sabato 6 maggio 2017

La legalità socialista, pietra miliare del periodo staliniano. Una breve, illuminante riflessione alla luce delle fonti

REDAZIONE NOICOMUNISTI



Presentiamo una breve riflessione del compagno Luca Baldelli sul ruolo della legalità socialista in Unione Sovietica. Dal testo:

"Il revisionismo kruscioviano e la sua esasperazione ideologico – politica, ovvero il gorbaciovismo distruttore dell’Urss e del socialismo, hanno sempre teso a rivendicare l’esclusività del possesso e dell’applicazione del concetto di “legalità socialista“ come se, dal 1924 al 1953, sotto l’egida di Stalin, tutto fosse stato condotto all’insegna dell’illegalità, dell’arbitrio, della violenza, della sistematica compressione e sospensione di diritti, tutele, garanzie. Come è stato dimostrato nell’arena concreta della storia, le violazioni della legalità socialista sono state massime, fino al culmine dello smantellamento dello Stato sovietico, proprio sotto i revisionisti. Non solo: limitandoci alla turbolenta fine degli anni ’30, possiamo ben dire che le distorsioni e gli abusi verificatisi in sede giuridica in Urss, il debordare delle “purghe“, furono non già lo spartito predefinito dalla politica del VK (b) P né, tanto meno, l’esito concreto di un’inesistente volontà soggettiva di Stalin. Le violazioni della legalità socialista furono, solo e soltanto, la conseguenza dei sabotaggi, delle diversioni e dei complotti messi in atto da infidi elementi al fine di screditare il vertice del VK (b) P, distruggere pian piano il sistema socialista seminando disorganizzazione, sfiducia, delegittimazione delle istanze e delle istituzioni, indirizzare il malcontento della popolazione contro Stalin".

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