lunedì 26 dicembre 2016

Una persecuzione inventata dai figliocci di Goebbels: i musulmani in URSS negli anni ’30 e nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Il ruolo centrale di Rizaitdin Fakhretdinov e di Abdurrahman Rasulev.

REDAZIONE NOICOMUNISTI

DI LUCA BALDELLI 




La propaganda anticomunista ha sempre dipinto l'URSS, come un paese dove la religione era vietata e i credenti delle varie fedi perseguitati. Nulla di più falso, la libertà di culto era garantita dalla Costituzione, precisamente dall'articolo 124 che recita:
"allo scopo di assicurare ai cittadini la libertà di coscienza, la Chiesa nell’URSS è separata dallo Stato e la scuola dalla Chiesa. La libertà di praticare culti religiosi e la libertà di propaganda antireligiosa sono riconosciute a tutti i cittadini"

Vigeva una netta separazione fra Stato e fede religiosa; dall'articolo del compagno Baldelli: 
"Tutte le religioni, in Urss, erano assolutamente libere, godevano di piena agibilità per quanto concerneva proselitismo e culto, venivano poste, senza eccezione alcuna, su un piede di parità, contro ogni forma di discriminazione e privilegio. Ai credenti si chiedeva solo e soltanto di rispettare le leggi dello Stato, di servire la Patria fedelmente, di lavorare con integrità ed onestà alla realizzazione del bene comune. Principi giusti, sacrosanti, che nessuno può spacciare per “totalitari” o “dittatoriali”, se non dei dementi o delle persone in malafede cosciente"
Nell'articolo che potete leggere in formato PDF, vengono esaminati i reali rapporti tra governo sovietico e l'Islam.

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