REDAZIONE NOICOMUNISTI
DI LUCA BALDELLI
Recentemente, la morte di Re Michele di Romania ha rappresentato l’occasione, per vari commentatori, analisti, gente comune presente nella tribù dei social, per trarre un bilancio sulla storia della monarchia rumena, sul suo ruolo in quel tormentato, passionale, tragico secolo che è stato il ‘900. Si sono lette e sentite dichiarazioni di un manicheismo allucinante, tanto da una parte quanto dall’altra, accanto a considerazioni di buonsenso, equilibrate, argomentate e storicamente fondate. I tentativi di rappresentare il ruolo della Casata reale rumena con tinte tutte fosche o tutte rosee, hanno soltanto coperto di ridicolo chi discetta di storia e, a malapena, riesce a star dietro alla cronaca e chi, pur avendo qualche competenza e conoscenza, le mette al servizio non dell’obiettività dell’analisi, ma di uno spirito di fazione assolutamente settario, dogmatico, chiuso come una monade ad ogni apporto esterno, incapace di comprendere i salti dialettici presenti nel tessuto della storia. Non è una sorpresa notare che, in tutto questo florilegio di tifoserie, rumene e non, con poche, lodevolissime eccezioni, non si è sentita nemmeno mezza riflessione sul ruolo dei comunisti nella storia della Romania e, in particolare, nella sollevazione antifascista del 1944, epopea rispetto alla quale Re Michele e la Casata reale non furono certamente spettatori occasionali e disattenti. E’ su questo avvenimento che vogliamo incentrare dunque l’attenzione, per comprendere fino in fondo le dinamiche che interessarono il governo, la società, la monarchia nel dispiegarsi della lotta per il riscatto nazionale.
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