mercoledì 28 settembre 2016

Quando l'anticomunismo diventa fantascienza: l'invenzione di Stella Krenzbach


REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Luca Baldelli

L'orrendo massacro di Babi Yar

L’Ucraina, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ha visto l’attivo collaborazionismo dei fascisti di Bandera, riuniti attorno all’OUN (Orhanizatsiya Ukrayins’ kykh Nationalistiv, Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini), il cui braccio armato era la famigerata UPA (Ukrains’ ka Povstans’ka Armija, Esercito Insurrezionale Ucraino). Gli emuli e fedeli alleati ucraini di Hitler, fin dal 12 settembre del 1939 (si presti attenzione alle date!) misero a punto, di concerto con l’Ammiraglio Wilhelm Franz Canaris, capo dell’ABWEHR, il Servizio segreto militare tedesco, la formazione di uno Stato ucraino filo – nazista e anticomunista, da far nascere sulle rovine della Polonia occupata. [vedasi qui e qui]

Alla faccia di quanti sostengono l’autenticità dei Protocolli del Patto Molotov – Ribbentrop, [vedasi qui] fu solo grazie all’intervento sovietico nelle regioni ex polacche a maggioranza ucraina e bielorussa , il 17 agosto del 1939, che all’Europa e al mondo fu risparmiata la nascita di un altro stato fascista e criminale, il quale avrebbe da subito proceduto alla liquidazione di tutte le minoranze etniche, dagli Ebrei ai Russi, passando per i Polacchi [vedasi qui e qui].

Contadini polacchi massacrati dai nazionalisti ucraini in Volinia


Con l’attacco tedesco all’Urss del 22 giugno 1941 (“Operazione Barbarossa“), e la successiva occupazione delle terre sovietiche in Ucraina, Bielorussia, Russia e Paesi Baltici, i nazionalisti ucraini si posero al servizio dei barbari invasori del Terzo Reich, attuando, con ardore e zelo pari alla spietatezza, l’eliminazione di centinaia di migliaia di civili, partigiani, militari dell’Armata Rossa. Molti ucraini entrarono direttamente nei corpi militari tedeschi. Ancora nel 1944, l’UPA, armata di tutto punto dai nazisti, metteva a segno un colpo storico, uccidendo in un attentato l’eroe di Kursk, il mai dimenticato Generale dell’Armata Rossa Nikolaj Fedorovic Vatutin.

Nel dopoguerra, i nazisti ucraini, con Stepan Bandera stesso ed altri esponenti del calibro di Yaroslav Stetsko, Ivan Grinoh, Mykola Lebed, Myroslav Prokop [vedasi qui], vennero inquadrati dai servizi segreti di Usa e Gran Bretagna, ovvero dei nuovi crociati dell’anticomunismo, in operazioni volte a provocare una guerra con l’Urss o, perlomeno, una destabilizzazione economica e politica della prima nazione al mondo con gli operai e i contadini al potere.

Pogrom di Leopoli perpetrato nel 1941 dai nazionalisti ucraini


Così prese avvio nel 1948, sfruttando l’esperienza di azioni eversive attuate fin dal 1945, l’operazione “Aerodinamik“, pilotata dalle centrali della CIA, del CIC (il Counter Intelligence Corps, servizio segreto dell’Esercito americano) e, fino al 1956 circa, dell’MI6 britannico: terroristi e sabotatori dell’UPA clandestina si infiltravano in territorio sovietico, partendo dalle basi dei Paesi occidentali che li ospitavano e li addestravano e, unendosi ai locali elementi clandestini, datisi alla macchia, colpivano industrie, infrastrutture, sedi istituzionali, seminando morte tra i civili e i militari.

Frank Wisner, vecchia volpe dello spionaggio, capo della sezione per le operazioni speciali della CIA, denominata “Ufficio di coordinamento politico“ (OPC), quantificò in 35.000 i militari sovietici e i membri del Partito Comunista dell’URSS uccisi dall’ UPA. Una goccia di franchezza, nel mare dell’intollerabile ipocrisia di un mondo occidentale che negava risolutamente, perfino con sdegno, il suo supporto al terrorismo anticomunista in tutto l’est europeo, o addirittura inventava di sana pianta fantomatici squadroni dell’NKVD (poi MGB) travestiti da brigate dell’UPA per screditare i nazionalisti ucraini.

E già, le invenzioni!

Quante se ne sentirono e se ne continuano a sentire sull’Urss e la sua opera di costruzione del socialismo, di un futuro migliore non solo per i cittadini sovietici, ma per l’umanità tutta!

Una delle invenzioni più assurde, inaudite e dure a morire riguarda proprio l’Esercito Insurrezionale Ucraino. E’ un caso in verità poco conosciuto in occidente, dal vasto pubblico, ma che la dice lunga sul grado di inquinamento informativo attuato da settori dei servizi occidentali e dai fascisti ucraini. Anzi, più che di inquinamento informativo, qui si deve parlare di creazione dal nulla di un personaggio, imposto poi a una parte dell’opinione pubblica come reale, elevato ad eroe, a fulgido esempio di lotta al comunismo.

Massacro di Babi Yar


Si tratta della vicenda di Stella Krenzbach. Gli strateghi dell’UPA, cullati e foraggiati nella mangiatoia della Guerra Fredda, sentirono ad un certo punto il bisogno di scrollarsi di dosso l’accusa di aver ucciso migliaia e migliaia di cittadini ebrei durante l’occupazione nazista dell’Ucraina, accusa comprovata da una quantità enorme di inoppugnabili riscontri. Per agevolare il tutto, verso il 1950 misero in giro la storia, tessuta su una trama commovente, da romanzo, di una certa Stella Krenzbach, un’ebrea ucraina, figlia di un rabbino, che sarebbe stata arrestata dalla famigerata NKVD sovietica, peraltro tutta o quasi formata da ebrei, secondo la vulgata anticomunista e antisemita più volgare e mistificante. Questa “eroina“ avrebbe evitato l’esilio tra i gelidi venti dell’Oriente russo, sfuggendo ai suoi carcerieri e rifugiandosi in clandestinità nelle natie contrade ucraine (quanta poca accortezza nella scelta del luogo!). Qui avrebbe raggiunto le file dell’UPA.

Nel 1945, costei sarebbe stata di nuovo arrestata dall’NKVD, torturata dai biechi bolscevichi e condannata a morte; anche in questo caso, però, miracolosamente (sbadati come pochi, questi agenti sovietici!), sarebbe stata soccorsa dai nazionalisti ucraini e condotta nei Carpazi, dove, sotto la protezione dell’UPA, avrebbe supervisionato la conduzione di un ospedale da campo clandestino. Da qui avrebbe poi raggiunto Vienna e dall’Austria si sarebbe trasferita infine in Israele, entrando alle dipendenze del Ministero degli Affari Esteri, con incarichi di peso.

A narrare le gesta epiche della Krenzbach furono soprattutto i giornali e i fogli dell’emigrazione ucraina in Argentina e in Canada, dove le centrali nazionaliste e fasciste erano particolarmente forti . In particolare, si distinse in questa vicenda il giornale “Nasha Meta“ (“Il nostro obiettivo“) di Toronto (Canada), che nel novembre – dicembre del 1954 uscì più volte sull’argomento, proponendo come esempio la figura di questa “eroina“ e, anzi, pubblicando le “sue“ memorie, riunite sotto al titolo “Sono viva grazie all’UPA“.

Questa “autobiografia“, pur senza raggiungere le dimensioni del best seller, venne diffusa un po’ ovunque, ai quattro punti cardinali. La storia, mentre strappò le lacrime di coccodrilli e sciacalli sempre pronti a commuoversi e a levare alti lai davanti ad immaginarie prodezze mortifere dei comunisti, suscitò, con la sua puzza di bruciato percepibile da chilometri di distanza, lo scetticismo di alcuni coraggiosi giornalisti d’inchiesta, storici ed esponenti politici, anche di destra e perfino interni all’emigrazione nazionalista ucraina.

Il primo a muoversi e a volerci vedere chiaro sulla vicenda fu Philip Friedman, il quale, nel 1958, aveva curato una pubblicazione sulla Resistenza ebraica, patrocinata dal Museo storico dell’Olocausto di Gerusalemme, il celebre Yad Vashem. Friedman interpellò il Ministero degli Esteri israeliano sulla figura di Stella Krenzbach e la risposta fu, per gli anticomunisti in servizio permanente, agghiacciante: non c’era stata mai nessuna donna, rispondente a quel nome, nei ranghi dei funzionari e nemmeno dei normali impiegati.

Nelle pubblicazioni nazionaliste ucraine, specialmente quelle argentine e canadesi, scese una cappa di assordante silenzio. Il castello dell’oscena menzogna si stava disintegrando. Voci ed illazioni circolanti nelle stesse cucine tirarono fuori la storia secondo la quale, dopo la pubblicazione di sue “memorie“ da parte del “Washington Post“, la donna sarebbe stata uccisa in Israele da mani misteriose, con un colpo alla nuca.

Anche in questo caso, fu facile verificare che il giornale statunitense mai aveva pubblicato memorie della fantomatica Stella Krenzbach. A rafforzare il parere di quanti avevano subodorato un clamoroso raggiro, scese in campo una figura al di sopra di ogni sospetto: lo studioso Bohdan Kordiuk, elemento di spicco dell’emigrazione ucraina nazionalista in Germania occidentale.

Costui scrisse nel luglio del 1958 un pezzo in “Suchasna Ucraina“ (“Ucraina contemporanea“ ), organo dei seguaci dell’UPA a Monaco di Baviera, nel quale sottolineò che nessuno dei veterani delle formazioni nazionaliste ucraine aveva mai conosciuto o semplicemente sentito nominare Stella Krenzbach. Anche tra gli ebrei conosciuti da Kordiuk e dai suoi sodali, non uno aveva mai udito, neppure per sbaglio, quel nome.

Dunque, l’ “attento storico Friedman“ (così lo qualificò l’insospettabile Kordiuk ) aveva colto nel segno. Quella di Stella Krenzbach era stata null’altro che una bufala, sapientemente costruita, che, sempre per dirla con Kordiuk, non aveva retto “ad un esame critico“. A diradare definitivamente la caligine del giallo, è stato però un giovane storico svedese – americano, Per Anders Rudling, il quale, esattamente come Friedman, inoltrò attorno al 2010 una richiesta di chiarimento al Ministero degli Esteri israeliano e si vide recapitare la stessa risposta inviata all’insigne collega cinquant’anni prima: nessuna donna di nome Stella Krenzbach aveva mai lavorato alle dipendenze del Ministero.

Stella Krenzbach non è mai esistita, se non nella fertile fantasia dei fascisti ucraini!

Il suo mito è servito solo e unicamente ad accreditare l’UPA come formazione non antisemita, “tollerante “ e pure “democratica“ nel dopoguerra, alfine di ampliare la platea dei suoi consensi e dei suoi appoggi, in un momento in cui essi stavano paurosamente vacillando. Si doveva nascondere l’essenza barbara, criminale e genocida del nazionalismo ucraino, fingendo una sua buona disposizione verso il mondo ebraico e le minoranze.

Opuscolo di propaganda antisovietica della Guerra Fredda


Ciò, in un momento in cui, a metà degli anni ’50, le forze di intelligence e militari sovietiche, forti del più ampio appoggio popolare in quell’Ucraina a nome della quale i fascisti pretendevano di parlare, stavano spazzando via gli ultimi focolai del sanguinoso terrorismo nazionalista eterodiretto, eliminando contestualmente anche agenti della CIA e del CIC penetrati nel Paese.

Come sempre, l’anticomunismo e l’antisovietismo erano stati capaci di spacciare solo merce avariata, in mancanza di solidi argomenti e di una dignità politica e storica sulla quale fare affidamento. Anzi, questa volta si erano superati, toccando le vette della fantascienza, inventando a tavolino una vita, un’esistenza che mai aveva calcato il suolo terreno.

Stella Krenzbach, questa creatura mitica, partorita dalla fantasia deviata dei nemici dell’umanità, non è stata se non l’esasperazione, l’acme di una strategia della menzogna che da Katyn [vedasi qui, qui, qui e qui] a Bandera, passando per la negazione di Babi Yar [vedasi qui], ha preteso riabilitare il fascismo come strumento della Guerra Fredda e come industria dell’assassinio, del complotto, della repressione, dell’eversione.

Riferimenti:

John Paul Himka – “Falsifying World War II history in Ukraine” (online)

Philip Friedman – “Ukrainian-Jewish Relations During the Nazi Occupation”, Yivo Institute for Jewish Research, 1959

Per A. Rudling – “The OUN, the UPA and the Holocaust: A Study in the Manufacturing of Historical Myths”, The Carl Beck Papers in “Russian & East European Studies”, No. 2107. Novembre 2011

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