lunedì 19 marzo 2018

Il sionismo alla conquista della Siria. Storia di Elie Cohen.

Di Luca Baldelli


Capita, di recente, di ascoltare qualche finto esperto di vicende mediorientali e qualche disinformatore di professione asserire che Israele non avrebbe alcun ruolo nella destabilizzazione della Siria. Basterebbe riflettere solo su un dato, per smentire tale assurdità: l'ISIS e tutti i gruppi della galassia islamista attivi in Siria, colpiscono l'intero arco dei Paesi della Regione mediorientale, tranne Israele, Arabia Saudita e sceiccati... Guarda caso! Se non basta l'analisi per via induttiva, si possono citare decine e decine di casi di spionaggio, eversione, sabotaggio, terrorismo ai danni della Siria, riconducibili tutti, senza eccezione alcuna, alle trame sioniste. L'esempio più lampante è, comunque, rappresentato dalla vicenda, per molti ancora oggi sconosciuta ed oscura, di Elie Cohen.

Nato nel 1924 ad Alessandria d'Egitto da una famiglia di ebrei siriani di Aleppo, Cohen si unì presto alle organizzazioni sioniste clandestine e, nel 1951, entrò a far parte di una pericolosissima rete spionistica israeliana in Egitto, formata da ebrei locali e diretta dal Mossad. Obiettivo prioritario di questa rete era quello di sabotare l'intesa tra Egitto e Gran Bretagna per il ritiro inglese dal Canale di Suez, ritiro che per lo Stato sionista rappresentava un duro colpo, sa evitare ad ogni costo. Tutto stava andando per il meglio nelle trattative quando ecco che, nel 1954, prese avvio l'OPERAZIONE SHOSHANNA, ideata e coordinata dal Mossad, con l'attiva collaborazione, in qualità di esecutori, dei suoi agenti egiziani di stirpe ebraica: alcune bombe iniziarono ad esplodere qua e là, a il Cairo e Alessandria d'Egitto, contro obiettivi britannici di considerevole importanza. L'intenzione era chiara: ci si trovava dinanzi ad una machiavellica strategia della tensione, volta a rovesciare ogni colpa su Nasser e sull'Egitto, mandando a rotoli i negoziati per il ritiro dal Canale di Suez e procrastinando quindi sine die, in quel punto geografico e geopolitico strategico, la presenza armata imperialista.

Il piano eversivo fu sventato dalla fermezza delle autorità egiziane e, naturalmente, vi fu il solito coro di ipocriti, vittimisti e mestatori di professione i quali, senza ritegno, levando alti lai, gridarono alla "persecuzione antisemita". Qualche tempo dopo, il governo israeliano non potette ostinarsi a celare le prove della trama e si cercò di rovesciare tutta la colpa su un drappello di 007 sionisti, ma Ben Gurion stesso chiamò in causa il Ministro della Difesa israeliano, Pinhas Lavon  (da qui, il CASO LAVON).

In tutta questa vicenda, ELIE COHEN giocò un ruolo ambiguo e, tutto sommato, secondario: arrestato, venne successivamente liberato per insufficienza di prove dalla giustizia egiziana ed espulso dal Paese. Il MOSSAD disponeva ora di una pedina insostituibile: tutto era pronto per un nuovo piano, ben più complesso ed insidioso, che riguardava la SIRIA. In questo Paese le acque erano tutto fuorché calme: il vento del panarabismo e del socialismo arabo portato avanti dal BAATH, soffiava impetuoso. Dal 1958 al 1961, il Paese, sotto la guida di Shukri al - Quwattli, si era unito all'Egitto nella Repubblica Araba Unita; bisognava entrare nelle viscere di questo mondo e capirci di più. Ecco dunque che il MOSSAD decise di infiltrare ai vertici del potere siriano Elie Cohen, dando ad esso una nuova identità: quella di Kamil Amin Thabit, benestante siriano emigrato in Argentina per motivi politici. Nel Paese sudamericano, Cohen, che aveva studiato con solerzia il Corano, entrò in contatto con alcuni fuoriusciti nazisti, che a loro volta presentarono l'agente sionista sotto mentite spoglie all'addetto militare dell'ambasciata siriana, simpatizzante del BAATH, ancora non giunto al comando della Nazione. Il potere psicagogico della parlantina coheniana, l'abilità del personaggio, la capacità di mimetizzarsi e di intessere relazioni, furono le caratteristiche che spinsero i siriani a dare spazio al personaggio, introducendolo nel loro mondo. Nel 1960, Cohen si stabilì a Damasco, coltivando rapporti, in particolar modo, con i membri del BAATH e, segnatamente, con Amin al - Hafiz, militare di alto rango.

L'8 marzo 1963, il BAATH salì al potere e al - Hafiz divenne, qualche mese dopo, Presidente della Siria; il principale amico di Cohen/Thabit era giunto così al potere in un Paese chiave della regione mediorientale e, per l'agente sionista, si aprirono porte poco prima insospettabili: di fatto,

COHEN DIVENNE IL NUMERO TRE DEL NUOVO POTERE SIRIANO, DOPO AL - HAFIZ E SALAH AD - DIN AL - BITAR. DI FATTO, ERA LUI IL VICE - MINISTRO DELLA DIFESA!

Per le mani di Cohen/Thabit passarono documenti scottanti, contenenti segreti militari delicatissimi, aspetti non secondari della vita statale che non avrebbero dovuto essere divulgati, notizie che definire riservate era poco. Tutto questo ricco e succulento bottino fu passato sistematicamente al MOSSAD; non è dunque esagerato affermare che, grazie a Cohen / Thabit,

ISRAELE EBBE UNA FINESTRA COSTANTEMENTE APERTA SULLA SIRIA, PENETRANDONE I LATI PIU' NASCOSTI, VENENDO A CONOSCERE ASPETTI CHE SOLO AL GOVERNO DI QUEL PAESE DOVEVANO RESTARE NOTI. LA PIOVRA SIONISTA SI STAVA IMPADRONENDO DEL CONTROLLO DEL PAESE, CON UN DIABOLICO STRATAGEMMA FIGLIO DEL PIU' ARDITO TRASFORMISMO FREGOLIANO, UNITO ALLA PIU' MACHIAVELLICA DELLE ASTUZIE.

Per questa via, venne inflitto un duro colpo al potenziale economico e, soprattutto, militare della Siria : tra gli incartamenti trasmessi dalla talpa, infatti, vi erano pure quelli riguardanti le fortificazioni militari siriane nel Golan, mimetizzate tra gli eucalipti per volontà di AL - HAFIZ e quindi facilmente conquistate anni dopo da Israele, durante la Guerra dei Sei Giorni, grazie alle soffiate di Cohen/Thabit.

L'attività frenetica della spia, proprio in virtù della sua assiduità e sistematicità, cominciò ad insospettire le autorità siriane a partire dal 1964. Grazie ad una laboriosa ed efficiente stazione radio, Cohen/Thabit comunicava ogni giorno con i suoi referenti israeliani del MOSSAD; proprio il ripetersi quotidiano di interferenze radio alquanto strane, spinse le autorità siriane baathiste a rivolgersi ai radiogoniometristi del KGB sovietico, in virtù di accordi ed intese stretti precendentemente nell'interesse della sicurezza del Paese. Costoro, di concerto con i colleghi siriani dell' IDARAT AL - MUKHABARAT AL - AMMA (Direttorato Generale dell'Intelligence, il servizio segreto di Damasco), introdussero in Siria sofisticate e potenti apparecchiature, grazie alle quali fu possibile individuare, a colpo sicuro, la fonte del disturbo rilevato: si trattava dell'appartamento damasceno di Cohen/Thabit.


La morsa si strinse dunque attorno alla talpa sionista, frantumando tutti i piani di infiltrazione e destabilizzazione del Paese che essa era andata attuando e, soprattutto, quelli che avrebbe attuato in futuro proseguendo, al riparo da ogni fastidio ed intralcio, la sua nefasta opera. Cohen/Thabit, smascherato, venne processato ed impiccato su una pubblica piazza il 18 maggio del 1965. La televisione siriana trasmise le immagini dell'esecuzione. La Nazione siriana era salva, purificata dal bubbone sionista che si era insinuato nelle sue membra fino a raggiungerne addirittura il cervello. Un altro complotto di Israele contro la libertà e la sovranità dei popoli era stato sventato. La marcia per la conquista della Siria da parte della colonia nazi - sionista, si era infranta contro le poderose mura del socialismo arabo baathista e della proficua, leale collaborazione tra quest'ultimo e l'Urss.

URSS, agosto 1991. Il golpe di Eltsin e quello degli altri.

Di Luca Baldelli



La storiografia, in questo correttamente, fissa nei giorni 19 – 21 agosto del 1991 le date della fine dell’Unione Sovietica, anteponendola, cronologicamente, all’ammainamento della rossa bandiera dell’Urss sul pennone del Cremlino, alle ore 19,45 del 21 dicembre successivo. Il famoso “colpo di Stato“ estivo, dunque, rappresentò la fine di un’esperienza storica gloriosa durata 70 anni, fondata e sulla costruzione del socialismo in un solo Paese e sulla spinta internazionalista volta a liberare l’umanità dalle catene dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’imperialismo, della rapina colonialista e neocolonialista. I prodromi di quella vicenda, vanno però rintracciati negli anni ’80 della controrivoluzione anticomunista mascherata sotto il nome di “perestrojka“: lo smantellamento progressivo della pianificazione centralizzata, l’allentamento della disciplina nei settori della produzione, della distribuzione e del commercio al dettaglio, lo spazio sempre maggiore concesso all’iniziativa privata, con arricchimenti scandalosi di soggetti legati a cooperative e imprese individuali autorizzate, il venir meno, lento ma inesorabile, del ruolo del Partito come soggetto cardine politico – educativo, l’interiorizzazione dei miti consumistici dell’occidente, sapientemente veicolati dalla nuova borghesia oligarchica emergente, in un ampio settore del popolo, furono tutte crepe che, pian piano, portarono all’erosione delle fondamenta, un tempo solide, del socialismo sovietico.

URSS, agosto 1991. Il golpe di Eltsin e quello degli altri.

Una voce fuori dal coro: Caleb Maupin

Di Davide Spagnoli

Caleb Maupin è un giornalista e un analista politico che risiede a New York concentrando la sua copertura giornalistica sulla politica estera degli Stati Uniti e il sistema globale del capitalismo monopolistico e dell'imperialismo.

È apparso su Russia Today, PressTV, Telesur e CNN. Ha fatto reportage dagli Stati Uniti, oltre che dall'Iran, dal Golfo di Aden e dal Venezuela. È stato relatore in numerose università e conferenze internazionali a Teheran, Quito e Brasilia. I suoi scritti sono stati tradotti e pubblicati in molte lingue tra cui farsi, cinese, russo, arabo, spagnolo e portoghese.
Originario dell'Ohio, ha studiato scienze politiche al Baldwin-Wallace College. Oltre al suo lavoro di giornalista, analista e commentatore, si è impegnato nell'attivismo politico. Ha fatto parte del movimento Occupy Wall Street fin dalle prime fasi di pianificazione nell'agosto del 2011. Ha lavorato contro la brutalità della polizia, l'incarcerazione di massa e la guerra imperialista.

Nel 2015, ha partecipato al viaggio dell'Iran Shahed Rescue Ship, tentando di consegnare aiuti umanitari allo Yemen con la Mezzaluna Rossa della Repubblica islamica dell'Iran.

L’obiettivo del suo lavoro è quello di promuovere l'ideologia rivoluzionaria e sostenere tutti coloro che combattono contro il sistema globale dell'imperialismo capitalista monopolistico.

Fonti:



Articoli e dichiarazioni di Caleb Maupin






Jack Ma: apprendere il marxismo

di Caleb Maupin

trascrizione e traduzione di Davide Spagnoli

Salve amici. Recentemente sono stato in Russia, e ho avuto modo di partecipare a un forum sponsorizzato dal Valdai Discussion club, un serbatoio di cervelli molto importante in Russia, che ha sede nella città di Sochi, e le cui attività spaziano su molte aree, e a questo evento ho avuto la possibilità di ascoltare Jack Ma. Jack Ma, che era uno degli oratori, è l’Amministratore delegato di Alibaba che probabilmente è la più grande società di Internet in Cina, e lui è probabilmente l’uomo più ricco della Cina. E Jack Ma ha tenuto un intervento, ed ero seduto tra il pubblico, e quello che mi ha colpito è stato quanti concetti marxisti o marxiani ha espresso, e mi è involontariamente scappato una specie di sorriso perché mi sono reso conto di conoscere un sacco di persone che non capiscono chi fosse Karl Marx e non capiscono il marxismo. Molte persone del marxismo hanno in mente questa specie di immagine caricaturale, secondo cui Karl Marx avrebbe detto che tutte le persone dovrebbero unirsi per fare una rivoluzione violenta e imporre una utopia sul mondo e cercare di creare una utopia; ma se ascoltate Jack Ma, questo non è quello che ha detto Karl Marx né quello che il marxismo realmente è. Jack Ma spiega alcuni concetti chiave che si possono trovare nei lavori di Karl Marx. Ascoltiamo alcune delle considerazioni fatte da Jack Ma al Valdai Discussion Club; poi vi illustrerò come le radici di queste considerazioni si possono realmente trovare in Karl Marx. Le idee di Jack Ma sono realmente influenzate da Karl Marx. Ascoltiamolo.

«…dove le persone si preoccupano cerchiamo di capire il modo per risolvere le preoccupazioni. Oggi molte cose sono cambiate, ma le persone si preoccupano anche di internet. Si preoccupano ancora di più. E questo mi fa venire in mente i primi tempi in cui le persone erano preoccupate dalle automobili, quando le automobili erano appena state progettate. Le persone erano più preoccupate per gli incidenti stradali, invece delle grandi cose che l'auto avrebbe portato nella vita degli uomini. Ho notato che le persone sono preoccupate per i dati, per la privacy, per la sicurezza. Penso che la cosa peggiore di cui dobbiamo preoccuparci sia la preoccupazione stessa. Molti paesi, a causa della preoccupazione, perdono molte cose. Oggi in Europa non vediamo molte grandi aziende che operano in Internet. Una delle ragioni è che si preoccupano troppo, credo. E la preoccupazione ci impedirà di essere più creativi».

Bene. Così Jack Ma, in sostanza, sta dicendo che non dovremmo essere spaventati dalla tecnologia. Sapete, ad un certo punto, quando il capitalismo aveva iniziato a svilupparsi, c’era un gruppo di persone chiamate luddisti che bruciavano i telai perché vedevano che questi eliminavano posti di lavoro. E questo nuovo ordine sociale del capitalismo, e le fabbriche, e la produzione erano il problema, e i luddisti volevano far tornare indietro la Storia.

Erano luddisti.

E molte volte la gente dirà che la tecnologia stessa è il problema. Karl Marx, vedendo come il capitalismo era emerso dal feudalesimo, diceva che il problema non è la tecnologia, ma il problema è come la tecnologia è organizzata e come viene impostata la produzione. Marx comprende che ciò che separa gli esseri umani dagli animali è, in realtà, la loro capacità di creare tecnologia. E che gli esseri umani sono costantemente in marcia. Il progresso umano è un concetto marxista fondamentale. Così quando Jack Ma dice che la gente non deve essere spaventata da Internet, sta articolando un concetto fondamentale degli insegnamenti di Karl Marx. Ascoltiamo ora un’altra parte di quello che dice Jack Ma

«La tecnologia basata sulla base di dati eliminerà molti posti di lavoro. Ma la maggior parte di questi sono lavori stupidi. Questi lavori dovrebbero essere fatti dai computer, non dagli esseri umani. Negli ultimi cento anni, abbiamo reso le persone macchine. Ora facciamo le macchine come le persone, stiamo costruendo il rovescio della medaglia. Ma nei prossimi dieci, vent'anni, il modo giusto per farlo è quello fare le macchine come macchine e le persone come persone. Una macchina non sarà mai in grado di superare gli esseri umani. Le macchine sono intelligenti, le macchine sono più forti e veloci, ma una macchina non ha un'anima, non valori, non ha le convinzioni che le persone hanno. Quindi non dovremmo fare macchine che pensano come gli esseri umani, ma macchine che imparano come gli esseri umani, è questo ciò in cui crediamo. Pensiamo che in futuro non ci saranno Made in China Made in America, Made in Russia. Sarà Made in internet. Può piacere o meno, ma la rivoluzione tecnologica sta arrivando. Nessuno può fermarla. Ma il modo in cui insegniamo ai nostri figli, i curricula che insegniamo ai nostri figli, le materie che insegniamo ai nostri figli, potrebbero essere di ostacolo per ottenere un lavoro. Perché è certo il computer sarà molto più intelligente degli esseri umani. Dovremmo insegnare ai nostri figli a essere più creativi. Dovremmo insegnare ai nostri figli a essere più innovativi. Dovremmo insegnare ai nostri figli a essere più costruttivi».

Qui Jack Ma cita un altro concetto marxista. Karl Marx nei suoi scritti parla di come sotto il capitalismo fondamentalmente gli esseri umani siano ridotti ad essere ciò che lui chiama appendici delle macchine. In sostanza è noto che i capitalisti cercano di produrre il più possibile. Vogliono assumere il minor numero di persone. Vogliono eliminare posti di lavoro. Vogliono ridurre gli esseri umani a una sorta di ingranaggi di una macchina. Assumendone il minor numero possibile, in modo da produrre la massima efficienza possibile, pagando bassi salari, avendo il più possibile rimpiazzi di mano d’opera. E questo influenza davvero la vita delle persone. Gli esseri umani sono ridotti a una sorta di ingranaggi di una macchina. E viene loro insegnato a non usare il cervello, a essere obbedienti; e questo è un po' quello che è successo ai lavoratori. Alla classe operaia hanno strappato la creatività e l’individualità, riducendola a un ingranaggio di una macchina industriale, che il capitalista cerca di rendere sempre più efficiente, tentando di eliminare l’umanità e i bisogni dei lavoratori, rendendoli facilmente sostituibili, pagandoli il meno possibile. L’alienazione del lavoro nel sistema produttivo capitalista è un concetto marxista fondamentale a cui Jack Ma allude quando racconta di come l'intelligenza artificiale la stia portando ad un livello completamente nuovo. E saranno quei lavori che lui chiama stupidi, che verranno eliminati. L'unica cosa che rimane agli esseri umani è la loro intelligenza. Ora volevo andare avanti perché un altro dei pensatori del movimento marxista è Lenin. E se ascoltate questo brano estratto dalle osservazioni di Jack Ma, potete anche ascoltare un concetto leninista, l’articolazione di un concetto marxista-leninista.

«Riguardo alla globalizzazione. Penso che la globalizzazione non abbia niente di sbagliato. Ma la globalizzazione oggi non è perfetta. È solo una neonata. Mille anni fa, il commercio globale era determinato da alcuni re e regine. Negli ultimi 30 o 40 anni, della globalizzazione hanno beneficiato solo 60.000 grandi aziende. Il 20 % dei paesi ha successo mentre l'80 % non ha possibilità. La tecnologia basata sull’informazione è 20/80, ma quella basata sulla base di dati è 80/20. Dobbiamo prenderci cura dei paesi 80/20, dei paesi in via di sviluppo, dei giovani. La globalizzazione non può essere fermata, perché il mondo è mobile. L'altra cosa è che non dovremmo mai fermare il commercio. Quando il commercio si ferma, inizia la guerra. Quindi penso che la cosa molto importante sia che il mondo non ha bisogno di un G20, abbiamo bisogno anche di un G200. Il mondo non dovrebbe avere solo un B20, ma anche un B200. E, naturalmente, il modo in cui operiamo, in cui commerciamo, sarà completamente diverso. E dico sempre che con il tempo della tecnologia basata sulla base di dati, il mondo sarà diverso. Possiamo rendere il mondo più giusto. Useremo la tecnologia per spronare di più i giovani».

Bene, Vladimir Lenin ha scritto un libro intitolato «L’Imperialismo fase suprema del capitalismo», mostrando come in pratica funziona. In che modo i paesi occidentali mentre si sviluppavano, le élite miliardarie dei paesi capitalisti iniziarono a ritagliarsi parti del mondo come proprie sfere d’influenza. Andarono in Africa. Andarono in Asia, andarono in America Latina. Andarono in diverse parti di quello che ora è chiamato il sud globale, o che veniva chiamato il sud globale del terzo mondo.

Quindi stiamo frenando il progresso, e usando questi paesi come una specie di discarica in cui riversare i nostri prodotti. Sono i banchieri miliardari dei paesi occidentali che mantengono povero il terzo mondo. Il problema non è la globalizzazione, il problema è il modo in cui è stata gestita, e Jack Ma nelle sue osservazioni sostiene qualcosa di diverso, ci sta dicendo abbiamo bisogno di una economia globale, abbiamo bisogno di paesi che commercino con altri paesi; ma abbiamo bisogno di farlo in un modo diverso. Abbiamo bisogno di avere un'economia globale che non sia imperialista. Un'economia globale basata sulla cooperazione vantaggiosa per tutti, e questa è l’idea cinese. Abbiamo bisogno che i paesi che commerciano con altri paesi non li possano isolare gli uni dagli altri, e mettere un muro ma ci deve essere un commercio equo. Ci deve essere una cooperazione vantaggiosa per tutti. Molto, molto interessante. Sapete, Marx non si è mai opposto alla globalizzazione, ma si è opposto all'imperialismo, e a che i paesi venissero frenati e repressi dal sistema internazionale globale che conoscete. Un'osservazione molto interessante da parte di Jack Ma il fare notare che viviamo in un mondo in cui alcuni paesi sono frenati, e che il modo in cui operano queste istituzioni finanziarie e globali, impediscono ai paesi di svilupparsi.

Ora c'è un altro estratto di Jack Ma che penso sia molto interessante:

«Infine voglio dire che la tecnologia è spaventosa. La prima rivoluzione tecnologica causò la prima guerra mondiale. La seconda rivoluzione tecnologica causò, direttamente o indirettamente, la seconda guerra mondiale. Ora siamo nella terza rivoluzione tecnologica. Cosa succede se scoppierà una terza guerra mondiale? Se gli esseri umani non hanno lo stesso nemico, combatteremo tra di noi. Il nemico dovrebbe essere la povertà, il nemico dovrebbe essere l’inquinamento, il nemico dovrebbe essere la malattia. Penso che tutti i paesi come Cina, Russia, Stati Uniti, Europa, dovrebbero condividere la tecnologia, unirsi insieme per combattere questa guerra, e questa è la guerra alla fine della quale, se la combatteremo insieme, i giovani saranno molto più felici».

Jack Ma sostanzialmente sta dicendo hey, guardate che la tecnologia sta avanzando e non ci possiamo fare niente. Comunque spetta a noi cercare di trarne il meglio e provare a fare in modo che la tecnologia non crei un grande disastro. E quando sottolinea che la seconda guerra mondiale e la prima sono venute dopo rivoluzioni tecnologiche, alludendo ancora una volta a una interpretazione marxista secondo la quale ciò che è accaduto durante la prima guerra mondiale è che l'industria aveva avuto un nuovo gigantesco balzo.

La produzione era efficiente come mai era stata, ma c'è stata una crisi economica perché, mentre la tecnologia stava avanzando, pagavano i lavoratori il meno possibile, e quindi i lavoratori non potevano riacquistare i prodotti. Ci fu una crisi finanziaria e in quella crisi finanziaria i paesi imperialisti, i paesi occidentali che stavano dominando l'economia mondiale, iniziarono a lottare tra loro e molto presto avemmo questa grande guerra mondiale. E anche nel periodo della seconda guerra mondiale avvennero enormi progressi nella tecnologia.

I capitalisti eliminarono posti di lavoro, creando povertà.

I capitalisti licenziarono, i lavoratori non erano in grado di riacquistare i prodotti. Questo è ciò Marx chiamava sovrapproduzione, in cui si ha una crisi finanziaria ed economica globale.

Ci fu la Grande depressione e ben presto questa creò problemi politici. Si ebbe l'ascesa del fascismo e alla fine avemmo la Seconda guerra mondiale. Jack Ma si rende conto di come questa seconda guerra mondiale non sia stata causata dai malvagi tedeschi della prima guerra mondiale. Non è stata causata da un solo evento in cui una figura viene assassinata; la prima e la seconda guerra mondiale furono causate da una crisi globale dell'economia capitalista. Questa è una analisi molto avanzata.

In quello che Jack Ma sta dicendo sono presenti dei concetti marxisti.

Voglio dire che questa è una persona che ha molta familiarità con il marxismo.

Voglio dire che la Cina è un paese governato da un partito comunista, e che ogni persona nelle università in Cina studia l'ideologia marxista-leninista, così come il pensiero di Mao Tse-Tung e la teoria di Deng Xiaoping. All’università si applicano queste regole e Jack Ma sta cercando di dirci cosa fare della rivoluzione dei computer. Allora quando si arriva a questo, si sa che la tecnologia sta fondamentalmente gettando le basi per l'esigenza di andare oltre l’economia basata sui profitti.

Se continuiamo ad avere un'economia basata sui profitti della rivoluzione tecnologica, riusciremo solo a provocare un disastro che abbiamo già conosciuto sotto il capitalismo. Fino a quando la produzione avverrà per fare profitti per un gruppo di capitalisti, il risultato è una maggiore povertà. Le persone non possono riacquistare i prodotti che producono e molto presto si avrà una crisi economica, e Jack Ma ci dice che abbiamo bisogno di uno sviluppo che abbia al suo centro l'uomo, abbiamo bisogno di economie che siano utili per la gente, e per la società in generale, e non il profitto. Quindi, sì Jack Ma è un miliardario; Jack Ma è il proprietario di una società privata, ma capisce come funziona il capitalismo, è uno che ha studiato il marxismo e ci sta avvertendo, sta applicando l’interpretazione marxista della storia a ciò che sta accadendo oggi nel mondo con la rivoluzione dei computer, e ci mette in guardia su alcuni dei pericoli che sono all'orizzonte. Ma ci sta anche dicendo di essere ottimisti, perché la storia è come un treno e continua ad andare avanti, e non possiamo fermarla.

L'unica cosa che possiamo fare è cercare di sfruttarla al meglio e provare a lottare per una società organizzata razionalmente, in cui i profitti non siano il fine ultimo.
Jack Ma è un uomo molto intelligente, e il marxismo ha sicuramente un'influenza su di lui.

C'è sicuramente un'influenza marxista nel messaggio di Jack Ma, e se vogliamo fare del mondo in cui viviamo un posto migliore, dobbiamo andare oltre le economie basate sul profitto.

Se avete guardato questo video ora vi siete fatti una idea di ciò che dice il marxismo e questo è venuto in gran parte da Jack Ma.