lunedì 19 marzo 2018

Il sionismo alla conquista della Siria. Storia di Elie Cohen.

Di Luca Baldelli


Capita, di recente, di ascoltare qualche finto esperto di vicende mediorientali e qualche disinformatore di professione asserire che Israele non avrebbe alcun ruolo nella destabilizzazione della Siria. Basterebbe riflettere solo su un dato, per smentire tale assurdità: l'ISIS e tutti i gruppi della galassia islamista attivi in Siria, colpiscono l'intero arco dei Paesi della Regione mediorientale, tranne Israele, Arabia Saudita e sceiccati... Guarda caso! Se non basta l'analisi per via induttiva, si possono citare decine e decine di casi di spionaggio, eversione, sabotaggio, terrorismo ai danni della Siria, riconducibili tutti, senza eccezione alcuna, alle trame sioniste. L'esempio più lampante è, comunque, rappresentato dalla vicenda, per molti ancora oggi sconosciuta ed oscura, di Elie Cohen.

Nato nel 1924 ad Alessandria d'Egitto da una famiglia di ebrei siriani di Aleppo, Cohen si unì presto alle organizzazioni sioniste clandestine e, nel 1951, entrò a far parte di una pericolosissima rete spionistica israeliana in Egitto, formata da ebrei locali e diretta dal Mossad. Obiettivo prioritario di questa rete era quello di sabotare l'intesa tra Egitto e Gran Bretagna per il ritiro inglese dal Canale di Suez, ritiro che per lo Stato sionista rappresentava un duro colpo, sa evitare ad ogni costo. Tutto stava andando per il meglio nelle trattative quando ecco che, nel 1954, prese avvio l'OPERAZIONE SHOSHANNA, ideata e coordinata dal Mossad, con l'attiva collaborazione, in qualità di esecutori, dei suoi agenti egiziani di stirpe ebraica: alcune bombe iniziarono ad esplodere qua e là, a il Cairo e Alessandria d'Egitto, contro obiettivi britannici di considerevole importanza. L'intenzione era chiara: ci si trovava dinanzi ad una machiavellica strategia della tensione, volta a rovesciare ogni colpa su Nasser e sull'Egitto, mandando a rotoli i negoziati per il ritiro dal Canale di Suez e procrastinando quindi sine die, in quel punto geografico e geopolitico strategico, la presenza armata imperialista.

Il piano eversivo fu sventato dalla fermezza delle autorità egiziane e, naturalmente, vi fu il solito coro di ipocriti, vittimisti e mestatori di professione i quali, senza ritegno, levando alti lai, gridarono alla "persecuzione antisemita". Qualche tempo dopo, il governo israeliano non potette ostinarsi a celare le prove della trama e si cercò di rovesciare tutta la colpa su un drappello di 007 sionisti, ma Ben Gurion stesso chiamò in causa il Ministro della Difesa israeliano, Pinhas Lavon  (da qui, il CASO LAVON).

In tutta questa vicenda, ELIE COHEN giocò un ruolo ambiguo e, tutto sommato, secondario: arrestato, venne successivamente liberato per insufficienza di prove dalla giustizia egiziana ed espulso dal Paese. Il MOSSAD disponeva ora di una pedina insostituibile: tutto era pronto per un nuovo piano, ben più complesso ed insidioso, che riguardava la SIRIA. In questo Paese le acque erano tutto fuorché calme: il vento del panarabismo e del socialismo arabo portato avanti dal BAATH, soffiava impetuoso. Dal 1958 al 1961, il Paese, sotto la guida di Shukri al - Quwattli, si era unito all'Egitto nella Repubblica Araba Unita; bisognava entrare nelle viscere di questo mondo e capirci di più. Ecco dunque che il MOSSAD decise di infiltrare ai vertici del potere siriano Elie Cohen, dando ad esso una nuova identità: quella di Kamil Amin Thabit, benestante siriano emigrato in Argentina per motivi politici. Nel Paese sudamericano, Cohen, che aveva studiato con solerzia il Corano, entrò in contatto con alcuni fuoriusciti nazisti, che a loro volta presentarono l'agente sionista sotto mentite spoglie all'addetto militare dell'ambasciata siriana, simpatizzante del BAATH, ancora non giunto al comando della Nazione. Il potere psicagogico della parlantina coheniana, l'abilità del personaggio, la capacità di mimetizzarsi e di intessere relazioni, furono le caratteristiche che spinsero i siriani a dare spazio al personaggio, introducendolo nel loro mondo. Nel 1960, Cohen si stabilì a Damasco, coltivando rapporti, in particolar modo, con i membri del BAATH e, segnatamente, con Amin al - Hafiz, militare di alto rango.

L'8 marzo 1963, il BAATH salì al potere e al - Hafiz divenne, qualche mese dopo, Presidente della Siria; il principale amico di Cohen/Thabit era giunto così al potere in un Paese chiave della regione mediorientale e, per l'agente sionista, si aprirono porte poco prima insospettabili: di fatto,

COHEN DIVENNE IL NUMERO TRE DEL NUOVO POTERE SIRIANO, DOPO AL - HAFIZ E SALAH AD - DIN AL - BITAR. DI FATTO, ERA LUI IL VICE - MINISTRO DELLA DIFESA!

Per le mani di Cohen/Thabit passarono documenti scottanti, contenenti segreti militari delicatissimi, aspetti non secondari della vita statale che non avrebbero dovuto essere divulgati, notizie che definire riservate era poco. Tutto questo ricco e succulento bottino fu passato sistematicamente al MOSSAD; non è dunque esagerato affermare che, grazie a Cohen / Thabit,

ISRAELE EBBE UNA FINESTRA COSTANTEMENTE APERTA SULLA SIRIA, PENETRANDONE I LATI PIU' NASCOSTI, VENENDO A CONOSCERE ASPETTI CHE SOLO AL GOVERNO DI QUEL PAESE DOVEVANO RESTARE NOTI. LA PIOVRA SIONISTA SI STAVA IMPADRONENDO DEL CONTROLLO DEL PAESE, CON UN DIABOLICO STRATAGEMMA FIGLIO DEL PIU' ARDITO TRASFORMISMO FREGOLIANO, UNITO ALLA PIU' MACHIAVELLICA DELLE ASTUZIE.

Per questa via, venne inflitto un duro colpo al potenziale economico e, soprattutto, militare della Siria : tra gli incartamenti trasmessi dalla talpa, infatti, vi erano pure quelli riguardanti le fortificazioni militari siriane nel Golan, mimetizzate tra gli eucalipti per volontà di AL - HAFIZ e quindi facilmente conquistate anni dopo da Israele, durante la Guerra dei Sei Giorni, grazie alle soffiate di Cohen/Thabit.

L'attività frenetica della spia, proprio in virtù della sua assiduità e sistematicità, cominciò ad insospettire le autorità siriane a partire dal 1964. Grazie ad una laboriosa ed efficiente stazione radio, Cohen/Thabit comunicava ogni giorno con i suoi referenti israeliani del MOSSAD; proprio il ripetersi quotidiano di interferenze radio alquanto strane, spinse le autorità siriane baathiste a rivolgersi ai radiogoniometristi del KGB sovietico, in virtù di accordi ed intese stretti precendentemente nell'interesse della sicurezza del Paese. Costoro, di concerto con i colleghi siriani dell' IDARAT AL - MUKHABARAT AL - AMMA (Direttorato Generale dell'Intelligence, il servizio segreto di Damasco), introdussero in Siria sofisticate e potenti apparecchiature, grazie alle quali fu possibile individuare, a colpo sicuro, la fonte del disturbo rilevato: si trattava dell'appartamento damasceno di Cohen/Thabit.


La morsa si strinse dunque attorno alla talpa sionista, frantumando tutti i piani di infiltrazione e destabilizzazione del Paese che essa era andata attuando e, soprattutto, quelli che avrebbe attuato in futuro proseguendo, al riparo da ogni fastidio ed intralcio, la sua nefasta opera. Cohen/Thabit, smascherato, venne processato ed impiccato su una pubblica piazza il 18 maggio del 1965. La televisione siriana trasmise le immagini dell'esecuzione. La Nazione siriana era salva, purificata dal bubbone sionista che si era insinuato nelle sue membra fino a raggiungerne addirittura il cervello. Un altro complotto di Israele contro la libertà e la sovranità dei popoli era stato sventato. La marcia per la conquista della Siria da parte della colonia nazi - sionista, si era infranta contro le poderose mura del socialismo arabo baathista e della proficua, leale collaborazione tra quest'ultimo e l'Urss.

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