al Daesh, con Afrin e quindi guadagnare il controllo della città di confine di Al-Bab per riunire due zone a controllo curdo prima separate.

La Turchia teme il consolidamento del potere curdo su una larga fetta del confine turco che rinforzerà la pretesa di ottenere uno stato curdo in Turchia da parte del militante Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Yildrim ha dichiarato: "Uno stato curdo nel medio Oriente non porterà alcuna soluzione".

In merito alla seconda condizione per una possibile soluzione, Yildrim ha detto che c'è "la possibilità di istituire una forma di governo in Siria dove tutte le etnie e le comunità religiose possano essere rappresentate...". Egli ha continuato: "Dopo che si sia fatto questo, non ci sarà più alcun ostacolo per trovare una soluzione".

Al-Hayat ha citato Ansari dicendo che un terzo punto è stato discusso, su cui però non è stato raggiunto l'accordo: "il popolo siriano deciderà il proprio destino". Questo è stato in apparenza un riferimento codificato al destino del presidente siriano Bashar al-Assad, La Turchia ha pubblicamente insistito nel passato che Assad deve fare un passo indietro prima che un accordo possa essere raggiunto. Il linguaggio di Yildrim circa il secondo punto e la chiarificazione di Ansari suggeriscono che la Turchia stia facendo balenare davanti a Russia e a Iran la possibilità che Assad possa rimanere al governo se la Turchia fosse soddisfatta con una serie di riforme assicuranti la paritaria rappresentanza politica di tutte le comunità etniche e religiose della Siria. A dispetto delle speculazioni degli "esperti" che l'Iran non permetterebbe che in Siria fossero create delle enclave sotto tutela estera, Teheran ha risposto con un accoglimento incondizionato della richiesta turca.

I punti che sono stati annunciati, indicano che che la Turchia insisterà davanti alla Russia e all'Iran affinché usino il loro peso in Siria per premere per il ritiro dei curdi dalle loro ocnquiste territoriali nel nord ovest. La Turchia dal canto suo dovrebbe arrestare ogni sostegno all'opposizione armata, a partire dai suoi gruppi favoriti come  Ahrar al Sham e  quel gruppo politico militare strettamente alleato, recentemente rinominato in Jabhat Fateh al-Sham, che quando era affiliato con Al-Qaeda era chiamato Jabhat al-Nusra.

La Russia ha giocato un ruolo strumentale in questo nuovo approccio diplomatico con la Turchia. L'8 agosto, proprio prima che Erdogan incontrasse il presidente Putin a San Pietroburgo, Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri con la delega per il Medio Oriente e l'Africa, si incontrava con il viceministro turco degli Esteri Ahmet Yiliz per quattro ore, secondo quanto detto dall'iraniano Ansari ad  Al-Hayat.

Dopo l'incontro, Bogdanov si incontrava con il ministro iraniano degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, sul tema dei colloqui russo-turchi circa la questione siriana. Questo conduceva alla cruciale visita di Zarif ad Ankara di venerdì, dove il ministro incontrava anche Erdogan, definita da Ansari come necessaria alla formulazione dell'ossatura dell'accordo concertato con la Turchia. I due paesi cercheranno di mantenere al massimo grado il clima diplomatico raggiunto per siglare un accordo nella prossima settimana, quando Yildiz dalla Turchia si recherà a Teheran per proseguire i negoziati, secondo Al-Hayat. benchè sia ancora parziale e in fieri, il quadro appare offrire molta più speranza alla pace di tutta la precedente collaborazione fra la Russia e l'amministrazione Obama che non presentava alcuna consistente strategia.


Gareth Porter, storico e giornalista investigativo, specializzato nelle politiche della sicurezza nazionale USA, ha ricevuto il britannico "Gellhorn Prize for journalism" nel 2011 per articoli concernenti  la guerra degli USA in Afghanistan. Il suo ultimo libro è Manufactured Crisis: the Untold Story of the Iran Nuclear Scare. Può essere contattato a  porter.gareth50@gmail.com







Palaestina Felix: Ancora una volta PALAESTINA FELIX viene provata ne...

 Ultimo aggiornamento sulla REALE situazione ad Aleppo:



Palaestina Felix: Ancora una volta PALAESTINA FELIX viene provata ne...: Le forze dell'Esercito Siriano, proseguendo nella loro determinata controffensiva , sono riuscite a rovesciare completamente la situaz...

La transumanza dei ratti

REDAZIONE NOICOMUNISTI


di Guido Fontana Ros


Mentre sui media e sui social media imperversa un fuoco di sbarramento di bugie e cretinate, vedi "burkini" da un lato e "bambino di Aleppo" dall'altro ( qui una decostruzione della, tutto sommato rozza ma efficace operazione di Psy Ops o di COINTELPRO che dir si voglia, data la pandemia di cretinismo nella nostra epoca), testate come la Repubblica e il Fatto Quotidiano esaltano la "vittoria" dei curdi del YPG legati ai filoamericani del PYD nella città di Manbij. Francamente non se può più di questi video e foto di peshmerga curdi, per lo più donne, con tanto di Bella Ciao di sottofondo e pastasciuttata antifascista in agguato da un lato e di rave party da centro sociale per la "straordinaria esperienza" similanarchica del Rojava dall'altro.



La verità è che il PYD curdo, sostenuto militarmente dagli USA, vuole staccare le province del Nord est della Siria dal paese a scapito del legittimo governo di Damasco e della consistente popolazione araba.




Non c'è stata nessuna vittoria dell'YPG curdo a Manbij. C'è stato un accordo fra i due burattini USA ai fini di conservare il più possibile integre le forze che combattono il legittimo governo siriano, i curdi "democratici" e l'ISIS. Male che vada con la derattizzazione della Siria, questa verrà smembrata quantomeno nella sue province nordorientali. Alla fine il Piano Yinon è salvo.

In pratica all'ISIS è stato garantito un lasciapassare con cui sono riusciti a far uscire dalla città i loro miliziani che si sono fatti scudo dei loro familiari.



La riprova della verità di quello che scriviamo è che subito dopo la "liberazione" della città siriana, sono scoppiati furiosi combattimenti ad Hasakah nell'est siriano fra l'Asayish, la polizia curda, presto sostenuta dall'YPG, contro la Forza di Difesa Nazionale, araba, leale a Damasco. Sono dovuti intervenire reparti dell'esercito siriano e ci sono state incursioni dell'aviazione siriana.






Tutto questo mentre il governo siriano sta combattendo una durissima battaglia per la riconquista totale della città di Aleppo.

Che combinazione!

I ratti in ciabatte e strafatti di captagon stanno per essere sterminati e l'ONU comincia a cianciare di tregua umanitaria, i media ci inondano di immagini strappalacrime e inventano inesistenti stragi da parte dei russi e i "valorosi" curdi si accordano con l'ISIS e attaccano le forze governative siriane.

Breve nota sul dispiegamento dei bombardieri strategici russi in Iran

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Di Guido Fontana Ros


La mossa russa di chiedere il permesso all'Iran per l'uso della base aerea di Hamadan e il rapidissimo assenso dell'IRAN, segnano l'evento più importante della settimana.
Non a caso il chiacchericcio costante dei media corporativi cerca di spostare l'attenzione sulla ridicola questione dei "burkini" in spiaggia sì, "burkini" in spiaggia no, indifferenti al fatto che in Italia la parola "burkini" si presta a salaci accostanti a un termine gergale indicante una pratica erotica.


In realtà la scelta russa e il relativo consenso iraniano hanno toccato qualche nervo scoperto se il Corriere della Sera o come un nostro compagno lo chiama, Corriere del Califfato è uscito con un articolo in cui definiva quasi servile la posizione dell'Iran nei confronti della Russia. Proprio nell'anniversario del colpo di stato del 1951, con cui gli USA con l'aiuto britannico e israeliano rovesciavano il legittimo governo di Mossadeq, il Corriere delle serva dando un calcio alle buonissime relazioni che legano l'Italia all'Iran, pubblicava un'intervista al figlio dell'ultimo scià, Reza Pahlevi. Il titolo dell'articolo, francamente emetico, recita: <<Il figlio dell'ultimo Scià: Iran regime che dipende da Mosca>>. Naturalmente la dura replica iraniana non si è fatta attendere, ad esempio qui la risposta
http://parstoday.com/it/news/iran-i36169-gravissimo_insulto_del_corriere_della_sera_all'iran_la_risposta_di_pars_today_italian

Da un punto della strategia globale che segna il confronto tra l'asse anglosionista e l'asse che ormai si sta chiaramente delineando dallo SCO di Shangai con Russia e Cina sempre più legate sul piano economico e su quello militare, vi è il deciso passo dell'Iran verso una vera e propria alleanza con le 2 superpotenze eurasiatiche. Il segnale mandato agli USA, soprattutto al probabile presidente USA, la sanguinaria Hitlery Clinton, se vivrà abbastanza a lungo da essere eletta, è fortissimo e inequivocabile. D'altro canto la Russia reagisce al proliferare di basi anglosioniste lungo i suoi confini, ponendo 3 basi che probabilmente dureranno a lungo, 2 in Siria, una navale a Tartous e una aerea a Hmeimim, e una aerea a Hamadan. A questo schieramento in Medio Oriente fa eco la strategia cinese che velocemente sta trasformando il mar Cinese Meridionale in una no man land per la marina a stelle e strisce costruendo una fitta rete di basi areonavali che impedirà, in caso di crisi il passaggio delle navi usa verso il sudest asiatico; se gli USA vorranno rifornire le loro basi nel sudest asiatico o la loro base di Diego Garcia nell'Oceano Indiano dovranno passare dall'Australia.
Tu-22 M3 sulla pista di Hamadan, Iran

Accanto alle ragioni strategico/geopolitiche vi sono una serie di ragioni militari tattiche. Le ragioni militari sono legate a 2 variabili: distanza e tempo. L'eccessiva distanza rendeva necessario un rifornimento in volo, causava un grosso consumo di carburante, un maggiore stress alle macchine e agli equipaggi e un carico bellico ridotto. Il troppo tempo impiegato faceva sì che i satelliti spia USA potessero trasmettere i dati di volo agli elaboratori a terra che così potevano tracciare la rotta e prevedere con ragionevole precisione l'obiettivo della missione, informazione che veniva comunicata dagli USA ai loro ratti drogati prediletti. Ora Hamadan si trova a 900 km dagli obiettivi in Siria e ai Tu-22 M3, qualora volessero pigliarsela comoda, occorre meno di un'ora ad arrivare sui loro obiettivi con il quadruplo di carico di bombe... Qualche stratega da divano ha detto che i russi potevano usare la base di Hmeimim. A parte il fatto che dire ai russi cosa devono fare in campo militare equivale a dare ad un gatto lezioni di come arrampicarsi, la base vicina a Latakia è già congestionata e non ha piste adatte sia come fondo che come lunghezza ad aerei come i Tu-22 M3 (la base iraniana di Hamadan ha piste lunghe 3 km e ha il vantaggio i trovarsi in un territorio la cui configurazione orgrafica rende problematico l'uso di missili da crociera per attaccarla).




Su questa pagina di Veteran Today diversi articoli (in inglese) sulla questione:

Qui articoli in italiano:



mercoledì 17 agosto 2016

Residenti di 11 paesi paragonano la vita di prima del crollo dell'URSS con l'attuale.

REDAZIONE NOICOMUNISTI



Traduzione di Guido Fontana Ros

Secondo un sondaggio di Sputnik Polls, i residenti intervistati di 9 su 11 paesi ex sovietici intervistati e di età superiore ai 35 credono che la vita in URSS fosse migliore di quello dopo il crollo dell'Unione Sovietica.



MOSCA (Sputnik) - Circa il 64% degli intervistati in Russia che hanno vissuto in epoca sovietica crede che la qualità della vita in Unione Sovietica fosse migliore. Circa il 60% degli intervistati in Ucraina è d'accordo con questa affermazione. L'indagine ha mostrato che i più alti tassi di accordo con questa affermazione si trovano tra gli intervistati dellArmenia (71%) e dell'Azerbaijan (69%). Gli intervistati che non possono ricorda com'era vivere in USS, quelli di età 18-24, ritengono che la vita sia migliorata dopo il crollo. Circa il 63% dei giovani in Russia la pensa così. I dati si basano su un sondaggio condotto da Russsian Public Opinion Research Center (VCIOM), M-Vector, Ipsos, Expert Fikri e Qafqaz in 11 paesi della ex Unione Sovietica, su richiesta dell'agenzia di stampa e radio, Sputnik.




Le persone di oltre 35 anni ritengono che la vita in URSS fosse migliore, rispetto al periodo post-crollo, quasi in ogni paese: il 71% contro il 23% in Armenia, il 69% contro il 29% in Azerbaijan, il 64% contro il 28% in Russia, il 60 % contro il 32% in Moldova, il 61% contro il 27% in Kazakistan, il 60% contro il 23% in Ucraina, il 60% contro il 30% in Kirghizistan, il 53% contro il 28% in Bielorussia e il 51% contro il 46% in Georgia. Solo gli intervistati del Tagikistan (39% contro 55%) e dell'Uzbekistan (4% contro il 91%) di età superiore ai 35 ritengono che la vita sia migliorata dopo il crollo dell'Unione Sovietica.

Gli intervistati (sotto i 25 anni) che sono nati dopo o poco prima del crollo dell'Unione Sovietica, ritengono che la vita sia migliore adesso: il 48% contro il 47% in Armenia, il 48% contro il 37% in Kirghizistan, il 56% contro il 35% in Kazakistan, il 57 % contro il 34% in Bielorussia, il 79% contro il 20% in Georgia, il 39% contro il 18% in Ucraina, il 63% contro il 25% in Russia, il 68% contro il 14% in Azerbaijan, l'84% contro il 13% in Tagikistan e l'89% contro 5% in Uzbekistan. Ed è solo in Moldavia che il 69% dei giovani crede che la vita fosse migliore in Unione Sovietica che dopo il crollato (17%).

L'indagine è stata condotta da VCIOM in Russia, da M-Vector in Kirghizistan e Tagikistan, nonché da Ipsos, eda Expert Fikri e Qafqaz in altri paesi dell'ex Unione Sovietica, dal 4 luglio al 15 agosto 2016. Un totale di 12.645 persone hanno preso parte al sondaggio. L'indagine ha coinvolto 1.000 intervistati ciascuno in Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Moldova, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, 1.045 intervistati in Uzbekistan, 2000 in Ucraina e 1.600 in Russia. I campioni utilizzati rappresentano la popolazione del rispettivo Paese per sesso, età e posizione. L'errore massimo di campionamento non supera 3,1%, con un livello di confidenza del 95%.

Il Progetto Sputnik Polls

Il progetto internazionale sull'opinione pubblica è stato creato nel gennaio del 2015, in partnership con alcune principali società di ricerca come Populus, IFOP, e Forsa. Il progetto organizza indagini regolari negli Stati Uniti e in Europa sulle questioni sociali e politiche più sensibili.

martedì 16 agosto 2016

L’esistenza della NATO non può essere giustificata

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Di YURIY RUBTSOV


FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros




La propaganda proveniente da ovest sta facendo del suo meglio per convincere il mondo che, data la crescita della «minaccia esistenziale» posta dalla Russia (per usare le parole del presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale Joseph Dunford), solo la solidarietà europea – atlantica è in grado di garantire la stabilità del mondo. E i leader politici e militari dell’alleanza sono ostinatamente aggrappati all’affermare il suo carattere puramente difensivo. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha ribadito questo concetto ancora una volta nel corso di una recente intervista del 30 giugno: «La NATO è un’organizzazione di difesa collettiva e ha la responsabilità di garantire la nostra prontezza a difendere tutti gli alleati … [Noi] prenderemo nuove decisioni per rafforzare la nostra difesa e deterrenza». Il segretario generale ha anche dichiarato: «Tutte le nostre misure sono difensive, proporzionate e in linea con i nostri impegni internazionali», ma che «un aumento dell’attività militare della Russia, frequenti e grandi esercitazioni vicino ai confini orientali della NATO e la retorica aggressiva della Russia ci stanno destabilizzando>> .

Tutto questo ci riporta alla mente una recente dichiarazione su questo stesso argomento da parte del ministro tedesco della Difesa, Ursula von der Leyen: la NATO, lei sostiene, è «solo un’alleanza difensiva».

Tuttavia i funzionari della NATO, nonostante la loro evidente malafede o per scarsa comprensione della storia, non dovrebbero puntare le loro speranze sull’ignoranza e sull’amnesia del mondo. Molte nazioni (e non solo in Europa) sanno tutto dell’ «amore per la pace» dell’Alleanza del Nord Atlantico, alcuni ne ricavano la conoscenza dallo studio della la storia, altri da esperienze in prima persona. E’ facile capire perché il portavoce del ministero della Difesa russo ha immediatamente reagito alla dichiarazione del capo dell’apparato militare tedesco: «Per quanto riguarda l’affermazione della natura difensiva delle azioni dell’alleanza, varrebbe la pena di dare un altro sguardo alle drammatiche conseguenze delle operazioni della NATO in Jugoslavia [nel 1999] e in Libia [nel 2011]. Il ministro tedesco della Difesa, Ursula von der Leyen, potrebbe spiegare al mondo intero, esattamente chi l’alleanza difendeva così disinteressatamente e con tale generoso uso di munizioni?»

Ai tempi in cui vivevamo in un mondo decisamente bipolare, l’Organizzazione del Trattato di Varsavia (OMC) che era un deterrente che avrebbe potuto resistere alla NATO, se n’andata in punta di piedi. Ma dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia, la NATO ha iniziato la sua trasformazione in una forza che ha assunto l’autorità di decidere quasi da sola, quali fossero le nazioni da punire per la loro incapacità di vivere secondo gli «standard occidentali di democrazia>> e questo lento, processo furtivo è stato accompagnato da una copiosa retorica politica, dalla demagogia, e a titolo definitivo dalla doppiezza.

La Carta di Parigi per una nuova Europa, adottata dalla CSCE nel novembre 1990, sembrava segnare la fine ufficiale di un’epoca di scontro e divisione. «La sicurezza è indivisibile», la Carta proclamava, «e la sicurezza di ogni Stato partecipante è indissolubilmente legata a quella di tutti gli altri. Ci impegniamo pertanto a cooperare per rafforzare la fiducia e la sicurezza fra di noi ». Questa retorica ispirazione si riflette nella Dichiarazione di Roma del Consiglio Nord Atlantico del 7-8 novembre 1991, che afferma che «il mondo è cambiato radicalmente» e che la sicurezza nella regione euro-atlantica è notevolmente migliorata rispetto ai precedenti quattro decenni. Coloro che parteciparono a quella sessione, ammisero che «la sfida che dovremo affrontare in questa nuova Europa non può essere esaurientemente guidata da una sola istituzione … Di conseguenza, stiamo lavorando verso una nuova architettura di sicurezza europea in cui la NATO, la CSCE, la Comunità europea, l’UEO e il Consiglio d’Europa si completino a vicenda».

Naturalmente il Patto di Varsavia non è stata incluso tra quelle organizzazioni, dal momento che l’alleanza militare dei paesi ex socialisti era stata sciolta il 31 marzo 1991. Ma i suoi ex stati membri non erano andati da nessuna parte e gli sforzi per «distruggerli dal di dentro» iniziarono abbastanza innocentemente con il loro invito nel Consiglio di Cooperazione del Nord Atlantico (NACC), che fu istituito nel dicembre dello stesso anno. In un primo momento il consiglio incorporò i paesi della NATO, nonché altri nove Stati dell’Europa orientale e centrale (CEE) . Poi marzo 1992 tutte le nazioni della CSI aderirono al NACC e la Georgia e l’Albania furono aggiunte nel mese di giugno. I leader occidentali, mentre si crogiolavano nella loro vittoria della Guerra Fredda, con «delicatezza» fecero una domanda ovvia: se il Patto di Varsavia era stato sciolto, perché c’era ancora bisogno di mantenere l’alleanza del Nord Atlantico?

I leader della NATO proclamarono che il NACC aveva lo scopo di porre le basi per la futura sicurezza dell’Europa. Per fare questo, l’alleanza si propose di fornire assistenza pratica ai paesi ex socialisti, al fine di aiutarli a risolvere le sfide del loro «periodo di transizione». Il compito dei leader dell’Alleanza fu facilitato dalle procedure di governance del NACC, che erano state approvate con largo anticipo e con un’attenta intenzione: i suoi membri erano paesi prevalentemente NATO e non vi era alcun principio del processo decisionale basato sul consenso. Oggi è chiaro che questo era il modo in cui furono poste le basi per il processo di trasferimento di questi stati (non solo i paesi ex socialisti, ma anche ex repubbliche sovietiche) verso gli standard politici e militari occidentali.

Il passo più importante in questa direzione fu l’iniziativa della NATO di insediare i paesi NACC in un nuovo programma di cooperazione e partenariato per la pace (PfP), che era stato elaborato negli Stati Uniti e le cui cheerleaders attive includevano Zbigniew Brzezinski ed Henry Kissinger. I suoi obiettivi ufficiali includevano «facilitare la trasparenza nella pianificazione della difesa nazionale e processi di finanziamento» e «mantenere la capacità e la disponibilità a contribuire alle operazioni sotto l’autorità delle Nazioni Unite e/o la responsabilità dell’OSCE», ecc. Ma in realtà, il programma svolgeva un ruolo centrale nel movimento del blocco verso il confine con la Russia.

I paesi dell’Europa orientale (che poi diventarono i primi a ingrossare i ranghi della NATO) attivamente aiutarono i sostenitori della espansione verso est dell’Alleanza convertendo il PfP dalla sua posizione di alternativa ad una espansione della NATO in una «sala d’attesa» per i suoi futuri membri. Già nell’ottobre 1991, i ministri degli esteri di Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia espressero il desiderio dei loro paesi di prendere parte al lavoro del blocco. Questa iniziativa trovò sostegno nel dicembre 1991 in una sessione NACC cui parteciparono 16 paesi della NATO e nove stati della CEE. Il lancio del programma PfP significava una transizione nel dirigere contatti militari bilaterali con l’alleanza.

Questo indica chiaramente che i leader occidentali avevano sfacciatamente mentito quando promisero di non espandere la NATO avendo definito il nuovo stato della Russia come loro «partner». Anche se la finestra di dialogo politico ha lasciato un po’ di spazio alla Russia, questo non significa in alcun modo una rinuncia alla conservazione della struttura militare dell’Alleanza o della sua avanzata verso est.

Il primo e più importante passo verso l’espansione territoriale della NATO è stata la decisione di ammettere la Germania appena unita nei suoi ranghi. Gli anni successivi videro tre ondate di espansione, a seguito delle quali nove paesi della CEE entrarono nell’alleanza, così come le tre repubbliche baltiche ex sovietiche. Un’altra dozzina di Stati sono membri del “Membership Action Plan, Intensified Dialogue, and Individual Partnership Action Plan”, tra cui la Georgia e l’Ucraina. La nuova versione del 2010 delConcetto strategico della NATO ha direttamente affermato il suo impegno per l’espansione del blocco, il modo migliore per raggiungere «il nostro obiettivo di un’Europa unita e libera, e la condivisione di valori comuni».

Dato questo contesto, Chuck Hagel, che allora era a capo del Pentagono, stava chiaramente gettando il guanto di sfida quando affermava che l’alleanza «deve fare i conti con una Russia revisionista, con il suo esercito moderno e capace, a portata di mano della NATO».

I fondatori dell’alleanza hanno tracciato un percorso che include solo l’espansione numerica dei suoi membri. Anche nel Concetto strategico del 1991 era radicata l’idea di espansione della missione Nato oltre i confini della propria competenza precedentemente definita, che secondo il Trattato di Washington comprendeva i territori degli Stati membri e la zona settentrionale a nord del Tropico del Cancro, al parallelo di latitudine di 23° 26′ a nord dell’equatore. Questa espansione della missione ha anche reso necessario un nuovo concetto di difesa, perché ora l’obiettivo era quello di difendere non solo i territori degli alleati, ma anche i loro interessi. Il suddetto Concetto strategico del 2010 includeva l’osservazione che «l’alleanza è influenzata e può influenzare gli sviluppi politici e della sicurezza oltre i suoi confini», che dimostra in sostanza che l’Alleanza stava tentando di rivendicare un dominio globale. In realtà, tale documento riflette solamente la prassi ormai consolidata di utilizzare le forze dell’Alleanza per intervenire in eventi in regioni molto lontane da quello che una volta era la sua giurisdizione dichiarata come in Jugoslavia, Libia, Afghanistan e ora in Ucraina.

Esaminando tutta la della storia dei quasi 70 anni dell’Alleanza, si ha la prova che il suo obiettivo primario, come ammise il suo primo segretario generale, il britannico Lord Lionel Ismay, fosse: «Tenere i russi fuori, gli americani dentro e i tedeschi sottomessi». Questo obiettivo è rimasto fondamentalmente invariato, nonostante il sarcasmo insito in questo assioma. Solo che l’Unione Sovietica è stata sostituita ora dalla Russia.

Il presidente della Federazione Russa ha fatto notare ancora una volta nel suo discorso del 30 giugno ad una conferenza degli ambasciatori in Russia e dei rappresentanti di organizzazioni internazionali: «La presa di posizione anti-russa della NATO oggi è oggettivamente evidente. L’alleanza non sta solo esaminando il comportamento della Russia, nel tentativo di dimostrare la propria legittimità e la logica della sua esistenza, sta accumulando materiali bellici, per confrontarsi con noi ».

In questo contesto, anche un’altra dichiarazione resa dal capo di stato russo nel corso della sessione plenaria del San Petersburg International Economic Forum sembra di fondamentale importanza. Commentando l’assistenza attiva prestata al regime di Kiev dagli Stati Uniti e la NATO, Vladimir Putin ha dichiarato: «A mio parere questo è stato fatto, tra le altre cose, per giustificare l’esistenza del blocco Nord Atlantico. Hanno bisogno di un avversario esterno, un nemico esterno, altrimenti perché in primo luogo è necessaria questa organizzazione? C’è qualche Patto di Varsavia, c’è forse l’Unione Sovietica contro di loro?».

Il presidente della Federazione Russa ha avvertito che se continuiamo a seguire il percorso di questa logica, infiammando le tensioni e raddoppiando i nostri sforzi per spaventare l’un l’altro, alla fine ci troveremo di fronte a una Guerra Fredda, ma ha affermato: «La nostra logica è completamente diversa. Essa si concentra sulla cooperazione e la ricerca di compromessi ».

Chi ha orecchi, ascolti.

NEO - George Soros: chiamiamo un taxi ai terroristi!

REDAZIONE NOICOMUNISTI

di Phil Butler, …con New Eastern Outlook, Mosca


Pubblicato da Jim W. Dean, Managing Editor . 14 agosto 2016

FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros




[Nota del redattore: Phil Butler ha pronto per voi, qui sotto, un pezzo che io chiamo una secchiata di acqua gelata, su uno dei più sporchi e pericolosi "mestatori" del nostro tempo: un uomo che rifiuta di morire, unendosi così alle sue vittime, George Soros.

Giorgino si è fatto il nome portando a un nuovo livello l'arte della truffa manipolando gli alti e i bassi della mercato azionario... a scapito di nazioni e dei loro popoli. E ha sempre avuto una copertura brillante per tutto questo: "Io faccio parte della George Soros Foundation e sono qui per aiuttarvi".

L'ultima truffa di Soros che ho avuto il tempo di seguire è la carota di un investimento da un miliardo di dollari che ha fatto penzolare davanti al governo golpista ucraino che non solo ha portato ha portato ma anche continua, alla guerra civile fratricida in modo che si impoverissero. Ero curioso di sapere il perché Georgino fosse in prima linea con il suo contante, quando la situazione è totalmente instabile ed imprevedibile.

Alla fine i giochi venivano alla luce. Egli stava riavendo indietro i suoi miliardi di dollari, mentre stava facendo azione di lobbyng per un fondo di investimento da 50 miliardi di dollari che veniva istituito per parargli le spalle, per far andare al rialzo i suoi acquisti azionari scelti con cura, in modo che potesse ottenere un buon profitto, ma voleva anche che i rischi fossero ridotti a zero.

Così ha fatto azione di lobbyng nell'EU per avere "garanzie" sul portafoglio del prestito di 50 miliardi di dollari, che potrebbe lasciare i cittadini dell'UE ad aprire il borsellino per ripianare il debito quando la merda avesse colpito il ventilatore quando la corruzione ucraina avesse ottenuto il taglio di 50 miliardi dal primo prestito. Georgino sa che con le garanzie del prestito, i prezzi avrebbero portato al rialzo le quotazioni, e quindi avrebbe incassato con calma, lasciando le sue beneamate masse non lavate con le mutande in mano.

I finanzieri dell'EU, vendettero la loro vagonata di angurie molto tempo fa e videro la truffa di Soros in due secondi. Gente, questo è il vostro uomo del popolo dei giorni moderni. Voi non potete proprio fare roba del genere. Lascerò che il fratello Phil vi riempia (senza giochi di parole) con il resto della storia Jim W. Dean.]

Phil Butler, mente acuta e penna affilata
Pubblicato per la prima volta il 7 agosto 2016

La vecchia truffa dei rialzi e dei ribassi pilotati in Borsa

Il miliardario George Soros, tecnico dei fondi di investimento, ha le mani in pasta in ogni torta politica che c'è. Se c'è una crisi da qualche parte nel mondo, state pure sicuri che lui ci ha messo le mani.

Sono fatti non nuovi alla maggior parte dei nostri lettori, ma le sottigliezze delle perazioni di Soros, sicuramente lo sono. Questo è il primo di una serie di articoli che ci illuminano su un vero e proprio arci cattivone. Oggi ci concentreremo su  Soros e la presidenza americana.

Come usare i soli della gente per fare ogni tipo di porcheria


La surreale competizione elettorale presidenziale dell'America sta giungendo al suo crescendo finale. In una sinfonia di scetticismo, un popolo di una ex grande nazione sono sottoposti alla costante serenata di due note acide amaramente ronzanti nell'aria, "Hillary for President" che sembrano le persone urlare dentro la testa delle persone dotate di una qualche moralità, come se fossero state fatte scoppiare con le sirene urlanti di un raid aereo.

Per quanto riguarda la scelta di Donald Trump per l'ufficio più alto degli Stati Uniti, i nervosi liberali, i conservatori et similia, rabbrividiscono al pensiero del primo discorso agli stati dell'Unione da parte di "The Donald". Nessuno dei due principali candidati è quello che chiunque definerebbe un candidato "presidenziale". le elezioni del 2016 stanno andando esattamente come i manipolatori come George Soros avevano in programma. Ancora una volta la carica della presidenza è organizzata per risultare proprietà è impostato per essere di proprietà totale dei più grandi ladri del mondo.


Donald Trump è il capro espiatorio ideale per favorire Hillary Clinton. Turbolento, controverso e molto spaventoso, il costruttore miliardario è noto, come Ronald Reagan, per avere un debole di agire come il personaggio dei cartoni animati Yosemite Sam. Se Trump portasse le sue due sei colpi al suo prossimo discorso e si alzasse da terra scaricandole ai suoi piedi, quasi nessuno ne sarebbe sorpreso.
Donald Trump agisce come Yosemite Sam
 La ragione per cui è stato scelto per concorrere alle presidenziali è trasparente, nessun altro sulla Terra possiede le stesse qualità divergenti. Trump è allo stesso tempo una credibile figurina di celebrità del potere e allo stesso tempo è totalmente inaccettabile come scelta realistica. Restate sintonizzati, vi è del metodo in questa follia.

Dovete amarla per la sua "onestà"
Le notizie che ci dicono che George Soros abbia versato più di 25 milioni di dollari ad Hillary e al  Partito democratico ora defunto, non sono una sorpresa. E' stato Soros a dare una mano a cacciare in gola al popolo americano, Barack Obama. Il miliardario di New York ha una storia di lunga data con Hillary e il marito, che risale ai tempi dell'amministrazione di Bill.

In questa relazione noi vediamo un disegno piuttosto diabolico, se ci guardiamo da abbastanza vicino. nessun insegnante americano vi racconterà mai come un presidente americano abbia dato una mano a rovesciare una legittima e fiorente nazione come la Yugoslavia, ma Soros certamente vi era implicato.

Quando Soros creò la "Soros Yugoslavia", non era per far progredire il popolo di quella nazione. Leggete il riassunto sulla Open Society Foundations di oggi, se credete che io sogni di cospirazioni.

Soros è così orgoglioso dei suoi sforzi per distruggere la Yugoslavia da commissionare un opuscolo dove sono enumerate le sue iniziative, intitolato "Building Open Society in the Western Balkans, 1991-2011”. Soros è nient'altro che un capitano dell'élite bancaria, un distruttore di stati/nazione e un costruttore di un mondo di popoli indebitati. La sua missione richiede il controllo della presidenza USA e mano libera nel creare nazioni in bancarotta alla ricerca di contanti per la ricostruzione.

La missione è duplice. Per prima cosa si crea un vuoto di credito innescando turbolenze e guerre civili, quindi si riempie il vuoto con selezionati investimenti di capitale, creando eserciti di collaboratori della Open Society. State pur certi che una larga percentuale, di accademici, media e attori governativi che vedete oggi all'opera, sono stati "reclutati" nel gioco da Soros e dagli altri. Tuttavia non andremo troppo lontano e fuori tema, rimaniamo nelle connessioni di Soros con la presidenza USA che andremo a illustrare.

Qualche anno fa, George Soros e il leader yugoslavo marionetta, Ante Marković firmarono un accordo per consolidare gli sforzi di Soros in Yugoslavia, Soros e gli occidentali si prestarono ad aiutare la distruzione del governo di Branko Mikulić, il debito di 21 miliardi di dollari verso i banchieri occidentali era insufficiente per gli standard di Soros. Al suo posto venne messo Ante Marković, l'ultimo leader della Repubblica federale Socialista della Yugoslavia.
Non tutti hanno ricevuto la stessa parte di bottino

Quindi il paese cominciò a sciogliersi e Clinton svolse il suo ruolo: una guerra schiantò vite e strutture, così bisognò far un ricorso ancor maggiore al credito. Al posto di una Yugoslavia debitrice di 21 miliardi di dollari, poterono essere creati 7 stati più deboli che caddero sotto il governo di satrapi.

Questi sono i fini indiscutibili cui miravano le strategie di Soros e di Bill Clinton. La Yugoslavia, uno stabile stato cuscinetto tra il capitalismo rampante e le nuove idee dell'est, fu distrutta. L'eredità del primo ministro Tito andò incontro a una fine orribile che, solo gli storici revisionisti cercano di abbellire.

E senza dubbio, George Soros è il capo dei revisionisti. Vedete come oppositori chiave del tipo di Slobodan Milošević (“Sloba”) furono i predecessori di Gheddafi in Libia e di Saddam Hussein in Irak. Un tempo utili per gli americani e i brtannici, questi autocrati furono pugnalati alla schiena e traditi, una volta che non servivano più a nulla.

Milošević fu quasi assassinato, essendo stato lasciato morire, malato, nella prigione dell'Aia, senza alcuna prova vera e propria dei crimini di cui era accusato. Clinton guidò la NATO in infernali bombardamenti sulla Yugoslavia, inventando dei pretesti proprio come fece Bush in Irak.

L'uomo di Soros all'interno, Ante Marković è ora morto, insieme ai più importanti giocatori della svolta dei Balcani. Tutti sanno che, dopo l'approvazione della Yugoslavia di Soros da parte di Marković, la nazione si disintegrò, lasciandosi alle spalle quello che lo scrittore e studioso europeo Bat Ye’or chiamò “Eurabia” vale a dire uno stato musulmano nel cuore dell'Europa. La BBC di allora era un po' più sintonizzata sui reali eventi e scrisse:

"Secondo fonti vicine al governo USA, il presidente Clinton ha autorizzato una campagna aperta per rovesciare Slobodan Milosevic. Fonti citate nella rivista USA Time dicono che, all'inizio di questa primavera Mr. Clinton ha firmato un decreto presidenziale segreto che concede alla CIA "luce verde" per cercare di spodestare il presidente yugoslavo."

Questo pezzo sulla New English Reviews di Ares Demertzis, descrive nei dettagli quello che l'autore chiama la “Bill Clinton’s Bastard Army”. Il dogma della Open Society Foundations oggi propone la “Soros history” degli accadimenti degli anni dal 1989 al 1991 almeno vagamente.Comunque la vera storia sottesa alle pressioni interne della Yougoslavia non viene esposta pubblicamente, ma viene tenuta nascosta. questa citazione da Global Research, proviene dall'ex comandante supremo NATO , generale Wesley Clark, che ci dice proprio come i Balcani diventarono così frammentati dopo la morte di Tito.


"Dal 1970, egli (Soros) aveva distribuito 3 milioni di dollari l'anno ai dissidenti fra cui, Solidarnosc in Polonia, Carta 77 in Cecoslovacchia e Istituto Andrei Sakharov in Unione Sovietica. nel 1984 fondò il suo Open Society Institute e pompò milioni di dollari nei movimenti di opposizioni e nei media indipendenti. 
Queste iniziative, in apparenza destinate alla costruzione di una "società civile", erano designate a indebolire le strutture politiche esistenti e a pavimentare la strada dell'Europa orientale per lo sfruttamento da parte dei capitali globali. Soros ora proclama con caratteristica immodestia che egli fu il responsabile dell' "americanizzazione" dell'Europa dell'est."


Come potete intuir da tutto questo, i modelli di azione di Soros nel mondo non sono geniali, sono pratici. Modelli per il successo, modelli per il profitto, questo è tutto quello che la gente sa. I propositi possono essere scorti nella differenza manifesta dei flussi di danaro e dei motivi politici, ma tutto si riduce alla visione ristretta di un intelletto limitato. I Rothschilds e i Rockefellers e i loro tirapiedi alla Soros, vincono stando ai margini, loro vincono le guerre e vincono ricostruendo le civiltà.

Non si tratta di scienza missilistica e neanche di teorie economiche innovative. Abbattere stati per sgraffignarne le risorse, la strategia dei Baroni ladri del vecchio o nuovo colonialismo, non importa come volete chiamarlo, è mediocre e pigra. Però, questa è la mia opinione sui cosiddetti "banksters". Sono veramente spiacente per loro, per quanto la loro eredità possa essere cementata nei più fini marmi, scolpita sui nostri picchi più elevati e nei cuori delle generazioni. Loro appartengono piuttosto al genere di pietosi predatori, troppo avidi per temere perfino la morte.




Guardate il mondo di oggi. Le notizie che un gruppo di pressione a finanziamento pubblico, chiamato Media Diversity Institute (MDI), stia chiedendo ai media di promuovere solo un punto di vista positivo in Europa circa le minoranze, al massimo può sembrare una notiziola di sinistra o poco più. Invece l'apprendere che il MDI è finanziato da una commissione europea, dalla Open Society Foundation di George e dalle Nazioni Unite, mostra quanto profondamente siano diventati intrecciati gli interessi e i metodi di Soros.

Nel 2014 l' Open Society Foundations finanziò un progetto del MDI di contrasto ai cosiddetti "atteggiamenti xenofobi" ai fini di dipingere l'immigrazione in modo più positivo nel bel mezzo della campagna elettorale per le elezioni europee. Mentre vengono promosse la russofobia e altre forme di discriminazione, Soros e i suoi alleati puntano il dito in continuazione contro le loro vittime, chiamando per nome i cittadini europei preoccupati, castigando ogni sforzo in contrasto con "l'obiettivo", che è certamente quello di finalizzare la conquista globale da parte dell élite bancaria.

Il finanziamento di Soros delle campagne dei Clinton, della campagna di Obama e la sua avversione finta per i presidenti come Bush, è un gioco mortale. Soros è lo scagnozzo finale degli uomini che stanno nel retro. E credetemi , sono per lo più uomini. In questo momento gli Stati Uniti d'America sono in una fase di eccessivamente drastico cambiamento, anche se pochi possono vedere questo. A dire il vero, la maggior parte delle persone nella regione precedentemente nota come Jugoslavia non riesce a rendersi conto di ciò che è stato loro tolto.

Soros e i suoi burattinai contano da sempre sul punto di vista limitato degli esseri umani, concentrato su quello che possiedono. Un operaio americano è felice solo perché ha un lavoro. Non sa che senza questi capi mediocri, avrebbe potuto ormai essere in pensione. In Croazia o in Montenegro, un operaio è incapace di vedere quale sarebbe stato il suo ruolo in una società jugoslava di grande successo. Il potenziale perso è la realtà più volatile. lo schema con cui Soros continuamente manipola e inganna tutti no, consiste nel renderci soddisfatti con meno, mentre promette molto di più.
Soros distrugge, facendo professione di fare del bene, in realtà fa il male e i popoli deveono pagare per essere miserabili. Poi affitta a loro la speranza, vende loro l'illusione di una società nuova, di un mondo migliore in modo che i Rothschilds ci diano un taglio.

Essi portano il governo a tassarci di più per finanziare i loro piani di indebitamento e accollano tutti i problemi ai loro avversari.

Per loro è un grazioso giochetto, senza fantasia, ma efficace.

Forse è per questo che la crisi di oggi sembra così disperata, perché un Trump debba essere in competizione o contro un secondo Clinton e il motivo per cui l'Europa debba chiamare un taxi ai terroristi per essere uccisa subito dopo.


domenica 14 agosto 2016

Colpo di stato in Turchia: dalla Turchia in Russia con bastante amore fino alla GRANDE GUERRA

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Imran N. Hosein


[Nota del traduttore: presentiamo un interessante punto di vista di un religioso musulmano, studioso di escatologia coranica, lo sheikh Imran N. Hosein. Il fatto che lo condividiamo non significa che condividiamo il suo punto di vista, che è escatologico, ma contiene interessanti considerazioni geopolitiche che ricorrono spesso nei suoi scritti dedicati alla situazione mondiale. 
La sua visione escatologica/geopolitica può essere sintetizzata nel modo seguente:
1) Ci sarà un conflitto, definito la Grande Guerra che vedrà opporsi l'occidente alla Russia e alla Cina. 
2) L'occidente sarà sconfitto e devastato ma anche la Russia e la Cina ne usciranno con le ossa rotte
3) Costantinopoli, l'attuale Istambul sarà in mani russe
4) La potenza sionista, Israele, si proporrà come unica potenza mondiale
5) comparirà l'Anticristo, il dhajal che proporrà falsi ideali new age ma in seguito perseguiterà coloro che non si piegheranno al suo volere.
6) il dhajal sarà ucciso da Gesù Cristo a Damasco
7) ci sarà il Giudizio]



Il presidente turco Erdogan, naturalmente, molto correttamente afferma il coinvolgimento degli USA (e quindi della NATO) nel tentativo di golpe contro il suo governo. Egli ha ragione nell'accusare di coinvolgimento nel golpe, lo sheikh sufi turco Fathullah Gulen. Comunque si sarebbe potuto essere più onesti di Erdogan, se avesse anche rivelato di sapere della preparazione del golpe, come sapeva del coinvolgimento della NATO e sapeva pure che i seguaci di Gulen, così come gli altri oppositori al suo governo, sarebbero stati ingannati e utilizzati come agnelli sacrificali nella preparazione della guerra della NATO contro la Russia.

Il risultato immediato del tentativo di colpo di stato è stato quello di far diventare Erdogan abbastanza forte da guidare meglio la Turchia, a fianco della NATO, nella prossima guerra con la Russia.

Se la Turchia dovesse annunciare la fine dell'adesione alla NATO e se una delegazione turca dovesse andare in Russia per discutere di un'alleanza alternativa con la Russia, la migliore risposta dalla Russia a una tale visita ,sarebbe quello di suggerirne graziosamente il rinvio fino a dopo la fine della Grande Guerra. Se il governo turco dovesse insistere per la visita a Mosca di un Erdogan che porta doni, il presidente russo dovrebbe aumentare lo schieramento delle sue guardie del corpo.

Notiamo in aggiunta e brevemente che  in questo momento, la NATO ha bisogno di una Turchia forte con credenziali abbaglianti per guidare il mondo dell'Islam verso un nuovo Impero Ottomano islamico che garantirà il sostegno del  mondo dell'Islam alla NATO nella prossima guerra con Russia. Questo, in breve, è un'altra spiegazione del tentato colpo di stato turco.

Mentre le informazioni pubblicate qui sotto, (preparate prima del golpe e diffuse proprio al momento della sua attuazione), concernenti i progressi materiali della Turchia sotto Erdogan possono essere giuste, ho condannato pubblicamente Erdogan per quello che ha fatto (veramente imperdonabile) in Libia e quello che sta ancora facendo (di nuovo veramente imperdonabile) in Siria. Sono anche disgustato dell'ISIS e allarmato dalle continue dichiarazioni russe che la Turchia di Erdogan sta sostenendo l'ISIS clandestinamente. So di chi ha viaggiato in lungo e in largo per entrare nelle fila dell'ISIS e che c'è riuscito transitando dal territorio turco. Quindi io non sono sorpreso dalle notizie delle congratulazioni dell'ISIS a Erdogan per il suo successo nello schiacciare la rivolta.

Ho anticipato che chi nelle forze armate turche che è opposto ad Erdogan avrebbe dovuto rispondere presto a questo crack-down, rivelando pubblicamente informazioni che quest'ultimo avrebbe preferito tenere nascoste. La prima cosa che mi aspettavo uscisse era la prova che la pretesa turca dell'ingresso dell'aereo russo nello spazio aereo turco fosse una menzogna palese e la richiesta russa di scuse fosse giustificata! La seconda cosa è che potessero essere rese pubbliche le prove del sostegno  turco clandestino all'ISIS.

Invece, ho capito che il governo turco ha già arrestato i due piloti che hanno abbattuto il velivolo da combattimento russo, incolpando la NATO dell'atto che ha portato alla rottura del rapporto della Turchia con la Russia. Si tratta di una magnifica azione progettata per costruire la fiducia russa nell'abbraccio di Erdogan.

Tuttavia, i russi probabilmente già sanno che i recenti avvenimenti in Turchia, culmineranno nella guerra civile che da molto tempo ho previsto. Mi aspetto che la guerra civile permetta la vera conquista di Costantinopoli profetizzata da Nabi Muhammad (sallalalhu 'alayhi wa sallam).

Quando ciò accadrà,  si vedrà la menzogna vecchia di 500 cento anni del sultano ottomano Muhammad Fatih, che pretese di aver adempiuto la profezia quando conquistò Costantinopoli nel 1452.

Non ho assolutamente alcun dubbio che i martiri (Shuhada), nella battaglia del 1452, non furono i musulmani mal guidati caduti durante la conquista di Costantinopoli. Piuttosto, i veri martiri (Shuhada) furono quei cristiani ortodossi coraggiosi che caddero nella difesa di Costantinopoli.

Potrei non vivere abbastanza per vedere tutto questo, ma io non sono ingannato dai due imperi del Dajjal, né dall'Impero Ottomano instaurato da Gog e Magog, né dalla sua replica resuscitata ai giorni nostri sotto la guida di Erdogan. Prego affinché i veri musulmani della Turchia, così come anche i miei studenti, non siano ingannati!

Tuttavia rispetto il diritto di esprimersi di coloro che hanno diverse opinioni e di sostenere la validità delle loro opinioni contrarie.

Che Allah l'Altissimo possa sempre mostrarci la verità.



La Turchia sotto Erdogan

Che cosa si dovrebbe conoscere del presidente della Turchia, Recap Tayyip Erdogan:

1. L'economia turca tra il nel 2002 e il 2012 ha avuto una crescita del 64% del PIL reale e un aumento del 43% del PIL pro capite.

2. Erdogan ha ereditato un debito di 23 miliardi e 500 milioni di dollari verso il Fondo Monetario Internazionale, che è stato ridotto a 0,9 miliardi di dollari nel 2012. Ha deciso di non firmare un nuovo contratto. Il debito della Turchia verso il FMI è stato dichiarato essere pagato completamente e lui ha detto che il FMI potrebbe prendere a prestito soldi dalla Turchia.

3. Nel 2010, il default dei crediti swap del debito sovrano commerciale della Turchia sono al minimo storico del 1,17%, inferiori a quelli dei nove paesi membri della UE e della Russia.

4. Nel 2002, la Banca Centrale turca aveva 26,5 miliardi di dollari di riserve. Tale importo ha raggiunto i 92,2 miliardi di dollari nel 2011. Sotto la guida di Erdogan, l'inflazione è scesa dal 32% al 9,0% nel 2004.

5. Sotto il governo di Erdogan, il numero di aeroporti in Turchia è aumentato da 26 a 50.

6. Tra il 2002 e 2011, oltre 13.500 chilometri di superstrade sono stati costruiti.

7. Per la prima volta nella storia della Turchia, sono state costruite linee ferroviarie ad alta velocità e il servizio di treni ad alta velocità del Paese ha avuto inizio nel 2009. In 8 anni, 1076 km di ferrovia sono stati costruiti e 5449 km rinnovati.

8. Gli investimenti di Erdogan nel sistema sanitario sono stati maggiori di qualsiasi predecessore. Come parte delle riforme, ecco il programma "Green Card", che offre cure gratuite per i poveri.

9. Erdogan ha aumentato la spesa per l'istruzione da 7,5 miliardi di lire nel 2002 a 34 miliardi di lire nel 2011. La quota più alta del bilancio nazionale data a un ministero e alle università in Turchia è quasi raddoppiata, da 98 nel 2002 a 186, nell'ottobre 2012.

10. Nel 1996 il cambio era di 1 $ = 222 lire, nel 2016 1$ = 2.94 Lire, anche dopo le recenti turbolenze.

Oggi sembra che loro siano l'unico popolo  con il potenziale per farlo. Gli arabi si sono disintegrati. Gli indiani subcontinentali in ogni caso non sono mai stati leader della Ummah. Solo despoti locali che non hanno mai avuto alcun impatto complessivo.

La cosa incoraggiante è che, anche l'opposizione, compresi i leader curdi, è accorsa in sostegno di Erdogan. La campagna dei media occidentali sta cercando di diffamarlo ancora una volta parlando della sua cosiddetta natura autocraticoa perché egli si alza contro di loro. Egli è l'unico che si è sbarazzato del giogo del FMI. E ha costretto Israele a consentire gli aiuti a Gaza. Gli Ottomani prima hanno sculacciato selvaggiamente l'Europa e poi governato per 400 anni, lasciando un segno indelebile. Questo è ciò che l'uomo bianco non può digerire. Così lo odiano. Vogliono dei lacchè che facciano la sujood (vale a dire, la prostrazione) a loro invece che ad Allah?