REDAZIONE NOICOMUNISTI
GUIDO FONTANA ROSTratteremo solo di alcune (tra le tante) circostanze probatorie che evidenziano chiaramente come Leiba Bronstein, alias Lev Trotskij, fosse direttamente implicato e tirasse le fila della colossale congiura smantellata durante i famosi “Processi di Mosca” (vedi post su questo blog, dal titolo "Schema dei Processi contro la Quinta Colonna in URSS dal 1936 al 1938").
Trotskij, inoltre, affermò sempre di non aver più avuto nessuno contatto con i suoi sostenitori in URSS, dopo il suo esilio nel 1929.
Non è assolutamente così.
I Processi di Mosca furono veri processi a tutti gli effetti, le accuse erano reali e fu provata la colpevolezza degli imputati e Trotskij fu sempre in stretto contatto con i cospiratori come ha ampiamente dimostrato uno storico, per di più anticomunista, come Arch J. Getty in “Trotsky in Exile: The Founding of the Fourth International.” Soviet Studies 38, 1 (January, 1986), pp. 27-28".
Sentiamo qualche testimone diretto, non comunista e non sovietico.
Sentiamo qualche testimone diretto, non comunista e non sovietico.
Dal libro "Ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca. Relazioni autentiche e confidenziali sull'Unione Sovietica fino all’ottobre 1941" Zurigo, 1943 dell'ambasciatore USA, J. E. Davies:
"...Una ragione oggettiva (...) mi ha fatto concludere – a malincuore - che lo Stato ha realmente provato le accuse. Non esiste alcun dubbio sull'esistenza di una cospirazione assai grave fra i dirigenti contro il governo sovietico, e sul fatto che le violazioni della legge indicate nei capi d'accusa siano realmente state commesse, e siano dunque punibili. Ho parlato con praticamente tutti i membri del corpo diplomatico qui presenti, e tranne, forse, una sola eccezione, tutti sono dell’avviso che i dibattiti abbiano stabilito l’effettiva esistenza di un piano segreto e di una cospirazione miranti ad eliminare il governo." da pag. 33, dopo aver assistito al processo di Radek e altri, il 17 febbraio del 1937 aveva inviato un rapporto in merito al Segretario di Stato degli Stati Uniti.
Stalin riceve Davies, dal film del 1943, Mission to Moscow |
"Un altro diplomatico ha fatto ieri una considerazione istruttiva. Parlavamo del processo ed egli ha affermato: "Gli accusati sono senza alcun dubbio colpevoli, abbiamo tutti assistito al processo, siamo unanimi. Ma per il mondo esterno, al contrario, le descrizioni del processo hanno il carattere di una messinscena". Sapeva come ciò non rispondesse al vero, ma apparentemente era bene che il resto del mondo avesse questa impressione" da pag.86, Davies nel suo diario, l'11 marzo 1937.
"Nonostante i miei pregiudizi (...) dopo aver osservato quotidianamente i testimoni e il loro modo di deporre, e in ragione di fatti finora sconosciuti, giustificati (...) sono arrivato alla conclusione che gli accusati abbiano effettivamente violato le leggi sovietiche enumerate negli atti d'accusa. Le stesse, confermate nel contraddittorio, provano le accuse d'alto tradimento e giustificano le condanne emesse contro di loro. L'opinione dei diplomatici che hanno assistito regolarmente ai dibattiti è stata unanime: il processo ha denunciato l'esistenza di una congiura d'opposizione politica di altissimo livello. Il processo ha permesso loro di capire fatti che erano fino ad allora incomprensibili." da pag. 209, a proposito del processo a Bukarin del 1938.
Dal libro "From Right to Left" Londra 1965 dell'avvocato britannico D.N. Pritt:
"La mia impressione è che il processo sia stato condotto equamente, e che gli accusati fossero realmente colpevoli. La stessa sensazione è condivisa da tutti i giornalisti con i quali ho potuto parlare. E certamente pensavano la stessa cosa tutti gli osservatori stranieri (ce n’erano molti, soprattutto diplomatici). Ho sentito uno di loro affermare: "Naturalmente, sono colpevoli. Ma per ragioni di propaganda, dobbiamo negare.", da pag. 110-111, a proposito del Processo del 1936 contro Zinoviev e altri.
Dal libro "Mosca 1937" di Lion Feuchtwanger:
"Quando a Mosca assistetti al secondo processo, quando vidi ed udii Pjatakov, Radek ed i suoi amici, l'impressione di quanto questi accusati dissero ed il modo con cui lo dissero fece sciogliere questi miei sospetti come la neve al sole. Se quello che dissero è falso o predisposto, allora non so più che cosa è la verità. Presi quindi i verbali del processo, meditai su quanto avevo visto e sentito, e considerai, ancora una volta, il pro e il contro della veridicità dell'accusa"
"Non posso dire di aver ricevuto questa impressione. Gli uomini processati non erano affatto persone torturate e disperate davanti al loro boia. Non bisogna, naturalmente, pensare che questo processo abbia avuto qualche cosa di fittizio, di artificioso od anche soltanto di solenne o patetico. L'aula in cui ebbe luogo il processo non era molto vasta, poteva contenere circa trecentocinquanta persone. I giudici, l'avvocato dello Stato, gli accusati ed i difensori sedevano su una bassa tribuna con scale per salirvi, non vi erano barriere fra tribunale e pubblico. E nemmeno c'era qualche cosa che ricordasse il banco degli accusati; la barriera che separava gli accusati dal pubblico sembrava piuttosto il parapetto di un palco.""Gli accusati erano persone ben curate e ben vestite, dai gesti disinvolti e naturali, bevevano tè, avevano giornali in tasca e guardavano molto il pubblico. Tutto l'insieme non faceva l'impressione di un penosissimo processo, ma piuttosto di una discussione, condotta su un tono di conversazione, da uomini colti, che si occupavano di stabilire la verità e di giudicare quanto era successo"
Dal libro "Scritti sulla politica e la società, L.I. 1919-1941". Aufbau-Verlag. Berlino e Weimar 1968, di B. Brecht:
"Una falsa concezione li ha condotti ad un profondo isolamento e al crimine. Tutte le canaglie del Paese e dell’estero, tutti questi parassiti hanno visto instaurarsi in loro il sabotaggio e lo spionaggio. Avevano gli stessi obiettivi dei criminali. Sono persuaso che questa è la verità, e che come tale sarà intesa nell'Europa dell'Ovest, anche dai lettori nemici...Il politicante che ha bisogno della disfatta per impadronirsi del potere, persegue la disfatta. Colui che vuol essere il "salvatore" opera per mettere in atto una situazione nella quale potrà "salvare", e quindi una situazione cattiva... Trotsky ha dapprima interpretato il crollo dello Stato operaio come una conseguenza della guerra, o meglio del pericolo da essa rappresentato, ma più avanti la stessa è divenuta per lui un presupposto alla sua azione pratica. Se la guerra arrivasse, la costruzione "precipitata" sprofonderebbe, l'apparato sarebbe isolato delle masse. All'esterno occorrerà rinunciare all'Ucraina, alla Siberia orientale, ecc... All'interno, bisognerà fare concessioni, tornare alle forme capitaliste, rinforzare o lasciare rinforzarsi i gulag; ma tutto ciò va nella direzione di una nuova azione, il ritorno di Trotsky. I centri anti-stalinisti non hanno la forza morale di ricorrere al proletariato, non tanto perché siano vigliacchi, quanto piuttosto perché non possiedono una reale base organizzata in seno alle masse, non hanno niente da proporre, non hanno compiti da assegnare alle forze produttive del Paese. Dunque, confessano. E possiamo pensare che confessino anche più di quanto non ci si aspetterebbe."
Le circostanze probatorie riguardano questi
punti:
1) Affaire Hotel Bristol.
2) Telegramma di Trotskij del 18 giugno 1937 al Comitato Centrale
3) Dichiarazione del Ministro della Guerra nipponico Gen. Hajime Sugiyama del febbraio 1937
4) Telegramma criptato dell’ambasciatore
cecoslovacco in Berlino al presidente
Benes
5) Il coinvolgimento di Bucharin
6) Falsa affermazione di Leon Sedov, figlio di Troskij
E' DA TENERE PRESENTE CHE SIA TROTSKIJ SIA SUO
FIGLIO, LEON SEDOV, HANNO SEMPRE NEGATO OGNI CONTATTO CON GLI IMPUTATI DEI
PROCESSI
1) AFFAIRE HOTEL BRISTOL
Confessione di Eduard Solomonovich Gol’tsman:
Durante una seduta dei Processi del 1936
(“Processo del centro terrorista trotskista-zinovievista” oppure “Processo dei
16”), il 21 agosto, uno degli imputati, Eduard Solomonovich Gol’tsman (“Holtzman” nella translitterazione
anglosassone), ex membro dello staff (sottosegretario) del Commissariato del
Popolo al Commercio Estero, affermò di avere incontrato Lev Trotskij, tramite Leon
Sedov, figlio di Trotskij, a Copenaghen, nel novembre 1932.
Dal resoconto della sua testimonianza:
Holtzman: …nel mese di novembre ho di nuovo telefonato a
Sedov e ci siamo incontrati ancora. Sedov mi disse: "Prima di ritornare in
URSS sarebbe una buona cosa se tu venissi con me a Copenaghen dove c’è mio
padre."
Vyshinsky: Vale a
dire?
Holtzman: Vale a
dire, Trotsky.
Vyshinsky: Ci
andaste?
Holtzman: Ero
d'accordo, ma gli ho detto che non potevamo andare insieme per motivi di
segretezza. Ho organizzato con Sedov di essere a Copenaghen nel giro di due o
tre giorni, di prenotare all’Hotel Bristol e di incontrarci là. Sono andato in
albergo direttamente dalla stazione e nel salone ho incontrato Sedov. Alle ore
10:00 siamo andati da Trotsky.
Colpo di scena! L’Hotel Bristol a Copenaghen non
esiste nel 1932!
Indicato dalla freccia, l'ingresso al Grand Hotel accanto alla confetteria Bristol |
Tutto sarebbe una sporca menzogna orchestrata dal
NKVD (Narodnyj komissariat vnutrennich, Commissariato del popolo per gli
affari interni)!
Questi ultimi sarebbero
stati veramente dei ciaparat a far avvenire l’incontro in un hotel che non
c’era più...naturalmente su ordine del cattivone per eccellenza: Stalin.
Un breve articolo pubblicato sulla prima pagina
del quotidiano danese Social-Demokraten, a una settimana delle esecuzioni dei
condannati in questo processo, rivela che l'Hotel Bristol a Copenhagen aveva
cessato l'attività nel 1917 e non aveva mai più riaperto i battenti. Era
addirittura bruciato.
A rovinare la festa, tuttavia, ci pensano i comunisti danesi che, nella edizione del 29 gennaio 1937 del loro Arbejderbladet, organo del Partito Comunista danese, affermano in un articolo di critica al pamphlet di Friedrich Adler, “Il processo alle streghe di Mosca” che sì, l’Hotel Bristol non esisteva più, ma che di fronte alla stazione di Copenaghen sorge un grande caffè di nome Bristol che:
1) ha una grande insegna con il nome Bristol
2) ha l’ingresso proprio a fianco del Grand Hotel
3) c’è un collegamento interno con la hall dell’Hotel e sia l’hotel che il caffè appartengono alla stessa famiglia
A rovinare la festa, tuttavia, ci pensano i comunisti danesi che, nella edizione del 29 gennaio 1937 del loro Arbejderbladet, organo del Partito Comunista danese, affermano in un articolo di critica al pamphlet di Friedrich Adler, “Il processo alle streghe di Mosca” che sì, l’Hotel Bristol non esisteva più, ma che di fronte alla stazione di Copenaghen sorge un grande caffè di nome Bristol che:
Pianta che dimostra il collegamento fra confetteria e hotel |
1) ha una grande insegna con il nome Bristol
2) ha l’ingresso proprio a fianco del Grand Hotel
3) c’è un collegamento interno con la hall dell’Hotel e sia l’hotel che il caffè appartengono alla stessa famiglia
Mettono pure una foto e una piantina…
A sciupare la fiaba ci si mette pure la rivista
Soviet Russia Today, edita a New York, che
nel marzo 1937 ripubblica la foto suddetta.
Naturalmente passa tutto sotto silenzio; inoltre Leon Trotskij, nel famoso affidavit (testimonianza giurata davanti a una commissione, in questo caso un giurin giurello fatto davanti ad amici...come se Pacciani davanti ai compagni di merende giurasse di non c’entrare nulla) reso alla Commissione Dewey, nega ogni cosa, tranne il viaggio a Copenaghen.
Naturalmente passa tutto sotto silenzio; inoltre Leon Trotskij, nel famoso affidavit (testimonianza giurata davanti a una commissione, in questo caso un giurin giurello fatto davanti ad amici...come se Pacciani davanti ai compagni di merende giurasse di non c’entrare nulla) reso alla Commissione Dewey, nega ogni cosa, tranne il viaggio a Copenaghen.
Qualche accenno a codesta Commissione Dewey: per allontanare definitivamente i sospetti di
qualsiasi coinvolgimento del "più grande rivoluzionario di tutti i
tempi" con i congiurati che volevano sovvertire il primo stato socialista
costruito nel mondo (ma allora i processi erano veri…), si decide di istituire
una commissione di inchiesta indipendente che esaminasse i fatti, con Trostkij
nelle vesti di imputato e tanto di avvocato difensore. Naturalmente una
buffonata visto che i partecipanti erano o suoi collaboratori o suoi simpatizzanti.
Venne anche invitato ad assistere ai lavori l’ambasciatore sovietico a Città
del Messico che naturalmente declinò l'invito, essendo una persona con
cognizione del senso del ridicolo.
Nelle testimonianze rese a questa Commissione ne
compaiono anche 2 platealmente false che negano ogni possibile confusione tra il Grand Hotel e la
caffetteria Bristol, quindi Eduard Solomonovich Gol’tsman mentiva... Tutto questo
viene ampiamente discusso e smontato dal recente lavoro di uno storico svedese,
Sven-Eric Holmström, New Evidence Concerning the “Hotel Bristol”
Question in the First Moscow Trial of 1936, che potrete scaricare da questo link
2) TELEGRAMMA DI TROTSKY
Il 18 giugno 1937, un sorprendente telegramma
giunge a Mosca. Provienente da Città del Messico ed indirizzato al Comitato
Centrale del Partito Comunista Sovietico, è firmato Lev Trotskij.
Questo il testo, in inglese, in quanto i
telegrammi internazionali dal Messico in quell'epoca erano in tale lingua:
POLICY IS LEADING TO COMPLETE COLLAPSE INTERNAL AS WELL
AS EXTERNAL STOP ONLY SALVATION IS RADICAL TURN TOWARD
SOVIET DEMOCRACY BEGINNING WITH OPEN REVIEW OF THE LAST
TRIALS STOP ALONG THIS ROAD I OFFER COMPLETE SUPPORT –
TROTSKY
La traduzione:
POLITICA STA CONDUCENDO SIA COLLASSO INTERNO CHE ESTERNO
STOP SOLA SALVEZZA E’ RADICALE RIVOLGIMENTO VERSO DEMOCRAZIA
SOVIETICA COMINCIANDO CON APRIRE REVISIONE DEGLI ULTIMI
PROCESSI STOP LUNGO QUESTA STRADA IO OFFRO COMPLETO SUPPORTO -
TROTSKY
Ha qualche significato?
Troskij era stato espulso dall’URSS nel 1929 e,
condannato in contumacia nei Processi, su di lui pendeva un mandato di arresto.
Come pensava seriamente di rientrare in URSS?
A meno che…
1) fosse impazzito
2) volesse far dispetto a Stalin
3) non solo fosse perfettamente al corrente della
cospirazione per il colpo di stato, ma sapeva che forse non tutto era ancora
stato svelato dai Processi e che c’era ancora qualche margine di manovra
Del resto si può definire il 1937 un anno
tremendo per l’URSS:
- in aprile Genrikh Yagoda, (Commissario Capo del NKVD fino al precedente settembre) e Avel’ Enukidze (come Yagoda membro del Comitato Centrale), e altri membri del Governo, cominciarono a confessare circa il loro importante ruolo nella cospirazione;
- a maggio vi è la rivolta interna in Spagna contro il governo repubblicano da parte degli anarchici del POUM e dei trotskisti in combutta con l’intelligence franchista e nazista;
- a giugno scoppia il caso del processo ai militari, nel quale è imputato Mikhail Tukachevsky e non solo: risulta che nel complotto sono coinvolti oltre a Yagoda anche Bucharin e Rykov e che, cosa vergognosa, erano in contatto con i servizi segreti tedeschi e giapponesi;
- Il 2 giugno Bucharin, dopo 3 mesi di silenzio totale, comincia a confessare. Lo stesso giorno anche Lev M. Karakhan, un prominente diplomatico ammette di far parte del complotto;
per il 23 giugno viene fissato il Plenum del
Comitato centrale e il 18 arriva lo strano telegramma citato sopra.
Traetene voi stessi le conclusioni…
E' DA TENERE PRESENTE CHE SIA TROTSKIJ SIA SUO
FIGLIO, LEON SEDOV, HANNO SEMPRE NEGATO OGNI CONTATTO CON GLI IMPUTATI DEI
PROCESSI
Altra interessante implicazione
La stragrande maggioranza degli “storici” (ci
sarebbe da aprire un bel dibattito su cosa sono in realtà questi storici), ha
sempre affermato che in realtà Stalin e i suoi collaboratori sapevano che in
realtà Trotskij non fosse implicato con lo spionaggio tedesco o quello
giapponese. Bene, allora come si spiega la seguente annotazione autografa sulla
traduzione del telegramma?
Stalin annota:
“Brutta spia” e “Sfacciata spia di Hitler”
Stalin annota:
“Brutta spia” e “Sfacciata spia di Hitler”
Quindi firma lui stesso e fa firmare a V.
Molotov, K. Voroshilov, A. Mikoian e A. Zhdanov
Originale del telegramma
Originale del telegramma
3) DICHIARAZIONE DEL MINISTRO DELLA GUERRA NIPPONICO GEN. HAJIME SUGIYAMA
Il generale Hajime Sugiyama nel febbraio del 1937, rivelò di essere in
contatti con oppositori dell'Urss che passavano informazioni riservate all'inteligence
giapponese (“Soviet Links Tokyo With ‘Trotskyism.’” New York Times March
2, 1937, p. 5). Naturalmente anche quest'ultimo giornale era sotto il controllo degli "stalinisti"...
4) TELEGRAMMA CRIPTATO DELL'AMBASCIATORE CECOSLOVACCO IN BERLINO
Nel 1987, negli archivi di stato della Cecoslovacchia, viene scoperto un telegramma in cui si informava il presidente Benes che Hitler era a conoscenza che generali di alto rango preparavano un colpo di stato in URSS. Questo documento trova riscontro negli archivi nazisti catturati dagli Alleati e resi pubblici a partire dal 1974.
5) IL COINVOLGIMENTO DI BUCHARIN
Una conferma della luciferina doppiezza di Bucharin viene dalla testimonianza di un suo amico personale: Jules Humbert Droz esponente di primo piano del Partito Comunista svizzero, nonché feroce antistalinista.
6)FALSA AFFERMAZIONE DI LEON SEDOV FIGLIO DI TROTSKIJ
Leon Sedov, nel suo " Libro rosso sui Processi di Mosca", afferma che il "Blocco della destra e dei Troskisti" non è mai esistito, che si trattò sempre di un'opposizione politica, alla luce del sole. Peccato che, tra le altre cose, esista negli archivi di Troskij, una lettera all'inchiostro simpatico scritta di suo pugno, lettera in cui attesta l'esistenza del citato Blocco e dei suoi contatti con i componenti. Lettera resa pubblica nel libro di Pierre Broué "Trotsky" - (Paris), Fayard, 1988. Del resto anche Pierre Broué era un acceso stalinista...(Per chi non capisse, è da intendersi in senso ironico: Pierre Broué era un acceso ANTIstalinista)
Chi fosse interessato ad approfondire può consultare questo breve saggio di Grover Furr a questo link.
4) TELEGRAMMA CRIPTATO DELL'AMBASCIATORE CECOSLOVACCO IN BERLINO
Nel 1987, negli archivi di stato della Cecoslovacchia, viene scoperto un telegramma in cui si informava il presidente Benes che Hitler era a conoscenza che generali di alto rango preparavano un colpo di stato in URSS. Questo documento trova riscontro negli archivi nazisti catturati dagli Alleati e resi pubblici a partire dal 1974.
5) IL COINVOLGIMENTO DI BUCHARIN
Una conferma della luciferina doppiezza di Bucharin viene dalla testimonianza di un suo amico personale: Jules Humbert Droz esponente di primo piano del Partito Comunista svizzero, nonché feroce antistalinista.
Nel suo libro di memorie "Mémoirs de Jules Humbert-Droz. De Lénine à Staline. Dix ans au service de l’internationale communiste 1921-1931" Neufchâtel: A la Baconnière, 1971, afferma testualmente a pag.370 e pag 380:
"Nous eûmes une longue et franche conversation. Il me mit au courant des contacts pris par son groupe avec la fraction Zinoviev-Kamenev pour coordonner la lute contre le pouvoir de Staline. Je ne lui cachai pas que je n’approuvrais pas cette liaison des oppositions: «La lute contre Staline n’est pas un programme politique. Nous avons combattu avec raison le programme des troskystes sur des problems essentiels, le danger des koulaks en Russie, la lute contre le front unique avec les social démocrates, les problems chinois, la perspective révolutionnaire très courte, etc. Au lendemain d’une victoire commune contre Staline, ces problems politiques nous diviseront. Ce bloc est un bloc sans principles, qui s’effritera meme avant d’aboutir.»La frase chiave è questa:" Boukharine me dit aussi qu’ils avaient decide d’utiliser la terreur individuelle pour se débarrasser de Staline" vale a dire: "BUCHARIN MI HA ANCHE DETTO CHE ESSI AVEVANO DECISO DI UTILIZZARE IL TERRORE INDIVIDUALE PER SBARAZZARSI DI STALIN".
Boukharine me dit aussi qu’ils avaient decide d’utiliser la terreur individuelle pour se débarrasser de Staline. Sur ce point aussi je fis d’expresses reserves: l’introduction de la terreur individuelle dans les lutes politiques nées de la Révolution russe risquait fort de se tourner contre ceux qui l’emploieraient. Elle n’a jamais été une arme révolutionnaire. «Mon opinion est que nous devons continuer la lute idéologique et politique contre Staline. Sa ligne conduira, dans un avenir proche, à une catastrophe qui ouvrira les yeux des communists et aboutira à un changement d’orientation. Le fascism menace l’Allemagne et notre parti de phraseurs sera incapable de lui resister. Devant la debacle du Parti communiste allemande et l’extension du fascism à la Pologne, à la France, l’Internationale devra change de politque. Ce moment-là sera notre heure. Il faut donc rester disciplines, appliquer les decisions sectaires après les avoir combtatues et s’opposer aux fautes et aux measures gauchistes, mais continue la lute sur le terrain strictement politique"
Questo nel 1929,9 anni prima del processo. Stalin stesso alla notizia del coinvolgimento di Bucharin rimase incredulo e raccomandò il massimo zelo nella condotta delle indagini al fine di esserne sicuri al 100%.
6)FALSA AFFERMAZIONE DI LEON SEDOV FIGLIO DI TROTSKIJ
Leon Sedov, nel suo " Libro rosso sui Processi di Mosca", afferma che il "Blocco della destra e dei Troskisti" non è mai esistito, che si trattò sempre di un'opposizione politica, alla luce del sole. Peccato che, tra le altre cose, esista negli archivi di Troskij, una lettera all'inchiostro simpatico scritta di suo pugno, lettera in cui attesta l'esistenza del citato Blocco e dei suoi contatti con i componenti. Lettera resa pubblica nel libro di Pierre Broué "Trotsky" - (Paris), Fayard, 1988. Del resto anche Pierre Broué era un acceso stalinista...(Per chi non capisse, è da intendersi in senso ironico: Pierre Broué era un acceso ANTIstalinista)
Chi fosse interessato ad approfondire può consultare questo breve saggio di Grover Furr a questo link.
Complimenti per questo articolo!
RispondiEliminaE' davvero ben fatto!
Saluti militanti.
Linea Rossa - Antifascismo e Resistenza
http://linearossa45.blogspot.it/