mercoledì 1 novembre 2017

Il volo di Pjatakov

REDAZIONE NOICOMUNISTI

A CURA DI GUIDO FONTANA ROS






Coscienti di dare un dispiacere ai credenti della Chiesa di Trotskij nonché a coloro che pensano che il Che Guevara sia un ibrido fra Madre Teresa da Calcutta, Papa Francesco e Jovanotti, insomma i "sinistri" attuali che infestano la nostra nazione, presentiamo la fatica editoriale di alcuni compagni che hanno minuziosamente esaminato e sottoposto a un'indagine improntata a una ferrea logica, una delle accuse che durante i noti Processi di Mosca furono rivolte agli imputati.

Dal 19 ottobre 2017 è disponibile il libro “Il volo di Pjatakov. La collaborazione tattica tra Trotskij e i nazisti” di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli, pubblicato dalla casa editrice PGreco edizioni, pag. 596, euro 28,00.
Il saggio può anche essere richiesto direttamente alla casa editrice PGreco Mimesis edizioni (tel. 02 24416383 – email: ordini@edizionipgreco.it www.edizionipgreco.it) al costo di euro 23,80 compreso spese di spedizione (con pagamento paypal, bonifico ecc.).

Dal 19 ottobre 2017 è disponibile il libro “Il volo di Pjatakov. La collaborazione tattica tra Trotskij e i nazisti” di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli, pubblicato dalla casa editrice PGreco edizioni, pag. 596, euro 28,00.

Il saggio può anche essere richiesto direttamente alla casa editrice PGreco Mimesis edizioni (tel. 02 24416383 – email: ordini@edizionipgreco.it www.edizionipgreco.it) al costo di euro 23,80 compreso spese di spedizione (con pagamento paypal, bonifico ecc.).




CAPITOLO SECONDO

Linköping e i nove “buchi neri” di Gulliksen

Partiamo dall’esame critico della “seconda versione” proprio nella sua tradizionale roccaforte, e cioè la tesi secondo cui il volo clandestino di Pjatakov non era avvenuto (e non poteva in ogni caso avvenire) nel dicembre del 1935 per la semplice ragione che nessun aereo straniero era giunto in volo dall’estero in Norvegia nel mese preso in esame, né tantomeno nell’aeroporto di Kjeller posto vicino a Oslo, indicato dalla pubblica accusa stalinista nel gennaio del 1937 come punto di scalo e di arrivo di Pjatakov sul suolo norvegese. Pertanto mancavano totalmente i mezzi materiali e l’opportunità concreta affinché quest’ultimo potesse compiere, partendo da Berlino, il suo presunto volo/colloquio segreto con Trotskij, che a sua volta nel dicembre del 1935 sicuramente risiedeva a Honefoss, cittadina collocata nella parte meridionale della Norvegia e a circa cinquanta chilometri di distanza da Kjeller.

Anche per noi risulta evidente l’importanza del problema, ma lo poniamo in modo diverso: se nessun velivolo proveniente dall’estero e da paesi stranieri fosse arrivato sul suolo norvegese nel dicembre del 1935, se nessun aereo – senza far distinzione di nazionalità tra i vettori aereonautici – fosse giunto negli aeroporti norvegesi nel dicembre del 1935, se nessun aereo proveniente dall’estero – sempre senza far distinzione di nazionalità tra i velivoli – fosse giunto nell’aeroporto di Kjeller nel dicembre del 1935, allora il volo di Pjatakov non sarebbe mai esistito. E a catena, non sarebbe mai potuto avvenire l’incontro clandestino tra Pjatakov e Trotskij; e a catena, Pjatakov avrebbe detto clamorosamente il falso, e Trotskij invece la verità sul (presunto) volo a Kjeller; e di conseguenza cadrebbe subito la tesi sull’esistenza di rapporti di collaborazione politica tra Trotskij e alcuni gerarchi nazisti.

Siamo pertanto in presenza di un punto nodale e decisivo per la questione dell’esistenza/inesistenza del volo di Pjatakov.

Nessun aereo proveniente dall’estero, dal di fuori dei confini norvegesi, nel dicembre del 1935. Se questa fosse stata realmente la situazione in Norvegia nel fatidico mese di dicembre del 1935, per Pjatakov sarebbe stato assolutamente impossibile raggiungere la zona vicino Oslo partendo da Berlino, in cui egli si trovava a quel tempo in visita ufficiale, visto che qualunque altra forma di trasporto avrebbe portato via all’allora viceministro sovietico per l’industria pesante troppo tempo per il viaggio di andata e ritorno, e cioè due giorni di andirivieni (treno/auto per i confini settentrionali della Germania, traghetto per le coste norvegesi, treno/auto per la zona norvegese di Honefoss dove allora risiedeva Trotskij, ritorno a Berlino per via terrestre/marittima, ecc.); tale ipotetica modalità di viaggio avrebbe comportato inoltre troppi controlli doganali e troppi possibili testimoni lungo il tragitto, oltre a un’assenza eccessivamente prolungata e vistosa da Berlino, dal personale sovietico operante in loco e dagli obblighi diplomatici, dagli incontri ufficiali che comporta inevitabilmente una missione politico-commerciale in paesi esteri.

Nessun aereo proveniente dall’estero, dal di fuori dei confini norvegesi, nel dicembre del 1935: in questo caso a Pjatakov sarebbero mancati in modo assoluto sia i mezzi materiali che le opportunità per compiere il suo volo a Kjeller e quindi per vedere Trotskij, e sia i mezzi che le opportunità risultano di sicuro due elementi centrali, al fine di verificare l’esistenza di un particolare “delitto” quale il volo clandestino in via d’esame.

È questa la premessa fondamentale del punto di forza (apparente) della “seconda versione” rispetto al quale vogliamo confrontarci, specificando ancora che la frase e il concetto “nessun aereo proveniente dall’estero in Norvegia, dal di fuori dei confini norvegesi, nel dicembre del 1935” non deve assolutamente far distinzione di nazionalità tra gli aerei: deve comprendere infatti gli aerei di nazionalità estera e non norvegese (argentini, finlandesi, cubani, britannici e via elencando, senza eccezione) come anche gli stessi aerei norvegesi, i velivoli di nazionalità norvegese.

Se invece emergesse che anche un solo velivolo proveniente dall’estero fosse giunto nell’aeroporto di Kjeller nel dicembre del 1935, sempre senza alcun riguardo rispetto alla nazionalità dell’aereo proveniente da fuori dei confini della Norvegia, crollerebbe subito il caposaldo della “seconda versione”, ossia l’impossibilità materiale del volo di Pjatakov e l’assoluta mancanza di mezzi e opportunità per il volo di quest’ultimo, a causa dell’assenza di aeroplani giunti da paesi stranieri sul suolo norvegese e a Kjeller nel mese in via d’esame: a Pjatakov bastava infatti usare un solo e unico aereo, per compiere il viaggio di andata e ritorno da Berlino alla Norvegia.

Sembra solo una banale specificazione, assolutamente ragionevole e quasi scontata, ma non risulta né banale né scontata e, come vedremo, assumerà subito una certa importanza: non fu infatti un caso che sia l’intelligente e astuto Trotskij che l’astuto Gulliksen non abbiano parlato mai di “un volo proveniente dall’estero” ma invece di un “aereo straniero”, giunto a Kjeller ovviamente provenendo dall’estero, concentrando da abili illusionisti l’attenzione proprio su tale punto.

A questo punto andiamo al sodo esaminando proprio la testimonianza resa nel gennaio del 1937 da T. Gulliksen, un militare norvegese che dirigeva l’aeroporto di Kjeller nel dicembre del 1935.

Si tratta di una testimonianza accettata come assolutamente valida da Trotskij, dai sostenitori della “seconda versione” e dagli storici occidentali in genere, con il protagonista (Gulliksen) che si trovava in Norvegia, non certo a Mosca e pertanto fuori dalle grinfie di Stalin: non vi è alcun sospetto che egli fosse un simpatizzante nascosto di Stalin e anzi, come si vedrà tra poco, egli risulta come minimo un testimone assai reticente e molto sospetto, ma tuttavia proprio Gulliksen, e con le sue stesse parole, ci fornisce involontariamente tutta una serie di prove concrete che demoliscono dalla radice la tesi dell’impossibilità materiale (nessun mezzo, nessuna opportunità) del volo di Pjatakov.

Rispondendo per via telefonica, alla fine del gennaio del 1937, alle domande rivoltegli da un giornalista del quotidiano socialdemocratico Arbeiderbladet (controllato dal partito laburista norvegese, allora al governo) e la cui trasposizione corretta egli confermò in seguito per iscritto, Gulliksen infatti affermò dopo aver “esaminato il registro giornaliero” che “nessun aereo straniero atterrò a Kjeller nel dicembre del 1935. Durante quel mese” (dicembre del 1935) “solo un aereo atterrò qui” (nell’aeroporto di Kjeller, diretto allora dallo stesso Gulliksen), “ed esso fu un aereo norvegese proveniente da Linköping. Ma quell’aereo non conteneva passeggeri”.

Inoltre Gulliksen sottolineò che dal 19 settembre del 1935, quando atterrò a Kjeller un aereo inglese guidato dal “signor Robertson”, fino al 1° maggio del 1936 nessun aereo straniero giunse nell’aeroporto di Kjeller.

Durante la tredicesima sessione della commissione Dewey, Trotskij stesso riportò la versione dei fatti pubblicata dal quotidiano laburista norvegese Arbeiderbladet, nella quale si sostenne che “un rappresentante dell’Arbeiderbladet ha fatto un’altra ricerca presso l’aeroporto di Kjeller, e il suo direttore Gulliksen ha confermato per telefono che nessun aereo straniero è atterrato a Kjeller nel dicembre del 1935. Durante questo mese solo un aereo è atterrato qui, e fu un aereo norvegese che arrivava da Linköping. Ma questo aereo non conteneva passeggeri. Il direttore Gulliksen ha esaminato il registro giornaliero prima di fornirci questa dichiarazione, e rispondendo alla nostra domanda aggiunse che è assolutamente fuori questione per alcun aereo di atterrare senza essere osservato, visto che durante la notte una guardia militare sorveglia l’aeroporto”.

Il nostro giornalista chiese al direttore Gulliksen: “quando fu l’ultima volta, prima del dicembre del 1935, che un aeroplano straniero è atterrato a Kjeller?”.
“Il 19 settembre. Era un aereo inglese, SACSF, da Copenaghen. Era pilotato da un pilota inglese, Mr. Robertson, con il quale sono in buoni rapporti”.
“E dopo il dicembre del 1935, quando il primo aereo straniero atterrò a Kjeller?”.
“Il primo di maggio del 1936”.
“In altre parole, in accordo con le registrazioni tenute all’aeroporto, questo stabilisce che nessun aereo straniero è atterrato a Kjeller nell’intervallo tra il 19 settembre del 1935 e il primo maggio del 1936?”.
“Si”.
Poche parole e tante prove emergono dalla testimonianza di Gulliksen, ma con una sorta di involontario “fuoco amico” contro la tesi che nega l’esistenza del volo di Pjatakov.

Prima prova sicura fornita da Gulliksen: l’aeroporto di Kjeller risultò sicuramente aperto e funzionante nel dicembre del 1935, visto che “solo un aereo atterrò qui”. Lasciando stare per un attimo la frase “solo un aereo”, secondo lo stesso Gulliksen perlomeno un “aereo atterrò qui”, a Kjeller e nel dicembre del 1935, e pertanto l’aeroporto di Kjeller risultava certamente operativo e funzionante nel dicembre del 1935. Parola di Gulliksen, e non certo di Stalin: l’aeroporto di Kjeller, situato vicino a Oslo, accoglieva aerei e non risultava certo chiuso nel dicembre del 1935, come del resto risulta da un rapporto che venne elaborato dalle autorità aeroportuali di Kjeller a fine febbraio del 1937 e su cui ritorneremo.

Seconda prova sicura fornita da Gulliksen: come minimo un aereo viaggiava e volava realmente nei cieli della Norvegia, nel dicembre del 1935. In altri termini, con la sua affermazione Gulliksen ha provato senza lasciare spazio ad eventuali dubbi che la Norvegia meridionale del dicembre del 1935 non si era in alcun modo trasformata in una sorta di “triangolo delle Bermude”, ossia in una zona in cui era impossibile volare e atterrare per gli aerei operanti e attivi nel 1935.

Terza prova sicura fornita da Gulliksen: almeno un aereo era realmente atterrato nell’aeroporto di Kjeller proprio nel dicembre del 1935, ossia nello stesso mese in cui si svolse (secondo la tesi stalinista) il volo di Pjatakov e il colloquio segreto tra quest’ultimo e Trotskij.

Nessun dubbio è possibile, in proposito: Gulliksen disse chiaramente che “nel dicembre del 1935” – dicembre – “un aereo” (certo, un solo aereo: ma ci torneremo) “atterrò qui” a Kjeller, mentre Pjatakov a sua volta affermò che il suo viaggio diplomatico ufficiale a Berlino era avvenuto proprio nel dicembre del 1935 e poco dopo il suo arrivo nella capitale tedesca, in data 10 o 11 dicembre 1935, verificandosi quindi proprio nel mese indicato da Gulliksen.

Forniamo inoltre altre prove sicure (non fornite questa volta da Gulliksen, ma su cui Gulliksen avrebbe concordato) di carattere tecnico-logistico, e cioè che:

  • a Berlino, nel dicembre del 1935, esisteva un aeroporto di buona qualità come quello di Tempelhof;
  • nel 1935 a Berlino esistevano aerei (tedeschi o di marca straniera) capaci di effettuare lunghe distanze, assai più prolungate di quella Berlino-Oslo (nel 1927 e otto anni prima del 1935, C. Lindberg aveva ad esempio trasvolato senza sosta l’Atlantico coprendo una distanza di ben 5860 chilometri);
  • Berlino dista da Oslo 839 chilometri in linea diretta, con una rotta aerea invece pari a 1031 chilometri;
  • il viaggio aereo tra Berlino e Oslo richiedeva nel 1935 circa quattro ore per un aereo di trasporto di medie prestazioni in condizioni metereologiche normali, senza compiere uno scalo intermedio;
  • lo statunitense J. H. Doolittle nel settembre del 1929 aveva simulato con successo un volo strumentale, mentre nel maggio del 1932 era stato compiuto il primo volo strumentale in solitaria;
  • fin dal 1931 proprio i piloti tedeschi erano addestrati al volo strumentale e quindi in grado di volare anche di notte, oltre ad avere una radio a bordo;
  • esistevano altresì aerei che portavano più di due passeggeri a bordo, come ad esempio l’aereo tedesco Junkers JU 52 del 1931, capace di portare fino a diciotto passeggeri da Berlino a Roma senza scalo e volando sopra le Alpi in circa otto ore;
  • esistevano altresì aerei come il tedesco Messerschmitt BF 108 nella versione B, capace di portare tre passeggeri oltre al pilota e con un’autonomia di volo di circa 1000 km, che entrò in servizio proprio nel 1935;
  • la Norvegia stessa acquistò alcuni aerei tedeschi del modello Messerschmitt BF 108, prima del 1939.
Giudici-lettori: “D’accordo, diamo per assodati e sicuri i dati di fatto geografici e tecnici di cui sopra, ma arriviamo al punto per favore: abbiamo infatti verificato che in Norvegia si poteva volare e atterrare, nel dicembre del 1935, oltre che un aereo risulta atterrato a Kjeller proprio nel dicembre del 1935 e nel mese in cui si sarebbe svolto il presunto/reale volo di Pjatakov.".
Ma la sostanza della questione è diversa, come ammesso da voi in precedenza, e riguarda invece l’impossibilità materiale del volo di Pjatakov, derivata a sua volta dal fatto che nessun aereo era giunto in Norvegia da fuori dei confini norvegesi, nel dicembre del 1935, e Gulliksen dice chiaramente che nessun aereo proveniente dall’estero era arrivato a Kjeller nel dicembre del 1935, oltre che nel suo aeroporto era arrivato solo un aereo norvegese sempre in quel periodo”.

No, cari giudici-lettori: l'astuto Gulliksen certo ci informa che nessun aereo straniero era atterrato a Kjeller nel dicembre del 1935, ma è costretto (seppur in modo assolutamente reticente) anche a rivelarci che l’aereo “norvegese” di cui parla era partito da Linköping.

È questa la quarta e decisiva prova testimoniale – sicura e inequivocabile – che ci fornisce Gulliksen: l’aereo “norvegese” giunto a Kjeller nel dicembre del 1935 proveniva a suo dire da Linköping. Dall’aeroporto di Linköping.

Un fatto sicuro: Linköping, la città di Linköping.
Avvocato del diavolo: “Ma cosa avrebbero di tanto particolare Linköping, la città e l’aeroporto di Linköping?”.
Linköping ha di particolare per il nostro “giallo” il fatto, sicuro e incontestabile, di non essere una città norvegese, nel 2017 come nel 1935: viceversa Linköping risultava nel dicembre del 1935 ed è tuttora un centro urbano svedese, collocato fuori dai confini della Norvegia.

Colpo di scena, giudici-lettori.
Linköping è una città svedese, e lo era anche nel 1935: non si tratta di un’informazione fasulla proveniente dalla “scuola stalinista di falsificazione” (Trotskij rispetto ai processi di Mosca), ma viceversa di una realtà sicura e certa, come del resto l’esistenza e l’operatività di un aeroporto nel centro urbano svedese di Linköping anche nel dicembre del 1935.
Se dunque Linköping risultava nel 1935 una città svedese (controlla pure su Internet, avvocato del diavolo), anche seguendo la testimonianza di Gulliksen l’aereo realmente atterrato a Kjeller nel dicembre del 1935 proveniva dall’estero, da fuori dei confini norvegesi: fatto sicuro, certo e inequivocabile, tra l’altro fornito dall’insospettabile (per la “seconda versione”) Gulliksen e riportato dallo stesso Trotskij, nella sua deposizione della commissione Dewey e durante la tredicesima sessione di quest’ultima. Controlla pure su Internet, avvocato del diavolo, anche su tale punto specifico.

Logica, sicura e inevitabile conseguenza: dato per assodato che Linköping risultava nel dicembre del 1935 una città svedese e con un aeroporto in loco, l’aereo norvegese proveniente “da Linköping” giungeva pertanto dall’estero e da fuori dei confini norvegesi, anche e proprio in base alla testimonianza del reticente Gulliksen.

E a catena, visto che tale aereo proveniva sicuramente da fuori dei confini norvegesi, diventa subito falsa la tesi secondo cui nessun aereo proveniente dall’estero fosse arrivato in Norvegia e a Kjeller, durante il dicembre del 1935; in altri termini, crolla subito e totalmente la tesi sull’impossibilità materiale per Pjatakov di compiere un viaggio da Berlino a Oslo, inattuabilità che come si è già notato costituiva a sua volta il punto forte della “seconda versione”, almeno finora.

Bisognava provare innanzitutto che il volo di Pjatakov a Oslo non fosse impossibile nel dicembre del 1935, e che quindi Pjatakov avesse mezzi e opportunità per compiere il suo volo nella zona di Oslo nel dicembre del 1935: sotto questo aspetto cosa abbiamo finora trovato, grazie a Gulliksen?

  • Abbiamo avuto l’informazione in base alla quale l’aeroporto di Kjeller era certamente aperto e operativo, nel dicembre del 1935.
  • Abbiamo scoperto che realmente si volava, viaggiava e atterrava in Norvegia e a Kjeller, durante il dicembre del 1935: nessun “triangolo delle Bermude” proiettato in terra nordica, pertanto, nel mese in esame.
  • Abbiamo scoperto che un aereo risultava realmente atterrato a Kjeller, proprio nel dicembre del 1935 e proprio nel mese in cui Pjatakov era arrivato in missione diplomatica a Berlino.
  • Abbiamo soprattutto ottenuto la rivelazione che l’unico aereo, il solitario velivolo atterrato a Kjeller nel dicembre del 1935 proveniva sicuramente dall’estero, da fuori dei confini norvegesi: da Linköping e dalla Svezia, se non altro secondo le dichiarazioni dell’ufficiale militare T. Gulliksen.
  • Inoltre ormai sappiamo che nel dicembre del 1935 l’aereo proveniente dall’estero e atterrato a Kjeller risultava distante solo cinquanta chilometri da Honefoss e dalla cittadina norvegese nella quale risiedeva indubbiamente Trotskij, durante il mese che ci interessa.
Siamo inoltre ormai a conoscenza che a Berlino, nel dicembre del 1935, esistevano aerei e aeroporti moderni e abbiamo appreso che a Kjeller, punto d’arrivo norvegese del presunto/reale volo di Pjatakov, esisteva ed era soprattutto operativo in quel mese un aeroporto; sappiamo che il volo da Berlino a Oslo (circa mille chilometri) risultava più che fattibile sul piano tecnico nel 1935, e a tal fine basta solo ricordare la celebre transvolata oceanica di Lindbergh del maggio 1927 e avvenuta circa otto anni prima del dicembre 1935.

Conclusione inevitabile, a Pjatakov quindi non mancavano né i mezzi né le opportunità per compiere un volo da Berlino a Oslo (e ritorno) nel dicembre del 1935: non solo non sussisteva alcuna impossibilità assoluta rispetto al viaggio aereo, ma anzi erano ben presenti tutti i presupposti e le condizioni concrete per il trasferimento dell’allora viceministro dell’industria pesante sovietica da Berlino a Kjeller, in terra norvegese, a partire proprio dall’arrivo a Kjeller dall’estero di quel misterioso velivolo del dicembre 1935 su cui torneremo tra poco.
Addio per sempre, quindi, all’ormai defunta teoria sull’impossibilità materiale del volo di Pjatakov verso la Norvegia nel dicembre del 1935, e più precisamente il 12 o 13 dicembre.

Perché comunque fermarsi solo a questi elementi di fatto e alla demolizione di una tesi divenuta ormai insostenibile? Abbiamo già notato che involontariamente Gulliksen si rivela una ricca fonte di informazioni, ma a vantaggio dell’esistenza concreta del volo di Pjatakov.

Un altro elemento sicuro, fornito dall’allora direttore dell’aeroporto di Kjeller, consiste nell’indiscutibile elemento in base al quale un solo aereo (e uno solo) atterrò a Kjeller nel dicembre del 1935, e guarda caso esso proveniva dall’estero, mentre la quota risultava viceversa pari a zero per gli aerei invece provenienti dalla stessa Norvegia e diretti/atterrati a Kjeller, sempre nei trentun giorni in via d’esame.

Rileggiamo infatti attraverso una prospettiva diversa le dichiarazioni di Gulliksen, giudici-lettori. Gulliksen rivelò testualmente che a Kjeller, nel dicembre del 1935, “solo un aereo atterrò qui”: frase apparentemente innocua, se staccata e avulsa dal fatto (sicuro) che tale aereo proveniva dal di fuori dei confini norvegesi, ma che va ora invece letta e interpretata in una luce molto sfavorevole per la “seconda versione” che nega l’esistenza del volo di Pjatakov.

Stando alle affermazioni dello stesso Gulliksen, infatti, nessun velivolo atterrò a Kjeller nel dicembre del 1935 provenendo dagli altri aeroporti norvegesi, a parte per l’appunto la clamorosa eccezione del volo giunto dall’estero, e almeno a suo dire da “Linköping”.
In altri termini: numero di aerei giunti a Kjeller provenienti dagli altri aeroporti norvegesi uguale a zero, nel dicembre 1935.
Aerei invece giunti nel dicembre del 1935 a Kjeller partendo da aeroporti esteri, non norvegesi: uno.
Si tratta di un’asimmetria notevole, che fa pensare inevitabilmente: “ma non è un fatto strano che l’unico e solitario velivolo atterrato a Kjeller nel dicembre del 1935 provenisse dall’estero e dal di fuori dei confini norvegesi, mentre sappiamo che il presunto/reale viaggio di Pjatakov è collocato temporaneamente proprio nel dicembre del 1935?”.

Ulteriore elemento sicuro, fornito involontariamente da Gulliksen: il fatto sicuro per cui dal 18 settembre del 1935 al 30 aprile del 1936, e quindi per più di sette lunghi mesi, vale a dire per circa duecentoventi giorni, pochissimi aerei provenienti dall’estero erano atterrati a Kjeller. In quasi sette mesi e mezzo, ossia dal 18 settembre del 1935 fino al 30 aprile del 1936, secondo Gulliksen solo pochissimi aerei atterrarono a Kjeller provenendo da stati stranieri e da aeroporti stranieri, e una di queste rare, solitarie “aquile del cielo” atterrò a Kjeller proprio nel dicembre del 1935, cioè in concomitanza temporale (su scala mensile, certo) con il presunto/reale volo di Pjatakov del dicembre del 1935.
Avvocato del diavolo: “Si può trattare solo di una coincidenza fortuita…”.
No, signor avvocato del diavolo: siamo in presenza di cinque “coincidenze fortuite”, non di una sola.
Prima “coincidenza fortuita”: durante il processo di Mosca del gennaio del 1937 Pjatakov dichiarò di essere atterrato in un aeroporto norvegese nella zona di Oslo, e guarda caso la struttura aeroportuale di Kjeller posta vicino alla capitale norvegese risultava funzionante nel dicembre del 1935, anche secondo il suo direttore T. Gulliksen.

Seconda “coincidenza fortuita”. Mentre Pjatakov sostenne di aver compiuto il suo volo segreto in Norvegia nel dicembre del 1935, partendo da Berlino e quindi da fuori dei confini norvegesi, “casualmente” e “in modo fortuito” atterrava a Kjeller l’unico aereo, il solo velivolo, l’unica “aquila solitaria” giunta in loco per tutto il mese di dicembre del 1935: quindi tale aereo proveniva sicuramente dall’estero, da fuori dei confini norvegesi (da Linköping, stando almeno alla versione di Gulliksen), e non certo da un altro aeroporto della nazione scandinava in esame.

Terza “coincidenza fortuita”. Partendo dal 18 settembre del 1935, e cioè il giorno prima dell’atterraggio a Kjeller dell’aereo inglese pilotato dal “signor Robertson”, ben pochi aerei giunsero all’aeroporto di Kjeller provenendo dall’estero prima del 30 aprile 1936, e quindi per circa duecentoventi giorni: e una di queste rarissime “aquile solitarie”, di questi pochi velivoli atterrò a Kjeller proprio nel dicembre 1935, ossia nel mese indicato da Pjatakov per il suo viaggio segreto in Norvegia.

Quarta “coincidenza fortuita”: dopo il dicembre del 1935, e dal primo gennaio 1936 al 30 aprile del 1936, secondo la stessa versione di Gulliksen e “in accordo con le registrazioni tenute all’aeroporto” non atterrò a Kjeller alcun aereo straniero, confermando ulteriormente il carattere eccezionale e anomalo del volo partito da “Linköping” – stando sempre alla versione di Gulliksen – e sicuramente arrivato a Kjeller da fuori dei confini norvegesi nel dicembre del 1935.

Quinta “coincidenza fortuita”. Il misterioso aereo in esame atterrò provenendo dall’estero all’aeroporto di Kjeller, località che guarda caso dista solo cinquanta chilometri in linea d’aria da Honefoss, ossia dalla cittadina della Norvegia meridionale nella quale indubbiamente risiedeva Trotskij nel dicembre del 1935: in pratica solo cinquanta chilometri, e non cinquecento o mille, separavano Kjeller da Honefoss e dalla zona nella quale era allora collocato Trotskij.

Una sola “coincidenza fortuita” può forse essere accettata rispetto a un determinato evento, ma cinque “coincidenze fortuite”, cinque “casualità” sullo stesso fatto-volo risultano come minimo molto sospette, anche se considerate isolatamente e senza altri elementi sicuri di prova. Secondo il principio individuato dal criminologo francese E. Locard, quando una persona nell’ambito di un crimine entra in contatto con un’altra persona o un oggetto (= l’aeroporto di Kjeller, nel caso specifico), lascia sempre delle tracce sull’oggetto del suo delitto: una traccia come quella ad esempio lasciata dal misterioso e solitario velivolo atterrato a Kjeller nel dicembre del 1935, provenendo sicuramente dall’estero.
La tesi delle “cinque coincidenze fortuite” sullo stesso evento-volo si rivela subito insostenibile e indifendibile: l’aereo giunto a Kjeller dall’estero nel dicembre del 1935 risalta ed emerge infatti come una grossa macchia di inchiostro nero schizzata su un foglio bianco, anche perché la combinazione di presunte casualità in via d’esame deriva inevitabilmente dalle dichiarazioni rese da un testimone antistalinista, oltre che – come vedremo tra poco – come minimo molto reticente.
Avvocato del diavolo: “D’accordo, un aereo è arrivato dall’estero a Kjeller nel dicembre del 1935. Ma in ogni caso tale velivolo norvegese non arrivava da Berlino ma viceversa dalla città svedese di Linköping, e inoltre non aveva a bordo passeggeri: non avete quindi provato niente di importante”.
Ormai caduta e crollata per sempre la tesi sull’impossibilità materiale del volo di Pjatakov, alla “seconda versione” rimane solo la parola del militare norvegese T. Gulliksen per poter affermare che l’aereo realmente arrivato dall’estero a Kjeller, nel dicembre del 1935, provenisse proprio da Linköping, fosse di nazionalità norvegese e che esso inoltre non avesse a bordo alcun passeggero, come ad esempio un certo signor Pjatakov.

Stiamo quindi affrontando un problema molto diverso da quello affrontato in precedenza, dovendo a questo punto “solo” verificare se si può prestare fede alle affermazioni e alla tesi di Gulliksen sul fatto che l’aereo in esame fosse norvegese e provenisse da Linköping, e non invece da Berlino, non avendo poi a bordo alcun passeggero: a questo proposito risulta relativamente facile dimostrare che Gulliksen mentì in modo abile su questi nodi ed elementi decisivi, utilizzando a tal fine proprio una fonte insospettabile per la “seconda versione”, e cioè lo stesso Gulliksen.

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