di Guido Fontana Ros della redazione Noicomunisti
Aiesh Binki uno dei 2 pescatori uccisi |
Avvertenza preliminare. Noi ci basiamo su quello che è stato diffuso in rete e nei media. Chiaramente siamo pronti a cambiare la nostra opinione sui fatti disponendo di informazioni ulteriori e attendibili. E’ un caso dove viene prodotta una grande cortina fumogena.
Il fatto. 15 febbraio 2012 due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, vengono uccisi da colpi di arma da fuoco a bordo della loro barca al largo delle coste del Kerala. Nella stessa zona si trovava la petroliera Enrica Lexie, (qui per sapere dove si trova ora) vuota, pare diretta in Egitto. Dovendo passare al largo delle coste somale, teatro di frequenti episodi di pirateria, oltre ai 28 membri dell’equipaggio, imbarca anche 6 fucilieri di marina del Battaglione San Marco (anche se noi stessi l’abbiamo utilizzato nel titolo, il termine marò andrebbe evitato in quanto ricorda i militari della X MAS del fascista Junio Valerio Borghese). Circa alle 16,30, ora locale, i 2 fucilieri di marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che sono di guardia esplodono una serie di colpi di avvertimento verso un’imbarcazione che, nonostante le segnalazioni punta verso la Lexie. (qui la testimonianza del comandante in seconda della petroliera)
I 2 fucilieri di marina accusati |
Si tratta forse del peschereccio dello stato indiano del Kerala, il Saint Anthony con 11 pescatori a bordo? Il peschereccio, via radio, contatta la capitaneria di Kollam, riportando l’accaduto. La guardia costiera di Kollam, utilizzando le rilevazioni satellitari, individua in zona la petroliera italiana e chiede se fosse stata oggetto di un attacco piratesco, ne riceve conferma. A questo punto viene richiesto l’attracco della petroliera al porto di Kochi. Il comandante dell’Enrica Lexie, Umberto Vitelli, nonostante il parere contrario della Marina Italiana, ubbidisce e comincia il caos. I 2 fucilieri di marina vengono infatti arrestati 2 giorni dopo e formalmente incriminati di omicidio…
La petroliera Enrica Lexie |
Le reazioni. A destra: “… riportiamo a casa i nostri ragazzi. I nostri eroi. Indiani bastardi e subumani”. Il solito bla bla retorico di chi, in preda a una vera e propria patologia psichiatrica, vede il mondo con la lente dei propri preconcetti. Infatti si trascura il fatto che l’India non è più quella di Rudyard Kipling e non è quella di Sai Baba o di Madre Teresa di Calcutta, bensì è una grande nazione che comincia giocare un ruolo imperialistico nella regione.
A sinistra: “Fascisti bastardi e assassini” (riferito ai 2 fucilieri di marina). A sinistra hanno forse lo stesso meccanismo di pensiero di quelli della destra? Allora anche quelli di “sinistra” in realtà sono di destra? Mah.
In India: Kollam, cittadina da cui provenivano i pescatori uccisi, per un paio di giorni dopo il fatto, è teatro di manifestazioni popolari al grido di “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli’’, “giustizia per i nostri pescatori’’ e “massima pena per i marines italiani”.
Antefatto. Ci sarà pure qualche minus habens all’origine del pasticcio? Ce n’è più di uno. Svetta su tutti Ignazio La Russa, gioia dei darwinisti essendo forse l’anello mancante nella catena dell’evoluzione dei primati.
Un problema a livello internazionale è la pirateria praticata in certe aree del mondo, soprattutto al largo delle coste somale. A questo riguardo sarebbe oltremodo interessante indagare quali ragioni inconfessabili ci possano essere dietro al fatto che si permetta a un pugno di signori della guerra di controllare una specie di santuario per i pirati in Somalia.
Zone di pirateria |
Anche le navi italiane necessitano di protezione ed ecco la genialata: lo stato italiano affitta, come se fossero mercenari, pardonnez nous, volevamo dire contractors, termine molto più cool, soldati delle forze armate italiane ad armatori privati. Complimentoni.
Infatti, il nostro Ignazio, nella veste di Ministro della Difesa, firma il decreto del 12 luglio 2001 con cui istituisce i NMP (Nuclei Militari di protezione). Si tratta di militari dello Stato italiano cui viene conferito lo status di ufficiale di polizia giudiziaria per quanto attiene ai reati previste dagli art. 1135 -1136 del Codice della Navigazione. Naturalmente ci si “dimentica” di stabilire con chiarezza sia le regole di ingaggio che la catena di comando cui devono essere sottoposti questi militari a noleggio…
Inquadramento giuridico dell’episodio alla luce del Diritto Internazionale. Viene accertato, secondo le autorità indiane il nesso causale tra i colpi esplosi dai fucili d’assalto Beretta AR 70/90 dei 2 fucilieri della San Marco e le ferite mortali dei 2 pescatori indiani e i fori nella chiglia del peschereccio indiano. In realtà i fatti non sono del tutto ben acclarati: i corpi delle vittime sono sepolti in gran fretta, alla perizia balistica non han potuto partecipare i nostri periti e la Saint Anthony è stata fatta demolire dal governo del Kerala o dal governo federale, non si sa… la scatola nera della Lexie, guarda caso, ufficialmente viene cancellata il giorno dopo il fatto…; comunque sia, al massimo ci troviamo di fronte a un omicidio colposo o al limite preterintenzionale. Omicidio avvenuto, come riconosciuto dalle stesse autorità indiane a 20,5 miglia dalle coste del Kerala, quindi in acque internazionali. In questo caso la giurisdizione dovrebbe essere dello stato cui appartiene il naviglio coinvolto.
Appunto, 20,5 miglia dalla costa sono acque internazionali . Non importa in questo caso che si trattasse di una zona contigua alle acque territoriali indiane, le zone contigue non sono né sotto la giurisdizione indiana né sotto quella di qualsiasi altro Stato ma sotto la giurisdizione internazionale. Le zone contigue possono essere zone di sfruttamento economico da parte dello stato rivierasco e, per inciso, sono zone dove i pescatori indiani pescano abitualmente e spesso “puntano” le grandi navi per farle deviare dalle zone in cui hanno steso le reti.
Proprio per questo la pretesa indiana di processare i 2 fucilieri non appare infondata perché la giurisdizione internazionale prevede che il reato sia giudicato a seconda della imbarcazione. Quindi i colpi sono partiti da un’imbarcazione italiana ma le vittime erano su un naviglio indiano e per la legge indiana, reati commessi contro cittadini indiani su un’imbarcazione indiana, benché commessi in acque internazionali, sono di giurisdizione indiana. Situazione complessa che necessitava di soluzioni diplomatiche improntate al più elementare buon senso che avrebbe suggerito processo in India e pena in Italia. Cosa, sicuramente non avvenuta. Siamo sicuri che questo sia avvenuto esclusivamente per la dabbenaggine del Ministro Terzi di Sant’Agata e non ci siano stati mestatori che avrebbero tratto vantaggio dall’acuirsi della crisi diplomatica italo-indiana?
Un passo indietro. Dal link: http://www.linkiesta.it/liberare-i-maro-l-india-vuole-uno-sconto-sui-caccia
“Dopo la nave oceanografica da 5 mila tonnellate Sagar Nidhi, consegnata nel 2008 all’Istituto Oceanografico indiano, Fincantieri ha fornito pochi mesi fa all’India la Shakti, seconda di due grandi navi rifornitrici di squadra da 27mila 500 tonnellate per la Marina (l’altra è la Deepak, e insieme valgono oltre 300 milioni di euro), Inoltre, ha ottenuto lo scorso novembre un contratto da circa 30 milioni per la progettazione di sette fregate da 6mila 200 tonnellate della nuova classe P17A, o Shivalik. Le navi saranno realizzate in due cantieri indiani, il Mazagon Dock di Mumbai e il Garden Reach di Kolkata, ma Fincantieri aspira ad accaparrarsi qualcosa di più della semplice pregettazione: intende infatti acquisire i contratti, ben più interessanti, per la loro realizzazione (ogni nave costerà circa 900 milioni di euro) fornendo, per esempio, assistenza e tecnologia nel settore delle costruzioni navali modulari, un know how che i cantieri locali non posseggono ancora, ma che offrono anche altre aziende cantieristiche la cui concorrenza andrà battuta sul campo.
Sempre Fincantieri ha ricevuto nel 2004 un prestigioso incarico: quello di progettare l’intero apparato motore della Vikrant, la prima vera portaerei indiana attualmente in costruzione proprio nei cantieri di Kochi, il porto dove ora è attraccata l’Enrica Lexie. La Selex Sistemi Integrati, società della galassia Finmeccanica, ha recentemente firmato un contratto multimilionario per la fornitura di un radar RAN40L e per i super-segreti dispositivi IFF (cioè, quelli che servono a capire se una nave o un aereo in avvicinamento sono amici o nemici) da installare sulla nuova portaerei. Della quale, è bene ricordarlo, si sa già che la Marina vuole un secondo esemplare, il che porterebbe al più che probabile raddoppio delle forniture. Sempre Selex ha fornito in passato molta elettronica per altre fregate indiane, le classi Godavari e Brahmaputra.
Ma il vero contratto del secolo, quello che farebbe gola a qualsiasi industria degli armamenti, riguarda i 126 caccia che l’Aeronautica indiana intende acquisire in base al programma MMRCA (Medium Multi-Role Combat Aircraft), un boccone da almeno 12 miliardi dollari (più gli “optional”, non certo a buon mercato) che è stato oggetto di una feroce battaglia, prima tra una rosa di concorrenti della quale facevano parte anche le proposte di Stati Uniti e Svezia, e poi tra i due finalisti: il Rafale della francese Dassault (gruppo Eads) e il Typhoon del consorzio Eurofighter, che è già in servizio o in fase di acquisizione nelle forze aeree di Arabia Saudita, Austria, Italia, Germania, Inghilterra e Spagna. Per inciso, l’ala sinistra e alcune parti della fusoliera del super-caccia europeo sono realizzate in Italia da Alenia Aeronautica, senza contare altre componenti affidate a industrie italiane. Insomma, il nostro apparato industrial-militare è fortemente interessato alla mega-commessa MMRCA.
Eurofighter Typhoon |
Sfortunatamente, il 31 gennaio scorso il ministero della Difesa indiano ha comunicato che la vittoria è andata al caccia francese, che però pare abbia vinto principalmente per il prezzo, più basso di 4-5 milioni di dollari al pezzo rispetto al Typhoon. Insomma, le solite voci di corridoio dicono che in realtà i piloti indiani preferiscano quest’ultimo e che siano stati costretti a digerire il Rafale solo per questioni economiche, anche se va detto che il caccia francese, a differenza del concorrente, è già disponibile nella versione “navalizzata” (ce l’ha la Francia) adatta alla nuova portaerei indiana, della quale l’aereo diverrebbe l’arma principale. Insomma, le ultime indiscrezioni dicono che Eurofighter non abbia ancora gettato la spugna e che si prepari a un ultimo, disperato tentativo di vincere la gara abbassando le pretese in denaro.
Tornando alla vicenda dei due marò e al perché la loro vicenda venga definita “ingarbugliata” e abbia costretto l’italia a mobilitare le sue migliori energie diplomatiche. L’atteggiamento a dir poco intransigente di Nuova Delhi nella vicenda (e forse anche il mistero che circonda il vero svolgimento dei fatti in mare) potrebbe essere nient’altro di più che una sottile ma formidabile arma di pressione per costringere l’Italia, quale membro del consorzio Eurofighter, a far leva sul consorzio stesso affinché renda più robusto quello sconto che permetterebbe all’India di mettere le mani sull’ambito Typhoon a un prezzo più ragionevole. Senza contare, ovviamente, che sul piatto della bilancia ci sono anche tutte le altre forniture per le quali l’industria degli armamenti italiana compete da sola, con trattative ancora in corso, e pure i programmi futuri di un India che sta dando un enorme impulso al rinnovamento delle sue Forze Armate.”
Bene ammettiamo che questo sia l’interesse del governo indiano, siamo sicuri che non ce ne siano altri?
Quelli francesi ad esempio della Dassault Mirage o della Lokheed Martin o della Douglas Mc Donnel o di qualche multinazionale degli armamenti israeliana che non sarebbero dispiaciute nel sostituire la Fincantieri nelle ghiottissime commesse.
Agusta Aw-101 |
E non diciamo nulla della vicenda Finmeccanica/tangenti pagate al ministero della Difesa indiano per la commessa dei 12 elicotteri (qui la notizia degli ultimi sviluppi) Agusta Aw-101 o dei siluri “black shark” della Whitehead Sistemi Subacquei, controllata di Finmeccanica? E qui oltre all’azione di potenti concorrenti dobbiamo anche tener conto dell’appetito che suscita in molte corporation questa grande azienda nazionale. Magari condurla in cattive acque, annullando le commesse del governo indiano non ne farebbe abbassare di molto il valore di mercato? A questo punto una domanda sorge spontanea, il Ministro degli Esteri, Terzi di Sant’Agata e il Ministro della Difesa, l’Ammiraglio Giampaolo Di Paola, vista l’apparente gestione dissennata della vicenda, a chi hanno giurato fedeltà?
E' un gran bel lavoro Guido, documentato e molto equilibrato: complimenti!
RispondiEliminainserisco questo link a commento per avere più informazioni possibili sull'argomento: http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=42208&typeb=3&L-incidente-raccontato-dai-Maro
RispondiEliminaNon abbiamo elementi per sapere se questo rapporto sia autentico o meno. Le comunicazioni tra i militari imbarcati e il loro comando, voglio sperare, sono criptate. E comunque sia, si tratta di un documento riservato. Può essere che sia stato fatto "uscire" per avvalorare l'ipotesi dell'estraneità dei 2 fucilieri del San Marco all'uccisione dei 2 pescatori indiani.
RispondiEliminaUn altro rilievo, secondo noi, andrebbe fatto. Nel rapporto in oggetto si parla di uso del fucile d'assalto Beretta AR 70/90. Ora se è l'arma standard in ambito italiano e NATO è camerata per il 5,56 mm. Si parla di distanze sulle 300 yarde, vale a dire sui 270 metri, aggiungeteci il moto ondoso, il riverbero della luce sulla superficie del mare, la presenza o meno di vento magari di traverso al tiro, credo che ci voglia culo (o sfiga) per prendere qualcuno a quella distanza.
un aggiornamento, per chi ancora non avesse intuito: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/28/maro-girone-in-italia-e-new-dehli-annulla-fornitura-di-finmeccanica-da-330-milioni-e-non-e-la-prima-coincidenza/2776125/
RispondiElimina