giovedì 2 gennaio 2020

Il miracolo irlandese

Di Luca Baldelli


Le sirene neoliberiste hanno cantato, per due decenni abbondanti, le magnifiche sorti e progressive del liberismo in salsa celtica dell’Irlanda. Un laissez faire quasi assoluto, che negli anni ’90 ha generato un aumento vertiginosi dei prezzi degli immobili residenziali (un appartamento veniva a costare, in quegli anni, e per tutti i primi anni 2000, l’equivalente di 3/400.000 euro). Dopo la sbornia speculativa e smithiana, la realtà della dinamica economica, in assenza di qualsiasi ruolo di razionale di programmazione da parte dello Stato, si è incaricata, anche lassù, di svelare come sotto al vestito non ci fosse nulla, se non ottimismo mal riposto e fiducia sconsiderata nella fantomatica “mano invisibile”, un arto in realtà molto evidente nel suo dare a chi aveva già è nel suo togliere a chi già aveva poco.
L’economia irlandese, drogata dalle perversioni di Smith, Friedman e compagnia, è collassata su se stessa, lasciando sul terreno, come sempre, morti e feriti tra i ceti subalterni, che mai avevano beneficiato di alcun miracolo, e tra la classe media che si era illusa di poter raggiungere il livello economico dei grandi percettori di reddito, per l’antico suo vizio di avere la puzza al naso nei riguardi dei proletari e degli operai e di orientarsi sempre verso chi intende distruggerla per concentrare ricchezza. Il primo frutto di questo collasso è stato proprio il crollo del mercato immobiliare, crollo del quale però lo Stato, fedele fino all’ultimo, nella.maniera più demenziale possibile, ai principi che avevano generato la catastrofe, non ha approfittato per ricalibrare scelte di azione e per affermare un ruolo non solo auspicabile, ma NECESSARIO, di pianificazione. Al contrario, lo Stato ha acquisito intere aree edificabili da istituti di credito ed attività economiche minati dalle insolvenze e dalle spericolate contorsioni speculative del “ventennio d’oro” e…cosa ha fatto? Non vi ha costruito o non vi ha agevolato l’edificazione di case popolari che avrebbero dato una risposta, la sola efficace e risolutiva, ai tanti senzatetto generati dagli anni del “boom” e dai contraccolpi successivi, ma ha rivenduto le aree ad agenzie orientate verso la costruzione di appartamenti e dimore di lusso, a beneficio dei soli ricchi, dei percettori parassitari o meno di alti redditi, ovvero di coloro i quali proprio non avevano bisogno di INTERVENTI STATALI. 
Risultato? I senzatetto sono aumentati a dismisura e si è arrivati al paradosso per il quale i poveri si stipano in camere d’albergo ed i ricchi acquistano appartamenti edificati, col concorso primario dello Stato, sui terreni dove, per logica, etica e pure convenienza a lungo termine, sarebbero dovuti nascere appartamenti per i poveri, i proletari e per il ceto medio impoverito, proletarizzato dai ricchi. Si dimostra dunque, ancora una volta, che non è vero che il liberismo non tollera alcun tipo di azione da parte dello Stato: esso, al contrario, non può fare a meno di un ruolo completamente “alla rovescia” dello Stato e dei pubblici poteri, assenti nella programmazione a beneficio della collettivita’ ma sempre presenti quando si tratta di redistribuire benefici a chi già ne ha tanti, arricchendo i facoltosi ed impoverendo ulteriormente lavoratori e ceto medio piccolo-borghese.  
Oggi vi sono almeno 50.000 senza tetto e quasi 100.000 famiglie in lista per una casa popolare o per una soluzione minima e necessitata di aiuto sociale in campo locativo. In questi giorni, si parla di ripartenza dell’economia irlandese, ma siamo alle solite, ed anzi emergerà in maniera ancora più evidente il danno prodotto dal neoliberismo: i prezzi delle case, fino ad ora scesi, ma,.come abbiamo visto, non al punto da renderli abbordabili da chi è a reddito fisso o si situa nei ranghi del ceto medio-basso anche con un lavoro autonomo, torneranno a salire ed allora ai senzatetto presenti se ne aggiungeranno altri ancora, visto il prevedibile ed anzi logicamente consequenziale balzo verso l’alto dei canoni di affitto e dei tassi dei mutui (questa tendenza è già visibile). E così la demenza del capitalismo è ancora una volta oscenamente evidente a chi la vuol vedere: i poveri negli alberghi a cinque stelle, in dieci per camera, oppure pigiati in condomini falangisti; i ricchi, invece, al caldo e ben protetti con tre, quattro, cinque case a testa. Aggiungiamoci che la “ripresa” che si dice in corso sta avvenendo per il traino delle esportazioni da parte delle multinazionali, presenti in Irlanda per via del regime fiscale ultrapermissivo e leggero, voluto dai governanti (a spese dei servizi sociali e dei lavoratori) e la frittata è fatta: un’economia eterodiretta ed uno Stato volutamente privatosi dei minimi strumenti di controllo ed allocazione delle risorse, genererà nuove crisi, nuovi crolli, sempre pagati dai poveri…a meno che…non venga una Rivoluzione… Ma questa è un’altra storia.
La mano invisibile del mercato

Nessun commento:

Posta un commento