REDAZIONE NOICOMUNISTI
A cura di Davide Spagnoli
Mosca, 25 febbraio 1956, XX Contresso del PCUS:
“Compagni! Il rapporto del Comitato Centrale del Partito al XX Congresso, come pure un certo numero di discorsi pronunciati dai delegati al congresso e alle riunioni plenarie del Comitato centrale del Partito comunista dell'Unione Sovietica, hanno affrontato con molta ampiezza questo tema; il culto della personalità e le sue dannose conseguenze”.
Dopo la morte di Stalin il Comitato Centrale del Partito aveva già dato inizio a una politica tendente a spiegare brevemente, ma con chiarezza, che era intollerabile ed estraneo allo spirito del marxismo-leninismo esaltare una persona e farne un superuomo fornito di qualità soprannaturali a somiglianza di un dio. Un tale uomo è ritenuto in grado di saper tutto, veder tutto, pensare per tutti, fare tutto ed essere infallibile.
Una credenza di tal genere per un uomo e precisamente per Stalin, l'abbiamo coltivata fra di noi per lunghi anni."
Con queste parole, pronunciate nel più glaciale silenzio di un gremito auditorio, comincia un discorso dalle conseguenze devastanti: è l'avvio alla distruzione del più grande, più potente stato socialista del mondo.
Inauguriamo una serie di articoli incentrati sul libro di memorie di Kruscev, edito in italia da Sugar, nel lontano 1980 (Nikita S. Kruscev, Kruscev ricorda, Introduzione e note a cura di Edward Cranshaw, 1970, Milano, Sugar Editore).
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