Il miracolo irlandese
Di Luca Baldelli
Le sirene neoliberiste hanno cantato, per due decenni abbondanti, le magnifiche sorti e progressive del liberismo in salsa celtica dell’Irlanda. Un laissez faire quasi assoluto, che negli anni ’90 ha generato un aumento vertiginosi dei prezzi degli immobili residenziali (un appartamento veniva a costare, in quegli anni, e per tutti i primi anni 2000, l’equivalente di 3/400.000 euro). Dopo la sbornia speculativa e smithiana, la realtà della dinamica economica, in assenza di qualsiasi ruolo di razionale di programmazione da parte dello Stato, si è incaricata, anche lassù, di svelare come sotto al vestito non ci fosse nulla, se non ottimismo mal riposto e fiducia sconsiderata nella fantomatica “mano invisibile”, un arto in realtà molto evidente nel suo dare a chi aveva già è nel suo togliere a chi già aveva poco.
L’economia
irlandese, drogata dalle perversioni di Smith, Friedman e compagnia, è
collassata su se stessa, lasciando sul terreno, come sempre, morti e
feriti tra i ceti subalterni, che mai avevano beneficiato di alcun
miracolo, e tra la classe media che si era illusa di poter raggiungere
il livello economico dei grandi percettori di reddito, per l’antico suo
vizio di avere la puzza al naso nei riguardi dei proletari e degli
operai e di orientarsi sempre verso chi intende distruggerla per
concentrare ricchezza. Il primo frutto di questo collasso è stato
proprio il crollo del mercato immobiliare, crollo del quale però lo
Stato, fedele fino all’ultimo, nella.maniera più demenziale possibile,
ai principi che avevano generato la catastrofe, non ha approfittato per
ricalibrare scelte di azione e per affermare un ruolo non solo
auspicabile, ma NECESSARIO, di pianificazione. Al contrario, lo Stato ha
acquisito intere aree edificabili da istituti di credito ed attività
economiche minati dalle insolvenze e dalle spericolate contorsioni
speculative del “ventennio d’oro” e…cosa ha fatto? Non vi ha costruito o
non vi ha agevolato l’edificazione di case popolari che avrebbero dato
una risposta, la sola efficace e risolutiva, ai tanti senzatetto
generati dagli anni del “boom” e dai contraccolpi successivi, ma ha
rivenduto le aree ad agenzie orientate verso la costruzione di
appartamenti e dimore di lusso, a beneficio dei soli ricchi, dei
percettori parassitari o meno di alti redditi, ovvero di coloro i quali
proprio non avevano bisogno di INTERVENTI STATALI.
Risultato?
I senzatetto sono aumentati a dismisura e si è arrivati al paradosso
per il quale i poveri si stipano in camere d’albergo ed i ricchi
acquistano appartamenti edificati, col concorso primario dello Stato,
sui terreni dove, per logica, etica e pure convenienza a lungo termine,
sarebbero dovuti nascere appartamenti per i poveri, i proletari e per il
ceto medio impoverito, proletarizzato dai ricchi. Si dimostra dunque,
ancora una volta, che non è vero che il liberismo non tollera alcun tipo
di azione da parte dello Stato: esso, al contrario, non può fare a meno
di un ruolo completamente “alla rovescia” dello Stato e dei pubblici
poteri, assenti nella programmazione a beneficio della collettivita’ ma
sempre presenti quando si tratta di redistribuire benefici a chi già ne
ha tanti, arricchendo i facoltosi ed impoverendo ulteriormente
lavoratori e ceto medio piccolo-borghese.
Oggi
vi sono almeno 50.000 senza tetto e quasi 100.000 famiglie in lista per
una casa popolare o per una soluzione minima e necessitata di aiuto
sociale in campo locativo. In questi giorni, si parla di ripartenza
dell’economia irlandese, ma siamo alle solite, ed anzi emergerà in
maniera ancora più evidente il danno prodotto dal neoliberismo: i prezzi
delle case, fino ad ora scesi, ma,.come abbiamo visto, non al punto da
renderli abbordabili da chi è a reddito fisso o si situa nei ranghi del
ceto medio-basso anche con un lavoro autonomo, torneranno a salire ed
allora ai senzatetto presenti se ne aggiungeranno altri ancora, visto il
prevedibile ed anzi logicamente consequenziale balzo verso l’alto dei
canoni di affitto e dei tassi dei mutui (questa tendenza è già
visibile). E così la demenza del capitalismo è ancora una volta
oscenamente evidente a chi la vuol vedere: i poveri negli alberghi a
cinque stelle, in dieci per camera, oppure pigiati in condomini
falangisti; i ricchi, invece, al caldo e ben protetti con tre, quattro,
cinque case a testa. Aggiungiamoci che la “ripresa” che si dice in corso
sta avvenendo per il traino delle esportazioni da parte delle
multinazionali, presenti in Irlanda per via del regime fiscale
ultrapermissivo e leggero, voluto dai governanti (a spese dei servizi
sociali e dei lavoratori) e la frittata è fatta: un’economia
eterodiretta ed uno Stato volutamente privatosi dei minimi strumenti di
controllo ed allocazione delle risorse, genererà nuove crisi, nuovi
crolli, sempre pagati dai poveri…a meno che…non venga una Rivoluzione…
Ma questa è un’altra storia.
La mano invisibile del mercato |
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